Il mercato NBA è ufficialmente aperto, e ce ne siamo accorti. I botti ci sono già stati, fin dalla notte del draft; tanto che è difficile andarli a riassumere tutti. Nella lunga carrellata dobbiamo sicuramente ricordare: Chris Paul che raggiunge James Harden a Houston (ai Clippers vola, nel pacchetto di scambio, Patrick Beverley); Paul George che si unisce a Russell Westbrook a Oklahoma City (sostanzialmente in cambio di poco) ma che nel 2018 potrebbe non rifirmare con i Thunder; Danilo Gallinari che va ai Clippers, ancora sospesi a metà tra la rifondazione e un altro tentativo con un roster modificato; Ricky Rubio che sposa la causa degli Utah Jazz, Marco Belinelli ad Atlanta con Dwight Howard a Charlotte, Paul Millsap a Denver e i botti dei Minnesota Timberwolves che firmano Jimmy Butler e Jeff Teague. Ultimo in ordine di importanza, a parte il taglio di Monta Ellis da parte di Indiana, la scelta di Gordon Hayward di trasferirsi a Boston, dove ritrova Brad Stevens che lo aveva allenato a Butler (ad un tiro dal titolo NCAA). La geografia della NBA cambia: in rete circolano già tante battute su una Eastern Conference decisamente impoverita dagli adii di Butler e George, mentre tanti si interrogano sul fatto che queste mosse servano a poco per contrastare il dominio triennale (per ora) di Golden State e Cleveland. Anche perchè Richard Jefferson ha scelto di giocare un’ultima stagione in Ohio prima di ritirarsi, Andre Iguodala ha rifirmato con gli Warriors che hanno preso anche il free agent Nick Young e hanno visto accettata la proposta per Kevin Durant, che sostanzialmente si è tagliato lo stipendio per permettere di mantenere lo status quo. Sulla Baia si dovranno preoccupare nel 2019 quando andrà rifirmato Klay Thompson; per ora si prospetta un altro biennio sulla falsariga degli anni precedenti.



L’ultima voce di mercato NBA riguarda la possibile firma di Marc Gasol con i Boston Celtics. A Memphis hanno iniziato la ricostruzione, almeno sembrerebbe con l’addio di Zach Randolph che ha scelto i Sacramento Kings (dove ha firmato anche George Hill). La domanda è: il centro spagnolo è davvero il pezzo mancante nel puzzle di Boston? Con lui i Celtics potranno davvero far fuori Cleveland ai playoff? Con Gasol jr. in squadra il quintetto reciterebbe Thomas-Bradley-Hayward-Crowder-Gasol, con Marcus Smart, Jaylen Brown e il rookie Jayson Tatum tra gli altri a uscire dalla panchina. Niente male, ma la sensazione è che LeBron James possa dominare ancora. Nell’altra Conference, i Los Angeles Lakers non si sono ancora mossi: il GM Rob Pelinka ha chiaramente detto che questa non dovrà essere una stagione di transizione, ma al momento in cui scriviamo i gialloviola (che non giocano i playoff dal 2013) hanno scommesso tutto sulla seconda scelta Lonzo Ball, tanto da cedere a Brooklyn D’Angelo Russell in cambio di Brook Lopez, ottimo centro ma che assomiglia molto a un contratto pesante in scadenza da scaricare nel 2018. Il piano sembra chiaro: firmare un grande free agent la prossima estate. James il sogno, George (che ha parlato chiaro in merito) la grande realtà ma i tifosi aspettano qualcosa oggi. La sensazione è che Magic Johnson abbia le idee un po’ confuse: ha scelto un playmaker come nuovo volto della rinascita ma nel frattempo ha fissato colloqui con Hill (come abbiamo visto ha scelto Sacramento) e Rajon Rondo, un tipetto abituato a dire la sua e forse non troppo propenso alla panchina. A meno che l’idea non sia quella di fare da chioccia a Ball per una stagione; dopo tutto sia per Hill che per Rondo la proposta sarebbe stata quella di un contratto annuale. Vedremo, il tempo non manca; ai Lakers come alle altre franchigie.



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