Prima ancora della caduta del Muro di Berlino, prima della fine della Guerra Fredda e della dissoluzione della Cortina di Ferro. Prima che il volto dell’Europa cambiasse, Bernie Ecclestone, il Grande Burattinaio, aveva già intenzione di far sbarcare il suo grande show-business nell’Est Europeo. Era l’inizio degli anni ’80, e proprio dall’idea dell’inossidabile Bernie nacque quello che sarebbe diventato il primo circuito concepito per la Formula Uno dell’allora blocco sovietico, una rivoluzione culturale che oggi ci appare lontana e che percepiamo come normale. Fu invece un grande avvenimento perché solo molti anni dopo i primi piloti dell’est sbarcarono nel grande circus e, combinazione, lo fecero proprio esordendo a Budapest: Zsolt Baumgartner e Robert Kubika. Ecclestone, in realtà puntava all’Unione Sovietica, ma trovò più semplice l’apertura delle porte nella già più occidentalizzata e moderna Budapest, in Ungheria. La costruzione dell’autodromo, in una zona polverosa appena fuori dalla città e nei pressi della principale arteria autostradale, iniziò nell’ottobre del 1985 per concludersi, a tempo di record, solo otto mesi dopo. La prima gara fu riservata alle due ruote e si tenne il 24 marzo 1896, intitolata ad una delle glorie motoristiche della città, Janos Drapal, primo pilota motociclistico dell’est europeo a vincere nel Campionato del Mondo, collezionando quattro successi fra il 1971 e il 1973 in 250 cc. e 350 cc. e morto in gara nel 1985. Un tracciato tortuoso e difficile, con un solo vero rettilineo, quello dei box in leggera discesa e storicamente tormentato da asfalto sconnesso e polvere in pista, dovuta alla relativa inattività dell’impianto al di fuori del week-end della F.1. 4381 metri da percorrere 70 volte, spesso cercando disperatamente un pertugio per il sorpasso che, salvo errori o collaborazione dell’avversario, è approcciabile solo nelle staccate delle curve 5 e 11. Eppure, sebbene amato ed odiato allo stesso modo da piloti ed addetti ai lavori, l’Hungaroring è ormai diventato un classico del Mondiale e, nonostante tutto, ha vissuto memorabili momenti agonistici, come l’indimenticabile duello a tre fra Nelson Piquet, Ayrton Senna e Nigel Mansell nel 1987 che si concluse con l’esplosione dello pneumatico di quest’ultimo o l’incredibile vittoria dello stesso Mansell nel 1989 partendo dalla dodicesima posizione in griglia e dopo un sorpasso al cardiopalma ai danni di Senna. Una pista, dunque, che bene o male ha sorriso sempre ai grandi campioni e, scorrendo l’albo d’oro, in effetti ciò appare piuttosto chiaro. Michael Schumacher ha vinto quattro volte, tre volte Ayrton Senna e Lewis Hamilton, “primatista” fra i piloti in attività e che ha trionfato anche nel 2012 battendo le due Lotus di Raikkonen e Grosjean. Fra i plurivincitori altri grandi nomi come Nelson Piquet, Damon Hill, Jacques Villeneuve, Mika Hakkinen e Jenson Button. Fernando Alonso vinse esattamente dieci anni fa con la Renault. Era il 2003. Che la storia si ripeta? (Massimo Piciotti)