Un fulmine a ciel sereno, o forse no. Gianmarco Pozzecco non è più l’allenatore della Pallacanestro Varese: la decisione ieri, ufficializzata da un comunicato ufficiale della società seguito a ruota da una nota nella quale si annuncia Attilio Caja come nuovo tecnico. Caja, 53 anni, ha tanta esperienza: ha allenato Roma, Pesaro e Milano tra le altre, ha vinto una Supercoppa Italiana ed è stato nominato miglior allenatore del campionato (sempre nella capitale). E’ stato considerato l’uomo giusto per far rinascere una squadra che naviga in pessime acque, con 6 vittorie e 13 sconfitte e una striscia di 7 perse nelle ultime 8. Ci scuserà però il tecnico pavese se parliamo innanzitutto di Pozzecco: il suo ritorno a Varese la scorsa estate aveva infiammato il cuore dei tifosi; lui, grande eroe dello scudetto della stella nel 1999, mai dimenticato e sempre amato. Forse, il problema sta proprio qui. Lo si era detto a bocce ferme: il vantaggio del Poz sarà quello di avere il pubblico dalla sua parte, di conoscere l’ambiente e di essere in perfetta simbiosi con il palazzetto e la città. Questo però potrebbe essere anche il grande limite: il fatto che la gente e l’ambiente gli perdoneranno tutto. Così è stato, almeno pare. Le voci di corridoio raccontano di uno spogliatoio logoro, con un rapporto che non si è mai consolidato; già tempo addietro Pozzecco aveva maturato la decisione di allontanarsi, o quantomeno l’aveva ventilata dopo la sconfitta casalinga contro Pistoia. Il vaso di Pandora si è aperto contro Venezia; al PalaWhirlpool è comparso uno striscione che invocava le dimissioni di Simone Giofré (direttore sportivo) e Cecco Vescovi (general manager) accompagnato da cori decisamente poco gentili nei confronti della moglie di quest’ultimo, peraltro altra grande bandiera della squadra. Vescovi è andato nell’ufficio del presidente Coppa e ha rassegnato le dimissioni; questa volta irrevocabili. Pozzecco lo ha seguito di qualche giorno – pare – dopo aver assistito alla sconfitta in amichevole e averla presa malissimo. Forse chiedeva una figura forte e autoritaria al suo fianco, forse si era rotto qualcosa con lo stesso Vescovi a livello di scelte di mercato; fatto sta che a inizio stagione il Poz si era presentato dicendo “non arriverò mai al punto di farmi esonerare; me ne andrei io se capissi di essere un freno per la squadra”. Ha mantenuto la parola, e ha fatto quello che aveva in mente pochi mesi fa: rimanere in società, sia pure con altri compiti. Oggi comunque dovrebbe esserci una conferenza stampa nella quale saranno spiegati i motivi dell’addio.
(Claudio Franceschini)