Con la vittoria in gara-5 delle Nba Finals, i Golden State Warriors si portano sul 3-2 nella serie e ad una sola vittoria dalla conquista dell’anello. Nella formazione californiana in grande evidenza Stephen Curry con 37 punti, ma dall’altra parte per i Cleveland Cavaliers si registra ancora un grandissimo LeBron James che realizza una tripla doppia da 40 punti, 11 assist e 14 rimbalzi, la sesta della sua carriera in una partita che vale per le finali NBA, Pur con soli 14 punti all’attivo, grande gara anche per Andre Igoudala, che lavora molto bene in difesa, Nel complesso i Warriors tengono i Cavaliers a solo il 40% dal campo ed è questa una delle chiavi della vittoria in un match che è stato altamente spettacolare. E



D ora tra soli due giorni gara-6, in programma a Cleveland potrebbe già essere decisiva, oppure si tornerà alla Oracle Arena per gara 7, di una serie veramente entusiasmante, che ha visto finora un successo per parte in campo esterno. Dopo aver concluso in parità il primo quarto sul 22 – 22, la formazione di Steve Kerr si è aggiudicata i tre restanti parziali, con lo strappo decisivo nell’ultimo quarto chiuso sul + 7, per un totale di 13 punti di vantaggio alla sirena finale. David Blatt ha dovuto fare i conti ancora una volta con la panchina più corta rispetto al coach avversario ed ha dovuto tenere in campo il suo leader per quasi 45 minuti sui 48 di gioco, che James ha chiuso con il 44,1% al tiro, grazie soprattutto alla difesa dei californiani. Doppia cifra come punti segnati anche per Tristan Thompson, Iman Shumpert e JR Smith. In questa gara il play australiano dei Cavaliers, Matt Dellavedova, non ha invece continuato la serie delle sue eccellenti prestazioni che aveva sciorinato nelle gare precedenti, da quando è stato chiamato a sostituire l’infortunato Kirye Irving. Dalla parte opposta cinque i giocatori in doppia cifra, perché ai 37 punti messi a segno dall’mvp della stagione regolare si sono aggiunti quelli di Igoudala, Draymond Green, Klay Thompson e Leandro Barbosa, che uscendo dalla panchina ha contribuito con 13 punti, ma soprattutto ha realizzato con l’80% dal campo. Golden State ha vinto anche l’importante battaglia al rimbalzo, pur giocando per larghi tratti della gara con il quintetto “piccolo” come aveva fatto in gara 4 a Cleveland, rinunciando al suo pivot, l’australiano Andrew Bogut, che non ha visto il parquet a conferma di quanto in questa serie non sia un fattore, mentre l’altro lungo di ruolo, David Lee, è stato schierato da Kerr solo per 9 minuti. Il coach di Golden State ha dunque continuato ad applicare quanto fatto in gara-4, quando aveva sbancato Cleveland e pareggiato la serie, ottenendo lo stesso risultato positivo con il quintetto piccolo nel quale Draymond Green ha iniziato da numero 5. Gara 5 era molto più importante per i campioni della Western Conference, in quanto una nuova sconfitta casalinga avrebbe forse del tutto compromesso la possibilità di riportare, 40 anni dopo, il titolo sulla baia.



Che il match fosse molto delicato si vede si dalla sua apertura con le due formazioni che preferiscono affrontarsi su ritmi bassi, segno che le fatiche delle prime 4 gara e di una stagione lunghissima si fanno sentire; da questo arrivano anche i molti palloni persi da entrambe le squadre nelle prime fasi di gioco. Per vedere i primi punti a tabellone agli spettatori della Oracle Arena occorre attendere 3 minuti, poi prende in mano la situazione Green che mette 10 punti infiammandosi; dall’altra parte, oltre al solito “King” James, c’è però un J.R.Smith molto concreto, e Cleveland non si lascia staccare chiudendo in parità il primo quarto. Con questa coppia sugli scudi, Cleveland inizia il secondo quarto cercando la fuga, ma a frenarla ci pensa Curry che mette subito due conclusioni pesanti delle sue, e carica i suoi compagni tenendoli dentro la partita. Da questa fiducia Golden State ottiene il primo vantaggio del secondo periodo ed all’intervallo riesce a chiudere avanti seppure di un solo punticino. Quando le due squadre fanno ritorno sul parquet sembra di essere tornati all’inizio della gara con i ritmi di nuovo lenti, ed i due quintetti in campo che si scambiano vantaggi minimi; in effetti nessuna delle due contendenti sembra essere in grado di piazzare l’allungo decisivo, poi sono i Warriors nel finale di quarto a prendere un piccolo vantaggio, anche se Cleveland non molla certamente la presa. Come ci si aspettava la decisione arriverà nell’ultimo quarto, ed al proscenio non possono che salire loro, Stephen Curry per i padroni di casa e LeBron James per gli ospiti. I due sembrano giocare una partita a scacchi, e si rispondono colpo su colpo vicendevolmente; nella prima metà del quarto si assiste ad un grande spettacolo, nel quale i Warriors trovano la possibilità di allungare il loro vantaggio che, quando mancano solo 3 minuti alla sirena finale, raggiunge per la prima volta la doppia cifra. La scelta di David Blatt è allora quella di mandare Igoudala in lunetta per sfruttare la scarsa vena dalla linea dei liberi del giocatore ex Philadelphia e Denver, ma nello stesso tempo Cleveland è “alla frutta” per quanto riguarda le energie a disposizione e Golden State può portare a termine vittoriosamente la gara. Ora si torna a Cleveland e c’è da attendersi una grande reazione di orgoglio da parte dei Cavaliers e soprattutto di James che non vorrà assistere alla vittoria di Curry e compagni sul suo parquet di casa. Molti opinionisti e commentatori NBA ed anche ex campioni del calibro di Magic Johnson hanno previsto quindi una avvincente gara-7 per assegnare l’anello di questa stagione. Ed alla fine potrebbe anche accadere, cosa molto rara nella NBA, che la vittoria del titolo di MVP delle finals, vada a premiare un giocatore della squadra che non ha vinto il titolo.