Tutto il mondo è in ansia per Michael Schumacher, il campione di Formula 1 che ha riportato “lesioni gravi e diffuse al cervello” in seguito alla caduta dagli sci avvenuta domenica scorsa a Meribel, in Alta Savoia. Il pilota tedesco è stato già operato due volte per ridurre i traumi e al momento si trova in uno stato di coma artificiale. Anche se l’edema è stato ridotto, i medici dell’ospedale di Grenoble, in Francia, non si sbilanciano: “Le sue condizioni sono molto gravi, la violenza dell’impatto è stata tale che senza casco non sarebbe arrivato vivo – ha detto il professor Jean-Francois Payen, responsabile del reparto di terapia intensiva – E’ troppo presto per fare una prognosi e in questo stato non sono previsti altri interventi chirurgici”. In base a una prima ricostruzione, sembra che l’impatto sulla pista da sci sia stato violentissimo: dopo una caduta di diversi metri, l’ex ferrarista ha sbattuto la testa su una roccia che ha mandato in frantumi il casco che indossava. Tutto il mondo dello sport e non solo si è stretto intorno al campione tedesco: “Michael Schumacher è stato un padre per me in Formula 1 (e lo sarà). Vinci il Gp più importante della tua vita”, ha scritto Sebastian Vettel su Twitter, insieme a tantissimi altri piloti di Formula 1. “Riprenditi presto Schumi! Spero arrivino buone notizie al più presto”, ha detto invece il ferrarista Fernando Alonso. In attesa di ulteriori sviluppi e nella speranza che Schumacher possa riprendersi, abbiamo chiesto un parere medico a Vincenzo Amato, specialista in neurochirurgia ma che – ribadiamo per chiarezza – non fa parte per l’equipe che ha operato il ferrarista, che spiega cosa succede in casi analoghi a quello di Michael Schumacher.
Dottore, cosa accade dopo un impatto tanto violento?
Si lacerano strutture profonde del cervello, quelle fibre che presiedono allo stato di coscienza e alle funzioni vitali, e questi “strappi” possono ovviamente comportare alcune conseguenze anche gravi. E’ per questo che, anche in casi di traumi non particolarmente rilevanti, il paziente venga posto immediatamente in coma artificiale.
Come mai si ricorre al coma indotto?
Per poter gestire meglio il paziente, poterlo intubare a dovere e farlo respirare bene, ma anche per dargli ossigeno al cervello e per monitorare tutte le funzioni generali, sia cardiache che respiratorie. Inoltre si può ricorrere a questa opzione anche per calmare eventuale dolore.
Dopo aver indotto il coma come si procede solitamente?
I farmaci vengono ridotti progressivamente, soprattutto se e quando è più chiaro se le lesioni cerebrali possono effettivamente riassorbirsi. A quel punto si fa una valutazione successiva per capire come muoversi. Ricordiamo poi che Schumacher è stato anche operato due volte.
Come mai si sono resi necessari questi due interventi?
Solitamente queste operazioni servono a decomprimere la cavità cranica. In caso di edema, il cervello reagisce gonfiandosi e la scatola cranica, che è rigida, non può ovviamente contenere una massa encefalica che aumenta di volume. E’ per questo che si creano dei fori o dei lembi per poter ampliare lo spazio disponibile e contenere così il cervello.
Lacerazioni di questo tipo che tipo di conseguenze possono avere?
Dipende ovviamente dall’entità dei danni riportati. In caso di prognosi favorevole, in alcuni pazienti possiamo assistere a uno stato di rallentamento o di torpore che può durare diverse settimane ma che poi regredisce fino a far tornare la persona coinvolta alla normalità. Ma questo avviene nei casi migliori…
E negli altri casi?
Il paziente può morire, oppure entrare nel coma cosiddetto apallico, quello in cui rimane in uno stato vegetativo, privo di contatto con l’ambiente e in molti casi privo di coscienza.
I medici dicono che è impossibile sapere se Schumacher ce la farà o meno. E’ davvero così?
Hanno ragione, al momento non si può davvero sapere. Saranno fondamentali le prossime 48-72 ore per capire non tanto i danni riportati, quanto se potrà sopravvivere o meno.
Cosa deve (o non deve) accadere in questo lasso di tempo?
In queste ore il cervello, nonostante le cure, può gonfiarsi ancora di più e comprimere delle strutture importanti per la vita, quindi cardiache, circolatorie o respiratorie. Se invece tutto ciò non dovesse accadere nelle 72 ore successive, solitamente la situazione si stabilizza e a quel punto si può rinnovare la prognosi e capire cosa probabilmente avverrà nei giorni successivi.
L’unica cosa davvero certa è che senza casco il campione tedesco forse sarebbe già morto. In che modo il casco ci protegge?
Protegge notevolmente dal danno diretto, quindi dalla perforazione dovuta all’impatto tra un oggetto e il cranio, ma non protegge da altre conseguenze che invece avvengono comunquue dopo un trauma molto violento. Nonostante ciò, è inutile dire quanto sia importante indossarlo sempre.
(Claudio Perlini)