Il 1° maggio 1994 resta una data indelebile per gli appassionati di Formula 1, ma non solo. La tragica morte di Ayrton Senna infatti fu uno di quegli eventi che vanno oltre il semplice fatto sportivo e colpiscono tutti. Il pilota brasiliano è stato infatti uno dei miti dello sport in assoluto del XX secolo, e la notizia del suo incidente al Gran Premio di San Marino di Imola fece il giro del mondo in un attimo. Per qualche ora miliardi di persone rimasero con il fiato sospeso, fino a quando alle ore 18.40 dall’ospedale di Bologna arrivò la notizia che per Senna non c’era più niente da fare. Si interruppe così nel modo peggiore una carriera caratterizzata da tre titoli mondiali (1988, 1990 e 1991), 41 vittorie, 65 pole position 80 podi: ma i numeri non dicono tutto. Senna fu senza dubbio il pilota più amato della sua generazione, che pure vantava tanti altri fenomeni, da Nelson Piquet a Nigel Mansell e soprattutto Alain Prost, il suo più grande rivale. Con il francese si giocò all’ultima gara i titoli del 1989 e del 1990, con duelli che andarono anche oltre le regole anche quando furono compagni di squadra. Senna era fenomenale soprattutto sul giro secco – come mostra il numero altissimo di pole position – e sul bagnato: sotto la pioggia ha dato vita ad alcune delle gare più memorabili della storia. La sua storia si sviluppò tra Toleman (con cui esordì), Lotus (con cui ottenne le prime vittorie), McLaren e Williams, caso forse unico di pilota amatissimo in tutto il mondo (Italia compresa) senza avere mai corso con la Ferrari. Con la McLaren visse i suoi anni migliori, quelli dei tre titoli iridati, ma proprio nel 1994 Ayrton era passato alla grande rivale Williams, che nelle due stagioni precedenti era diventata la vettura di riferimento, al posto proprio di Prost che si era ritirato. L’anno iniziò male, con due ritiri nelle prime due gare, entrambe vinte da Michael Schumacher, il fenomeno della nuova generazione. Si arrivò così a Imola, per il week-end più tragico della storia della F1: al sabato ci fu la morte dell’austriaco Roland Ratzenberger, tanto che Senna portò con sé nell’abitacolo una bandiera austriaca per sventolarla in caso di successo. Invece al via ci fu un brutto incidente (con tanto di ferimento di alcuni spettatori), e al settimo giro – secondo dopo la ripartenza – Senna uscì di pista alla curva del Tamburello a causa del cedimento del piantone dello sterzo e finì la sua corsa e la sua vita con un terribile impatto contro il muro.
Dopo 19 anni, possiamo dire che quella tragica gara non è passata invano: da allora in Formula 1 non c’è più stato nessun incidente mortale e la sicurezza ha fatto enormi passi avanti. L’ultimo “regalo” di un campione che è ancora nel cuore di milioni di persone.
(Mauro Mantegazza)