Non vendere la pelle dell’orso prima di averla cacciata. E’ un insegnamento che anche il vostro cronista deve imparare a tenere presente. Se infatti avessi scommesso un euro sulla Pole di oggi avrei giocato ad occhi chiusi su Sebastian Vettel. Ed invece, nonostante le indicazioni che sembravano a senso unico, di nuovo la pista ci ha stupito. E l’asso che esce dal mazzo è quello, di Lewis Hamilton, alla terza pole position consecutiva – primo inglese a riuscirci dopo Damon Hill nel 1996 – di questa stranissima stagione dove non ha ancora vinto, la trentesima della carriera e la quarta sul tortuoso tracciato ungherese che lo vide già lo scorso anno partire – ed arrivare – in testa (clicca qui per la cronaca e i risultati). Lewis si conferma l’uomo che, in questo momento, ha il piede più pesante sul giro secco e la Mercedes, sorniona, una macchina sensibilissima ai mutamenti delle condizioni e che non ha vie di mezzo: o va malissimo o è un fulmine. Ora la domanda è sempre la stessa: La Freccia d’Argento in gara sarà competitiva o no? Stavolta però, avendo già sbagliato ieri, non azzardo previsioni (clicca qui per la diretta della gara di Formula 1 del Gran Premio di Ungheria). Quanto alla Red Bull la giornata è stata più sofferta del previsto. Mark Webber è stato per l’ennesima volta penalizzato da problemi alla vettura, prima con l’impossibilità di utilizzare il kers poi con il cedimento del cambio che lo ha appiedato in Q3. Sebastian Vettel, invece, ha probabilmente lasciato troppo spazio ad Hamilton attendendo nei box e fidandosi in maniera eccessiva di quel 1’ 19’ 5 che sembrava irraggiungibile. Un giro finale organizzato in fretta e non perfetto dal punto di vista della guida ha fatto il resto. Ora proiettiamoci sulla gara e qui siamo a Budapest, non al Nurburgring: i sorpassi sono difficili quasi come a Monaco e quindi lo scatto da fermo sarà decisivo. E’ molto probabile che chi sarà davanti detterà i tempi delle strategie anche di chi lo seguirà e, se questa sarà una Mercedes che sul passo gara nella giornata di ieri ha dato indicazioni non strabilianti, è altrettanto probabile che il traffico e l’incrocio delle strategie sul primo pit stop sarà decisivo. Anche per rimettere in corsa per il podio, se non per vincere, una Ferrari apparsa un po’ sotto alle attese: quinto e settimo, anche se Domenicali ha cercato di indorare la pillola dicendo che i posti dispari in griglia sono sul lato pulito del tracciato, non può considerarsi un risultato eccezionale e la delusione sul volto di Fernando Alonso al termine delle prove era evidente. Anche se rimane vero il fatto che sul passo gara la Ferrari è decisamente migliore che in prova. E se fra i grandi litiganti godesse un terzo? La gara di domani ha, infatti, il suo outsider e si chiama Romain Grosjean. Attenzione all’incostante ma velocissimo francesino che ama molto questa pista – lo scorso anno fu secondo in prova e anche in gara – ha dimostrato di avere un passo sulla distanza sul livello della Red Bull e decisamente migliore sia della Mercedes che del compagno di squadra Raikkonen e potrebbe sfruttare la strategia nella quale la Lotus, quest’anno, ha spesso trovato soluzioni interessanti. Vedremo, potrebbe essere la sua grande giornata. Detto della solita McLaren insapore e della Williams in caduta libera nonostante la graziosa presenza nei box di Susie Wolff, menzione d’onore ancora una volta per Daniel Ricciardo: per la quarta volta consecutiva nei top ten con la Toro Rosso, l’italo-australiano sta piano piano occupando millimetri sul sedile 2014 della seconda Red Bull.