“Pensavo che San Antonio avesse insegnato ai Clippers come sopravvivere a una dura gara-7. Mi sbagliavo”. Parole e musica di Magic Johnson che, da buon “Laker”, non perde occasione di stuzzicare i rivali cittadini (anche perchè di questi tempi sul campo è magra); parole che riassumono bene il fatto che il basket NBA è pronto a vivere il terzo turno dei playoff, vale a dire le finali di Conference. Gli Houston Rockets fanno fuori i Los Angeles Clippers: stavolta gara-7 dice male ai Velieri che, ancora sotto shock per la rimonta subita nella partita precedente, perdono un’altra grande occasione di raggiungere la Finale e si fanno eliminare da James Harden e Dwight Howard, e una squadra che fa una fatica tremenda a difendere ma quando può correre e liberare il tiro degli esterni fa paura.
La numero 1 contro la numero 2 da una parte, la numero 1 contro la numero 2 dall’altra: basterebbe questo a dirci tutto, e invece si può anche parlare di Steph Curry contro James Harden (l’MVP di regular season e il suo principale sfidante), di LeBron James versione “uno contro tutti” (o quasi) di fronte a un manipolo di giocatori senza superstar ma con attributi e gioco corale. E di altro ancora. Tradotto: Golden State Warriors-Houston Rockets nella Western Conference, Atlanta Hawks-Cleveland Cavaliers nella Eastern Conference. I Cavs non hanno mai vinto il titolo, le altre lo hanno fatto una vita fa (Atlanta nel 1958, Golden State nel 1975 per l’ultima volta, Houston nel 1995 in back to back); nessuna delle quattro franchigie che lo scorso anno avevano raggiunto le Finali di Conference sono arrivate allo stesso punto. Le squadre “tradizionali” delgli ultimi anni si sono fermate prima; Boston e i Lakers ricostruiscono, gli Spurs campioni in carica sono incespicati su gara-7 contro i Clippers, Miami senza The Chosen One non è nemmeno arrivata ai playoff. E allora vedremo una squadra che ha vinto 67 partite in regular season e che nei playoff ha avuto solo un momento di défaillance, quando ha rischiato di andare sotto 3-1 contro i Memphis Grizzlies; vedremo i Golden State Warriors, grande organizzazione difensiva e uno Steph Curry alla totale maturazione, contro una Houston partita forse sottotono ma arrivata in alto spinta non solo dal Barba ma anche da una serie di giocatori chiave come Dwight Howard, come Trevor Ariza e come Terrence Jones. E poi vedremo LeBron James e i Cleveland Cavaliers orfani di Kevin Love provare a fare quello che non riuscì nemmeno agli Heat, vincere il titolo alla prima occasione con il nuovo gruppo; ma li vedremo contro una Atlanta che non ha nulla da perdere, gioca benissimo ed è sopravvissuta alla Washington “ammazza-grandi” (anche se l’infortunio di John Wall ha contato parecchio). Come andrà a finire non sappiamo: volendo azzardare diremmo una finale Golden State-Cleveland, ma davvero i pronostici sono apertissimi. L’unica certezza è che si parte nella notte italiana tra mercoledì e giovedì: ore 2.30, gara-1 Atlanta-Cleveland. La notte seguente (ore 3) tocca a Golden State-Houston: state svegli, ne vale (seriamente) la pena.
(Claudio Franceschini)