Il draft 2015 del basket NBA è alle porte: nella notte tra giovedì e venerdì, alla una italiana, presso il Barclays Center di Brooklyn, il commissioner della Lega Adam Silver pronuncerà i nomi dei giocatori che, in uscita dai college o in arrivo dai vari campionati del mondo, entreranno a far parte del basket professionistico americano. Il meccanismo è chiaro: le peggiori cinque squadre della Lega, secondo il record della regular season 2014-2015, entravano in una “lotteria” per stabilire le prime cinque scelte. La peggiore aveva il maggior numero di possibilità di avere la prima, e così via; le altre vanno a scalare per il rendimento stagionale. Un sistema – prevede anche lo scambio di scelte, o l’acquisizione di un giocatore per una o più scelte – che è un fondamento degli sport americani e che permette, almeno sulla carta, a tutte le squadre, a rotazione, di avere un ciclo vincente o comunque positivo; un sistema che insieme ad altri capisaldi (per esempio il salary cap) garantisce un’alternanza al vertice della Lega. Ad ogni modo le prime cinque scelte sono le seguenti: con la 1 i Minnesota Timberwolves, con la 2 i Los Angeles Lakers, con la 3 i Philadelphia 76ers, con la 4 i New York Knicks, con la 5 gli Orlando Magic.
Alle prime due posizioni le varie previsioni dicono da mesi che non dovrebbero esserci discussioni: Karl-Anthony Towns e Jahlil Okafor, con i Lakers che dovrebbero pescare quello che Minnesota lascerà disponibile. Sono due centri diversi: Okafor ha un gioco credibile fronte a canestro e ha chiuso la stagione a Duke con il titolo NCAA, 17.3 punti e 8.6 rimbalzi. E’ un freshman, cioè ha giocato un solo anno al college (ormai quasi una prassi); lo è anche Karl-Anthony Towns, che giocava nella Kentucky arrivata imbattuta alle Final Four ma sconfitta a sorpresa da Wisconsin. Anche lui un centro, con cifre minori (10.3 punti e 6.7 rimbalzi) ma considerato uomo che può dominare nel pitturato. Si dice che Flip Saunders, coach dei T-Wolves, preferisca Okafor che lo ha colpito maggiormente nei workout effettuati; ma si dice anche che alla fine verrà scelto Towns, che ha un profilo più utile al team. Così i Lakers dovrebbero virare su Okafor; che è stato numero 1 nelle previsioni fino a poco tempo fa, ma non ha entusiasmato alle Final Four e si trascina qualche dubbio sull’impatto a lungo termine che potrebbe avere. Lasciarlo disponibile per altre squadre è difficile, e i Lakers sognano una coppia di lunghi Okafor-Julius Randle (settima scelta lo scorso anno: alla prima partita si è fratturato la tibia) che potrebbe dominare per tanti anni (e nel basket odierno avere lunghi che occupano l’area può rivelarsi decisivo). Tuttavia quella che inizierà in autunno dovrebbe essere l’ultima stagione di Kobe Bryant: Los Angeles deve decidere se iniziare subito la ricostruzione “sprecando” l’ultima possibilità del Black Mamba oppure se concedergli un ultimo giro di giostra, rendendo subito i Lakers una contender ma oscurando il futuro. Da vedere: vincesse l’ipotesi di correre per l’anello, il GM Mitch Kupchak proverà a piazzare la sua seconda scelta, appetibilissima, per un giocatore – o più giocatori – che sia pronto subito a far decollare la franchigia.
Detto delle prime due scelte, attenzione: ci sono almeno due nomi che, dati con la 3 e la 4, potrebbero fare il colpaccio e posizionarsi appena dietro la prima chiamata. Uno è D’Angelo Russell, guardia da Ohio State che ricorda James Harden per il modo di giocare e l’impatto che può avere sull’attacco di una squadra. Philadelphia lo chiamerà se sarà disponibile, con la speranza che non si riveli un buco nell’acqua come Joel Embiid (almeno finora) e Nerlens Noel, per il quale è stato ceduto Jrue Holiday. L’altro è Kristaps Porzingis: segnatevi questo nome, è un’ala lettone del ’95 in uscita da Siviglia. Ricorda Dirk Nowitzki, almeno questo è il paragone che va per la maggiore dall’altra parte dell’oceano, e nei workout ha impressionato tutti: addirittura potrebbe scavalcare Justise Winslow (ala piccola da Duke) e lo stesso Russell nel draft perchè tutti hanno ben presente quello che Wunderdirk è diventato nei suoi anni di militanza a Dallas. Gli altri nomi che finiranno in alto sono quelli di Emmanuel Mudiay, playmaker che ha giocato nel campionato cinese con 18 punti, 6 rimbalzi e 6 assist di media, e di Mario Hezonja che abbiamo visto protagonista nel Barcellona, utilissimo per chi non abbia troppa fretta e sappia lavorare sui margini di miglioramento, che sono enormi. Ci sono poi Frank Kaminsky, lungo con gioco perimetrale che ha guidato Winsconsin alla finale NCAA ed è salito tantissimo nelle previsioni, Willie Cauley-Stein che è gran centro difensivo ma ha accusato una frattura da stress che potrebbe costargli qualche posizione, e l’MVP della Final Four Tyus Jones, playmaker che viene dato intorno alla ventesima posizione ma non ci stupiremmo di trovare più in alto. In previsione secondo giro spunta anche il nome di Awudu Abass, ala cresciuta a Cantù con cui quest’anno è stato protagonista: per lui 9 punti di media in 23,6 minuti di utilizzo nella serie playoff contro la Reyer Venezia.
(Claudio Franceschini)