Alla vigilia del Granpremio di Valencia, il mondiale di Formula 1 è aperto più che mai. Erano anni che non si vedevano così tanti piloti in lotta per il titolo. La Ferrari, sfortunatamente, appare in affanno nelle ultime gare, mentre sembra terminato il dominio delle Red Bull, dato che Hamilton e le McLaren hanno ormai recuperato terreno, come ci conferma Ivan Capelli, ex pilota e ora commentatore Rai.
Ivan, la gara di Montreal ci ha mostrato una McLaren in ripresa che pare abbia colmato il gap con le Red Bull. Non trovi?
Confermo questa tesi, in quanto la McLaren è la scuderia che, dall’inizio dell’anno, più si è avvicinata da un punto di vista tecnico alla Red Bull e ha colmato il divario anche da un punto di vista velocistico. Al punto tale che, per la prima volta, una McLaren o, se vogliamo, un’altra vettura oltre alla Red Bull ha agguantato la pole. Cosa che nelle precedenti sette gare è sempre stata ad appannaggio delle vetture di Dietrich Mateschitz.
All’interno della squadra, poi, Hamilton sembra avere un passo decisamente migliore del suo compagno Button. Cosa ne pensi?
Hamilton è il pilota su cui la McLaren, comunque, pensava e pensa tuttora di mettere tutte le proprie energie per puntare al titolo mondiale. All’interno della squadra, al di là delle “fortune” di Jenson Button, che è riuscito nella prima parte della stagione a cogliere dei risultati in quelle che erano gare condizionate dal meteo piuttosto che da cambi gomma improvvisi durante la gara o da strategie alterate, nella velocità pura si conferma che Lewis Hamilton è il migliore ed è diventato, di fatto, secondo me, il caposquadra. Dei due, sicuramente, Hamilton è quello che ha più chances.
Le Red Bull sono apparse leggermente in difficoltà nelle ultime due gare. Il risultato di Montreal è il frutto di una strategia sciagurata per quanto riguarda la scelta degli pneumatici o c’è dell’altro?
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La Red Bull è una squadra che sicuramente mostra di avere la vettura più innovativa e più forte da un punto di vista globale. Al momento, però, soffre in fatto di affidabilità, come dimostrato nelle prime gare ma anche a Montreal, con la sostituzione del cambio sulla vettura di Webber prima della partenza che gli è costato l’arretramento di 5 posizioni in griglia e dove, comunque, c’era anche preoccupazione per la vettura di Vettel a cui è stata cambiata la frizione. Ha sofferto anche per gli errori dei due piloti come abbiamo visto in Turchia. Ma, soprattutto, la Red Bull, anche in passato, quando è stata messa sotto pressione e doveva far vedere di essere dura e di aver l’esperienza, anche a livello dirigenziale o comunque con gli ingegneri del muretto box, si è un po’ persa. Domenica abbiamo avuto una conferma di questo.
È ancora il suo punto debole?
Certo. Faccio riferimento a una cosa che mi ricordo molto bene perché l’ho anche tradotta: vale a dire il messaggio di Webber, a Montreal, che dice alla squadra che le gomme stanno lentamente rovinandosi. Invece di cambiarle subito, dal muretto gli hanno fatto fare 5 o 6 giri e quei 10 secondi di margine che aveva su Hamilton si sono dissolti. Si tratta, probabilmente, di poca reattività, poca capacità di leggere la situazione. In quei casi bisogna essere freddi e avere esperienza per fare la cosa giusta al momento giusto. Quello che un po’ manca in Red Bull.
Si è parlato anche di problemi tra i due piloti. Come vedi Webber e Vettel?
Webber è la bella scoperta di questa stagione. Un pilota che come tanti era inquadrato per fare solo ed esclusivamente la seconda guida, mentre invece sta dimostrando di avere carattere, di essere veloce. Quando la macchina ha avuto le potenzialità per vincere, come a Montecarlo, Mark ha fatto tutto bene senza nessun errore. Per cui è una bella novità per tutti, ma è una scomodità all’interno della squadra, perché era palese il fatto che il pilota destinato a essere il punto di riferimento era ed è, credo, ancora Vettel.
Vettel risentirà dei migliori risultati del suo compagno di squadra?
