Il ritorno di Carlo Recalcati a Cantù è uno dei grandi temi in questo scorcio di stagione di basket: tre partite e tre vittorie per il nuovo coach, con affermazioni contro Reggio Emilia, Caserta (in trasferta) e Brindisi, e una salvezza che appare sempre più probabile per una Red October che aveva iniziato davvero male il suo campionato. Soprattutto, il ritorno di Recalcati a Cantù è una grande suggestione: 23 anni da protagonista, prima da giocatore dal 1962 al 1979 con dieci anni da capitano: due scudetti, tre Coppe Korac, tre Coppe delle Coppe, una Coppa Intercontinentale in bacheca. Poi da allenatore tra il 1984 e il 1990, raggiungendo una finale di Coppa Korac (nel 1989). Carlo Recalcati ha il contratto in scadenza nel 2018: visti gli investimenti della nuova proprietà è lecito pensare a un progetto su medio-lungo termine che abbia in Charlie, che in Italia ha vinto tre scudetti con tre squadre diverse, il suo leader dalla panchina, così da rivedere una società storica come Cantù tornare ai vertici del basket italiano. Intanto IlSussidiario.net ha avuto il piacere di una chiacchierata esclusiva nella quale Recalcati ha spiegato i motivi che l’hanno spinto a tornare in Brianza e ha dettato i primi obiettivi del suo lavoro.
Qual è stato il motivo che l’ha spinta a tornare a Cantù? Sono cambiate un po’ le situazioni, sono venute fuori cose nuove e questo mi ha spinto a tornare. Finalmente sono stati fatti programmi importanti che non riguardano una sola stagione, sicuramente un aspetto importante per una piazza come quella di Cantù.
Intanto un grande avvio: tre partite e tre vittorie… Diciamo che sono stati i giocatori a interpretare bene le partite, io ho solo cercato di preparare gli incontri nel migliore dei modi. Sono arrivato in corsa, con poco tempo per lavorare: all’esordio contro Reggio Emilia non potevo certo snaturare il modo di giocare dei ragazzi.
Ha firmato un contratto fino al 2018: inevitabile chiederle quali possano essere gli obiettivi… Gli obiettivi dovranno essere quelli di costruire un programma e un progetto serio; come dicevo prima è importante guardare oltre la singola stagione e mettere a punto un piano sul medio-lungo periodo.
Per lei è la squadra del cuore: lavorare a Cantù ha una valenza doppia? E’ normale, sono stato a Cantù per 23 anni: è assolutamente la mia squadra del cuore, la squadra che mi lanciato. Ho vinto tantissimo da giocatore e ne sono stato allenatore, poi però l’ho affrontata da avversario per 27 anni. Riassumendo potrei dire che quello che conta è il presente: il passato va lasciato alle spalle.
Che squadra le hanno lasciato i suoi predecessori? Ritengo Kurtinaitis un grande allenatore: è un tecnico da Eurolega, abituato a lavorare con squadre dal roster profondo e pochi allenamenti tra una partita e l’altra. Arrivato a Cantù si è dovuto adattare e sperimentare una nuova metodologia con una rosa più ristretta; questo ha certamente influito.
Per quanto riguarda Bolshakov? Non è mai semplice arrivare a stagione in corso e doversi confrontare con giocatori nuovi…
La squadra può aver risentito quindi di tutti questi cambiamenti? E’ normale, i giocatori devono adattarsi alle varie metodologie e ai vari schemi di gioco: non sono dei robot, ma ho notato con piacere la loro disponibilità nell’assimilare nuovi concetti.
Su cosa punta Recalcati per la nuova avventura? Difesa e preparazione fisica: la prima non può esistere senza la seconda. Di sicuro non voglio stravolgere tutto quello che i ragazzi hanno imparato in precedenza, non ci sarebbe nemmeno il tempo per farlo.
Cercherà anche di lanciare qualche giovane del vivaio? Non in questo momento, anche se proverò senz’altro a utilizzare qualche giocatore che ha visto meno il campo, giocatori come Quaglia e Parrillo. Va detto che nessun allenatore parte con l’idea di non far giocare qualcuno… si creano situazioni che influiscono sul minutaggio.
Con tre vittorie nelle prime tre partite Cantù può puntare anche ai playoff? In questa stagione il nostro solo obiettivo è la salvezza: pensiamo a raggiungere il traguardo il prima possibile, i playoff non li guardiamo nemmeno.
Quali sono i giocatori a cui chiederà di più in questo scorcio di campionato? Punterò su tutti, sul gruppo: è sempre la squadra nel suo insieme a decidere le partite.
Come ha ritrovato i tifosi di Cantù? Qual è stata l’accoglienza? C’è molta sintonia con i tifosi di Cantù, nonostante tutti gli anni da avversario sono ancora di casa: i tifosi mi vogliono veramente bene.
E il rapporto con la dirigenza russa di Dmitry Gerasimenko? Abbiamo iniziato bene, hanno avuto fiducia in me e per questo mi hanno voluto. Ci siamo visti qualche volta, mi hanno proposto di allenare la squadra e non ho avuto problemi ad accettare.
E’ un problema non giocare le partite casalinghe al Pianella? Sicuramente non è il massimo, ma la situazione è questa e non possiamo cambiarla: dovremo adattarci come stiamo facendo.
Come giudica il livello attuale del campionato italiano? Purtroppo il livello non è dei migliori: campionati come Spagna, Turchia, Grecia e Germania ci sono superiori. La speranza è quella di crescere in futuro.
Pensa di essere il miglior allenatore italiano degli ultimi anni? Questi giudizi li lascio agli altri, ma posso dire che un grande allenatore è stato Valerio Bianchini, che ha vinto tre scudetti con tre squadre diverse.
Tra le tante esperienza in panchina, a quale è più legato? A tutte: allo scudetto della stella con Varese, al primo scudetto di Siena, allo scudetto con la Fortitudo Bologna, ovviamente all’argento olimpico con la Nazionale che, insieme a Cantù, è l’altra mia squadra del cuore.
Cosa pensa dell’Olimpia, attualmente la squadra leader in Italia? Fatica in Eurolega perchè, forse, non ha dei top player per il torneo; Giorgio Armani però è un grande personaggio, un imprenditore che sta facendo tanto bene per la società e le permette di restare ai vertici del basket italiano. Un personaggio straordinario: speriamo resti legato all’Olimpia, la sua presenza fa bene a tutto il basket di casa nostra.
A settembre ci saranno gli Europei: come ci arriverà l’Italia e che possibilità avrà? Sarà un appuntamento importante: di solito quando l’Italia parte defilata ottiene più facilmente ottimi risultati. Non sarà facile certo e dovremo sfruttare questa opportunità, abbiamo una generazione di giocatori di buon livello che però si avvicina alla fine di un ciclo; da lì dovremo ripartire e non sarà facile la qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Abbiamo perso l’occasione di andare a Rio, ma ci siamo scontrati con una grande Croazia; mi auguro che possiamo fare bene agli Europei.
(Franco Vittadini-Claudio Franceschini)