Triste notizia per tutti gli appassionati del basket NBA e non solo: è morto a 77 anni di età Jerry Krause, per due volte premiato come Executive of the Year (dirigente dell’anno) nella Lega professionistica americana e grande artefice dei Chicago Bulls che tra il 1991 e il 1998 hanno vinto sei titoli centrando due triplette. Un uomo che ha legato indissolubilmente il suo nome a quello di Michael Jordan, anche se non fu sua la scelta di puntare sul giovane uscito da North Carolina nel draft del 1984: passata alla storia per il fatto che Portland lo passò andando su Sam Bowie (meno grave la decisione di Houston di avvalersi di un Hakeem Olajuwon che avrebbe pur sempre vinto due anelli nel Texas), la selezione di Jordan avvenne un anno prima del ritorno di Krause nel mondo del basket.



Già alle dipendenze dei Baltimore Bullets e poi di Phoenix, Philadelphia e Los Angeles Lakers, il nativo di Chicago si era preso una pausa andando a lavorare come scout nel baseball (ovviamente con i White Sox), tornando poi ai Bulls su chiamata di Jerry Reinsdorf, nuovo proprietario. Jordan era già in squadra: uno straordinario realizzatore che però aveva bisogno di un adeguato supporting cast. Nel 1987 Krause effettuò la prima magia: al draft selezionò Horace Grant con la numero 10 e, soprattutto, tre chiamate prima aveva scelto Olden Polynice che sarebbe stato subito girato a Seattle in cambio di un certo Scottie Pippen, per tanti anni – e oggi ancora – considerato il miglior secondo violino di sempre.



Due anni più tardi l’altra mossa: esonerato Doug Collins, la panchina dei Bulls venne affidata a quel Phil Jackson che il GM aveva consigliato 22 anni addietro a Baltimore, che non lo aveva ascoltato. Campione NBA con New York, Jackson era rimasto in contatto con Krause per tutti quegli anni e, arrivato a Chicago, aprì uno straordinario ciclo vincente. Esaurita la prima era Jordan, il manager dovette scontrarsi con le difficoltà (forse meglio dire impossibilità) nel sostituirlo: commise certamente degli sbagli ma la sua volontà fu ripagata quando MJ tornò a giocare, vincendo altri tre titoli. Nel frattempo Krause aveva aggiunto alla squadra Dennis Rodman, strepitoso difensore e rimbalzista, e un Toni Kukoc che, selezionato nel 1990, sarebbe sbarcato nell’Illinois tre anni più tardi.



Purtroppo qualcosa si ruppe dopo il sesto anello: i rapporti tra Krause e Jackson divennero complicati e la squadra dei sogni fu definitivamente smantellata. A corredo della fine di un’era, Phil Jackson annunciò il ritiro per poi firmare, un anno più tardi, con i Los Angeles Lakers dove in 11 stagioni avrebbe collezionato altri cinque titoli. La rifondazione del GM passò attraverso alcuni giovani come Jalen Rose, Jamal Crawford e Tyson Chandler; tutti loro sarebbero esplosi con altre franchigie mentre Krause avrebbe abbandonato la carriera di General Manager, ufficialmente per problemi di salute (soffriva di obesità) nel 2003, con una stagione da 30 vittorie e 52 sconfitte e Jalen Rose (22,1) come miglior marcatore di una squadra nella quale non rimaneva nessuno dei campioni degli anni Novanta (postilla: a roster, con 2,3 punti e 22, rimbalzi a gara, c’era anche un certo Fred Hoiberg diventato due anni fa l’allenatore dei Bulls).