Sebastian fa trasparire, ormai da un paio di gare, questa sua poca lucidità e questo suo nervosismo. Lo si percepisce non tanto quando è alla guida, perché ancora non fa errori macroscopici, ma nei suoi atteggiamenti fuori dall’abitacolo che sono cambiati rispetto al Vettel garibaldino e guascone delle prime gare dove sapeva di essere lui l’uomo di punta all’interno della Red Bull: adesso non è più così, se la deve giocare alla pari con Webber e questo lo mette sotto pressione.
L’incidente avvenuto in Turchia che conseguenze potrà avere su questa convivenza abbastanza delicata?
È un incidente che non avrà nessuna conseguenza all’interno della squadra fino a quando Vettel e Webber non si ritroveranno nella stessa situazione o in una analoga. Allora potrebbe ripresentarsi il fantasma di quanto successo in Turchia. Se nel corso della stagione non verranno mai a trovarsi in lotta tra di loro, le cose dovrebbero andare via liscie. Nel primo Gran Premio dove saranno ruota contro ruota, loro saranno i primi a domandarsi come si devono comportare e al muretto dei box suderanno freddo, perché non si possono più permettere di buttare al vento tutti quei punti che avrebbero potuto fare in Turchia, punti importanti anche in chiave Campionato Costruttori.
Veniamo alla Ferrari. A Montreal ci sono stati dei segnali di ripresa con il podio di Alonso in grado di mantenere il passo dei primi. A Valencia arriveranno degli aggiornamenti?
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Bisogna dire, innanzitutto che la pista di Montreal si adattava alle caratteristiche della F10 che ha meno problemi di carico aerodinamico e stabilità della vettura longitudinalmente, quindi sia in frenata che in accelerazione. I problemi veri per la Ferrari arrivano quando ci sono circuiti con curve medio-veloci dove non riesce a produrre carico aerodinamico, come successo in Turchia. Per questo a Valencia la Ferrari porterà uno sviluppo importante da un punto di vista aerodinamico che però, da quello che ho capito e dalle mezze frasi che circolano ai box, è uno sviluppo che non tende a portare qualcosa di rivoluzionario o di innovativo, ma è un pacchetto che tende a portare efficienza “copiando” quello che già hanno fatto gli altri. Ci sarà un retrotreno con lo scarico basso, con il diffusore leggermente più ampio, perché si è scoperto che si può fare qualcosa di più. Domenicali ha detto che bisogna avere più fantasia nel produrre soluzioni e, in questo momento, quello che manca in Ferrari è quel qualcosa in più per non andare solamente ad inseguire, ma per andare davanti agli altri.
Una Ferrari costretta quindi a inseguire…
Gli anni di Schumacher con la grande accoppiata Ross Brawn e Rory Byrne e lo stesso Aldo Costa avevano portato la Ferrari alla leadership tecnica ed erano gli altri che andavano a copiare. Purtroppo, negli ultimi anni, si è invertita la tendenza. È la Ferrari che insegue e non è lei a dettare i tempi e le regole intese come soluzioni tecniche e quindi si ritrova che, se hai solo le cose che hanno gli altri, va da sé: o vai come gli altri o vai un pelino meno. Perché gli altri hanno avuto l’idea e la sanno far funzionare e mi riferisco, per esempio, all’F-duct della McLaren. Tu hai dovuto copiare, inserendolo in una vettura già esistente, che non è nata per quella soluzione. Con il risultato, alla fine, che capita la gara, come in Canada, dove riesco ad andare forte, ma poi nelle gare successive, in circuiti con le caratteristiche diverse, non riesco a farlo funzionare.
Valencia decisiva, dunque, per la Ferrari?
Io credo che a Valencia, che è comunque un tracciato cittadino, le cose potranno andare bene. La vera pista che farà da spartiacque per la Ferrari sarà Silverstone, perché è una pista completa, che è stata modificata e si avranno anche delle sorprese, perché sarà nuova per tutti. È una pista dove, in alcuni punti, si ha la necessità di avere carico aerodinamico per far funzionare la vettura al meglio e quindi credo che la pista inglese rappresenterà una specie di cartina tornasole per verificare i veri valori delle vetture da qui fino a fine stagione, perché le squadre adesso dovranno affrontare un problema doppio, come è successo l’anno scorso. Portare avanti lo sviluppo di questa macchina e spendere delle energie, o pensare già alla vettura del 2011, sapendo che magari arriverà la Pirelli con delle gomme nuove e si andrà a rimescolare tutto un’altra volta?
