Allenatore della Vanoli Cremona che è tra le prime in classifica nella Serie A di basket e c.t. della Nazionale a un passo dalla qualificazione ai Mondiali in Cina, Romeo Sacchetti è senza dubbio il tecnico del momento. Alla guida dell’Italia, porterebbe gli azzurri alla rassegna iridata cui non partecipiamo dal 2006. Se l’Italia batterà l’Ungheria il prossimo 22 febbraio a Varese, l’accesso ai Mondiali sarà automatico. Del resto Sacchetti ha un palmares di tutto rispetto: da giocatore argento con l’Italia alle Olimpiadi di Mosca nel 1980 e oro agli Europei di Nantes 1983. Da allenatore una lunga carriera, con la Dinamo Sassari il primo a aver portato lo scudetto in Sardegna nel 2015. Tanta esperienza, il basket come pane quotidiano per un personaggio in grado di riportare la pallacanestro italiana si spera a livelli importanti. L’abbiamo sentito: ecco il racconto di Romeo Sacchetti in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.



Come si sta trovando a Cremona, giudica positiva l’esperienza con la Vanoli? Molto bene, è veramente un’esperienza positiva, che mi sta molto gratificando!

Nell’ultima stagione avete fatto i playoff: l’obiettivo è sempre quello o si guarda anche alla semifinale? Diciamo che siamo partiti con l’obiettivo della salvezza. Il secondo posto attuale è molto buono. Anche i playoff sarebbero un buon risultato, continuiamo così. Arrivare alle semifinali non mi sembra certo facile…



E lo scudetto? No, è un obiettivo certamente improponibile! Va beh che può sempre succedere di tutto… L’importante però è stare con i piedi per terra e non sognare cose irraggiungibili.

C’è un programma a lunga scadenza per puntare in alto come Sassari? A Sassari c’era un contesto particolare, un progetto che ha permesso di arrivare a quei risultati. Qui a Cremona, Vanoli sta lavorando molto bene ma non sarà così facile ripetere quello scudetto.



Qual è la forza della Vanoli? L’entusiasmo, la fame che c’è nel gruppo, nella squadra. La difesa ci aveva aiutato anche nella prima parte del campionato ma poi l’intensità di gioco ci ha portato all’attuale posizione in campionato.



Come si vive il basket in città? Bene. Il basket qui è radicato ormai e la città è legata a questa squadra. C’è passione ma non l’isteria di altre piazze. Cremona è sicuramente una bella realtà del basket italiano. In generale la Lombardia ha Milano, Varese, Cantù, Brescia, Cremona. Sono tante squadre e storicamente questa regione ha dato sempre al nostro basket.

A proposito di basket italiano, come vede l’attuale situazione? È un momento così, con qualche situazione difficile in questi anni. Non ci sono piazze come Roma e Napoli per esempio, tante piazze storiche in Serie A. La Lega 2 peraltro presenta tanti club importanti, che hanno fatto la storia di questo sport. Non siamo al livello di anni importanti del nostro basket e stiamo cercando di tornare a buoni risultati.



Romeo Sacchetti allenatore a Cremona e c.t. della Nazionale: è difficile mantenere questo doppio incarico? È faticoso ma è una bella esperienza, che in ogni caso mi dà veramente tanta soddisfazione, mi gratifica molto.

Mondiali vicini, cosa manca all’Italia per fare il salto di qualità? Intanto prima di vedere cosa faremo ai Mondiali preferisco qualificami per i Mondiali. Prima di tutto l’obiettivo sarà questo!

Le Olimpiadi saranno il traguardo principale dell’Italia? No, credo proprio che prima di tutto venga questa qualificazione per la rassegna iridata a cui manchiamo dal 2006.

Ha convocato Gentile, cosa si aspetta da lui per la Nazionale? Ho voluto convocarlo e rivederlo dopo molto tempo dalla sua ultima apparizione in Nazionale. Gentile è uno dei migliori giocatori della pallacanestro italiana e mi sembrava giusto dargli questa opportunità.

Cosa succederà con Belinelli, Gallinari e Datome? Ha già avuto qualche risposta soprattutto dai due NBA? È ancora presto per parlare con loro, è ancora presto per decidere cosa fare prima ancora della qualificazione…

Tra i giovani chi crede possa essere a lunga scadenza più importante per la squadra azzurra? Abbiamo bisogno di un ottimo lungo che manca alla Nazionale e di qualche giocatore di talento che aumenti il livello della nostra Nazionale.

Un lungo come Meneghin? Non come lui, ne basterebbe uno anche un attimo sotto Meneghin.

Convocherebbe suo figlio Brian per la Cina? Per ora lo inviterei a vedere le partite della Nazionale.



Ha fatto cose importanti con la Nazionale, argento olimpico a Mosca, oro a Nantes agli Europei: pensa che sia una cosa possibile in futuro? Diciamo che mancano le generazioni dei grandi giocatori del passato. Poi tutto è possibile. Sarà fondamentale investire sui giovani e farli crescere nel modo giusto.

Sta facendo discutere la formula delle qualificazioni che priva tante nazionali dei big: lei cosa ne pensa? Quando ho accettato l’incarico di allenatore della Nazionale non mi sono posto tanti problemi, ho scelto di fare il tecnico dell’Italia e basta. Non ho pensato ai regolamenti che ci sono, mi sono comportato così!

Per lei è giusto limitare il numero degli stranieri in campionato, oppure deve prevalere il merito per cui i giocatori forti devono emergere in ogni contesto? Si è passati da sette giocatori stranieri a sei, sarebbe importante anche che il livello dei giocatori italiani cresca. Questa sarà una cosa fondamentale perché possano avere più spazio in futuro.

Ha un sogno particolare da realizzare? Portare l’Italia ai Mondiali! (Franco Vittadini – Claudio Franceschini)