Dopo aver fatto il suo ritorno in campo, debuttando con i Cleveland Cavaliers, con tanto di 17 punti contro Portland, Isaiah Thomas è stato intervistato dal quasi omonimo Isiah Thomas. C’è una A di differenza, e c’è un motivo: il nome del folletto di Tacoma sarebbe dovuto essere identico a quello dell’ex playmaker dei Detroit Pistons. Papà James, accanito tifoso dei Los Angeles Lakers, aveva scommesso con gli amici che i gialloviola avrebbero rivinto il titolo NBA battendo la squadra della MoTown nella finale del 1989, e che se fosse successo avrebbe chiamato il figlio come il più accanito rivale. Il figlio nacque mesi prima; la finale fu effettivamente Lakers-Pistons, la franchigia del Michigan fece lo sweep (4-0) ma a quel punto Thomas jr era già Isaiah, perchè nel frattempo il padre si era abituato al nome. Fu la madre, Tina Baldtrip, a voler aggiungere la famosa A volendo che il nome avesse un riferimento biblico; ecco perchè Isaiah Thomas ha uno spelling diverso rispetto ad Isiah, uno dei più forti giocatori ad aver calcato i parquet della NBA. In 13 stagioni, tutte giocate a Detroit, ha vinto due titoli NBA (MVP delle Finali nel 1990), è stato convocato 12 volte all’All Star Game (con due MVP), è stato nominato nel quintetto dei rookie (1982) e per tre volte è stato nel miglior quintetto della Lega. Nel 1992 avrebbe potuto far parte del Dream Team che andò a dominare le Olimpiadi di Barcellona, ma fu fatto fuori da Magic Johnson, Larry Bird e Michael Jordan: il playmaker dei Lakers poco prima aveva annunciato la sua sieropositività e i commenti di Thomasw non erano stati troppo incoraggianti. Rimase dunque a casa: pochi giorni fa Magic ha pubblicamente chiesto scusa ad Isiah, riconciliandosi con l’avversario di un tempo. (agg. di Claudio Franceschini)
IL MESSAGGIO DI ISAIAH THOMAS
Dopo l’esordio e i 17 punti alla sua prima con Cleveland, Isaiah Thomas – sempre molto attivo sui social network – ha lasciato un messaggio per ringraziare tutti. “E’ stato bellissimo!!!” possiamo tradurre l’incipit, e ancora “Dio è così buono”: Thomas è un fiume in piena di grandi emozioni, e le sue parole lasciano intendere il sollievo per la fine di un periodo difficile. Segnato non solo dal problema all’anca che ne ha rallentato l’esordio stagionale, ma anche e soprattutto dai sentimenti contrastanti che hanno accompagnato la fine dell’estate, da quando cioè ha saputo di essere stato ceduto dai Boston Celtics. “Grande vittoria di squadra”, dice la guardia di Cleveland, che ringrazia per “l’amore e il supporto durante questi sette mesi difficili in cui sono stato fuori”. E’ tornato, scrive Thomas, e adesso bisognerà capire per prima cosa quale sarà l’impatto in una squadra della quale ovviamente LeBron James resta signore e padrone: nella notte il Re ha scritto 24 punti, 6 rimbalzi e 8 assist e in questa stagione sta viaggiando a 27,7 punti, 8,1 rimbalzi e 9,2 assist. Numeri da MVP: sarebbe per lui il quinto titolo di miglior giocatore della regular season NBA. Thomas era abituato a Boston ad essere il giocatore con le maggiori responsabilità offensive, non per altro lo chiamavano “King of the Fourth”: il quarto periodo era il suo regno. La prima con LeBron James da questo punto di vista è andata bene: nel quarto periodo i Cavaliers hanno avuto un parziale di +9 con Thomas in campo e il Re in panchina, tirando molto bene dal campo. Era però Portland l’avversaria, ed era regular season… (agg. di Claudio Franceschini)
