Quindici minuti in campo per 9 punti (2/6 dal campo), 3 rimbalzi e 3 assist: il debutto di LeBron James con i Los Angeles Lakers non è stato entusiasmante, tanto più che i gialloviola sono stati anche sconfitti dai Denver Nuggets per 124-107 (19 di José Hernangomez, 18 di Jamal Murray). Nessun allarmismo: si trattava pur sempre di preseason. Tuttavia, chi si aspettava che il Re si prendesse la scena con una prestazione dominante è rimasto deluso: ordinaria amministrazione per James, che dopo tutto si sta allenando con la squadra da pochi giorni e non è ancora entrato del tutto negli schemi di coach Luke Walton. Qualche perla l’ha lasciata (un paio di triple senza ritmo, un assist no-look per la schiacciata di Ingram) ma per vedere il vero LeBron e i veri Lakers dovremo aspettare la regular season, cioè quando si inizierà a fare sul serio. Luke Walton ha iniziato la partita con il quintetto che dovrebbe essere quello titolare: Rajon Rondo il playmaker (Lonzo Ball è ancora ai box), Kentavius Caldwell-Pope da guardia, Brandon Ingram in ala piccola e Javale McGee da centro, con il Re schierato da numero 4 ma in realtà capace di ricoprire tutti i ruoli. Il miglior realizzatore è stato McGee (campione NBA con i Golden State Warriors) che ha messo a referto 17 punti e 7 rimbalzi, poi Ingram con 16 e Kyle Kuzma con 15.



LA PRIMA DI LEBRON

LeBron James non ha dunque incantato il pubblico di San Diego, ma era la sua prima e già la presentazione ufficiale e l’arrivo sul parquet in maglia gialloviola sono bastati a scaldare gli animi. Sul campo, le cose potrebbero essere ben diverse: i Lakers sono una squadra totalmente rifatta a nuovo, con tanti veterani che hanno enorme esperienza ma devono imparare a convivere in un’alchimia difficile da trovare. Con il Re in quintetto tutto diventa possibile, ma c’è chi sostiene che questa versione dei gialloviola possa stentare addirittura a qualificarsi per i playoff; di sicuro la panchina è nettamente migliorata se pensiamo che vi si alzeranno Rondo (o Ball), Michael Beasley, Kuzma e Lance Stephenson oltre a Josh Hart, MVP dell’ultima Summer League. Tuttavia la strada è lunga, anche per uno come James che ha giocato le ultime otto finali NBA vincendone tre, che ha riscritto le regole recenti del basket e che ha saputo cambiare radicalmente squadre destinate a guardare la post season dal divano. Questa era la prima: nella notte italiana tra martedì e mercoledì si replica, ancora contro Denver.



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