Alonso, accanto a errori grossolani, è stato comunque capace di piazzare gare in rimonta. Come giudichi questa prima parte della sua stagione?
Alonso ha fatto sicuramente qualche errore di troppo e da lui non se l’aspettava nessuno. Anche perché una partenza anticipata come quella in Cina è il sintomo di una pressione che c’è all’interno della squadra per arrivare a fare risultato, la voglia stessa di Alonso di fare risultato che però, poi, si paga pesantemente. Fernando rimane, comunque, uno di quelli che ci mette l’anima e che fa vedere che dal primo giro fino all’ultimo non si risparmia: è un combattente vero.
Massa, invece, sembra non trovare, a differenza di Alonso, l’acuto e le sue gare sino a qui sono state particolarmente incolori.
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Felipe non è il pilota che conoscevamo lo scorso anno prima dell’incidente. Ha ancora bisogno di potersi ritrovare e, soprattutto, quando uno è condizionato da una vettura che non si sposa con le sue caratteristiche di guida, lì, purtroppo, c’è poco da fare. La macchina, anziché guidarla la si subisce, e in questo momento, probabilmente, Felipe sta subendo la macchina piuttosto che portarla al limite.
La stessa cosa vale per Schumacher? Come giudichi il suo campionato?
Sì, ma solo in parte. Michael, probabilmente, ha sottovalutato un po’ la situazione. Nel senso che al rientro lui pensava di trovare e avere vita più semplice anche perché lui è stato abituato, in passato, a combattere sempre con un unico avversario: poteva essere Damon Hill, piuttosto che Hakkinen o Raikkonen, Montoya o Jacques Villeneuve. Qui invece, di avversari, ne ha sei o sette che potenzialmente potrebbero essere tutti dei vincitori ed è quello che sta dimostrando questo campionato. Abbiamo Hamilton, Alonso, Vettel, Webber, Button, per cui non è che vince uno solo, ma possono vincere in cinque e lui si ritrova a essere il sesto e di strada ne deve fare ancora parecchia. Però Michael, da buon tedesco, non si farà di certo impressionare, è sereno con se stesso per tutto quello che ha fatto prima. Certo, gli brucerà, perché conoscendolo non è certo il tipo che si accontenta di partecipare.
Si aspettava, forse, di avere a disposizione una vettura più competitiva?
Dopo quello che aveva fatto vedere l’anno scorso Ross Brawn con la BrawnGP, si pensava che la Mercedes potesse partire da quella base. Solo che anche lì, avendo tutti gli altri copiato il doppio fondo e il diffusore col buco e avendone capito il funzionamento, facendo una macchina ex-novo con quel tipo di soluzione tecnica anche gli altri sono stati capaci di farla bene.
Tra i piloti outsider c’è qualcuno che ti ha impressionato?
A dir la verità li ho visti tutti un po’ troppo sotto pressione e con la necessità di fare risultati e quindi fare anche parecchi errori. Lo stesso Hulkenberg, che lo scorso anno in GP2 aveva fatto un campionato esemplare, adesso è sempre coinvolto in incidenti e lo stesso dicasi per Kobayashi. Al momento direi che non c’è nessuno che mi abbia impressionato favorevolmente. Se non, forse, Petrov che è stato preso un po’ sottogamba da tutti e che, invece, sta facendo dei passi avanti importanti. Secondo me è quello che magari riuscirà a fare risultai prima degli altri nelle prossime gare. Complice, magari, una condizione particolare della pista, secondo me, prima della fine della stagione, Petrov un risultato importante lo porterà a casa.
Assisteremo a una lotta per il titolo fino all’ultima gara?
Sarà battaglia fino all’ultima gara. È un campionato lungo e si andrà a decidere proprio all’ultimo. Le squadre si portano via punti, nessuna è riuscita a essere veramente la squadra imbattibile, tutte hanno mostrato qualche lato debole per cui sarà difficile che qualcuno vada in fuga.
Se tu dovessi fare un nome di una squadra che ha qualche chances in più degli altri?
Per la completezza della squadra, velocità del pilota, intelligenza e capacità di mettere sul campo soluzioni nuove direi la McLaren di Hamilton.
(Maurizio Saporiti)