ISAIAH THOMAS, 17 PUNTI ALL’ESORDIO CON CLEVELAND
Il ritorno in campo di Isaiah Thomas non poteva essere migliore: 17 punti con 6/12 al tiro (3/8 dall’arco), 2/4 ai liberi, 3 assist e 17 punti in poco meno di 19 minuti sul parquet. I Cleveland Cavaliers battono Portland (127-110) e migliorano il loro record a 25-12, terzi nella Eastern Conference con 3,5 partite da recuperare per il primo posto che attualmente è dei Boston Celtics. Un’ovazione ha accolto Thomas sul parquet: maglia numero 3, la guardia ha preso il posto di José Calderon con 4’33’’ da giocare nel primo periodo e ha fatto così il suo debutto con Cleveland. Arrivato nel corso dell’estate – ne parleremo a breve – Thomas era rimasto fermo fino alla scorsa notte a causa di un problema all’anca: ad un certo punto si era addirittura ventilata l’ipotesi che lo scambio shock (“blockbuster trade, come la chiamano dall’altra parte dell’oceano) potesse saltare per le condizioni fisiche del folletto di Tacoma (stato di Washington) e per i dubbi circa il suo rientro. Formalizzato l’affare, Thomas è però rimasto ai box a lungo: nel frattempo i Cavaliers hanno avuto i loro problemi nell’avvio di stagione, poi si sono ripresi e adesso possono contare su una marcia in più nel motore. L’obiettivo è sempre lo stesso: il titolo NBA, già vinto nel 2016 – e fu storico – e ancora possibile se hai in squadra un certo LeBron James. Sarebbe la quarta finale consecutiva: l’ultima volta era successo ai Miami Heat (2011-2014) che, guarda un po’, avevano a roster l’ex Prescelto (oggi Re, a tutti gli effetti) peraltro in coppia con Dwyane Wade, che lo ha raggiunto in estate.
L’ESTATE DI THOMAS
Da qualche tempo, in rete circola un video che mostra la reazione di Isaiah Thomas nel momento in cui ha saputo di essere stato ceduto a Cleveland: da guardare, perchè riassume perfettamente il sensazionalismo creato. Lo scorso anno la guardia ha giocato per distacco la miglior stagione NBA (28,9 punti con il 46,3% dal campo e 5,9 assist) trascinando i Boston Celtics a vincere la Eastern Conference e alla finale ad Est, persa proprio contro Cleveland. Proprio all’avvio dei playoff la vita di Thomas ha subito una svolta: la morte della sorella Chyna, cui era legatissimo (aveva 23 anni), in un incidente stradale. Sceso comunque in campo per gara-1 contro i Chicago Bulls, in quel momento è andato oltre la figura di leader tecnico e guida della squadra: agli occhi dei tifosi Thomas ha concretizzato il mito del “Celtic Pride”, e pazienza se la corsa si è fermata ad un passo dalla finale (per Boston sarebbe stata la prima dopo sette anni). Ecco perchè l’ultimo giorno di agosto la trade che lo ha portato nell’Ohio ha suscitato perplessità: Kyrie Irving ha deciso di non voler più vivere all’ombra di LeBron, dopo sei anni ha lasciato i Cavs e Danny Ainge, General Manager di Boston, non ha esitato nello spedire a Cleveland Thomas (con Jae Crowder, Ante Zizic e due scelte, tra cui la prima del prossimo draft) per arrivare al playmaker. Isaiah non l’ha presa bene, nel Massachusetts non l’hanno presa bene: uno dei casi in cui anche la grande macchina economica della NBA si è fermata a riflettere sulla bontà umana ed emotiva dello scambio. Sia come sia, Thomas si è messo a servizio della nuova squadra: dopo aver applaudito a bordo campo tra ottobre e dicembre, nella notte è finalmente arrivato il suo momento e le premesse non sono affatto male.