Lo spettacolo non lo fanno i regolamenti, non lo fanno le strategie, non lo fanno le previsioni degli esperti. Lo spettacolo lo fanno i talenti, gli uomini. E la Formula Uno di oggi ha la fortuna stare attraversando un periodo storico in cui di talenti ce ne sono davvero tanti. Vettel, Alonso, Raikkonen. E, forse ce lo eravamo un po’ colpevolmente dimenticato tutti, Lewis Hamilton. In una gara dura, sia fisicamente che mentalmente, su una pista dove la saldezza dei nervi è ancora più fondamentale della velocità pura, Hamilton ha confermato tutto il suo cristallino talento, il suo sangue freddo e la sua sapienza tattica. “Chapeau”, come ha argutamente osservato Ivan Capelli a caldo dai microfoni della Rai o, ancora più chiaramente, ha commentato uno che di talento e di vittorie se ne intende, ovvero Niki Lauda: “La gara l’ha vinta lui, non i progressi della Mercedes”. E questo penso sia il comento più adeguato a quanto successo nel caldissimo week-end ungherese. Lewis su tutti, quindi. Una corsa dominata di fatto, snocciolata giro dopo giro con grande controllo e tranquillità, forse anche a dispetto del fatto di non avere la macchina migliore del lotto. Prima e meritatissima vittoria con i colori della Mercedes per l’asso di Tewin, la quarta sul circuito di Budapest come il recordman Michael Schumacher e il ventiduesimo trionfo in carriera, cosa che gli permette di eguagliare nella “classifica” all-time dei Gran Premi conquistati un altro suo grande connazionale, ovvero Damon Hill. E ora, il più serio avversario di Sebastian Vettel per il Mondiale diventa senza dubbio l’inglese. Si, perché la Ferrari, ancora una volta ha dovuto giocare in difesa. Nonostante la caparbietà mai doma di Fernando Alonso che ha lottato con i denti fino alla fine per ottenere il miglior risultato possibile – e lo ha fatto, perché senza il drive-trough di Grosjean sarebbe arrivato sesto – la netta sensazione è che ormai la Rossa, dal punto di vista tecnico, sia la quarta forza del campionato, dietro alla lepre Red Bull, alla ormai sempre più concreta Mercedes e anche alla Lotus, la vettura meno capace di “punte prestazionali” fra quelle di testa ma che in compenso vanta una regolarità di prestazioni che gli altri non hanno. La F138 non è veloce come la Mercedes, né costante come la Lotus, né costante e veloce insieme come è invece la Red Bull. In una parola, per il prosieguo del campionato sarà dura. E’ stata la gara dei contatti, quella di Budapest. Massa, Rosberg, Button, Grosjean, lo stesso Vettel non hanno esitato a prendersi a ruotate per conquistare o difendere una posizione. Ed è un buon segno, in barba alla “commissione giudicante” che ormai indice investigazioni su qualunque tipo di sorpasso si faccia. Si è vista grinta, determinazione, tentativi al limite ed è questa la vera essenza delle corse. Per questo il Gran Premio, pur non essendo stato eccezionale è comunque trascorso godibile, salvaguardando il pomeriggio dalla classica palpebra pesante da Gran Premio noioso. Tanti i personaggi positivi. Detto di Hamilton, Seb Vettel ha vestito i panni di Alain Prost e ha chiaramente pensato al Campionato senza forzare un sorpasso su Kimi Raikkonen che era alla sua portata, gli avrebbe regalato il secondo posto ma che avrebbe comportato inutili rischi. Saggio e veloce, quindi, Vettel che ha ragionato da Campione del Mondo. Kimi Raikkonen si è confermato tornato ormai quello dei tempi migliori: il suo azzardo sull’ultimo “stint” lungo poteva essere controproducente ed invece il glaciale finlandese ha saputo condurre in porto il secondo posto nonostante una vettura al limite e delle gomme praticamente sulla tela. Prestazioni di rilievo le ha assicurate addirittura il quasi-pensionato Mark Webber che, partito decimo e grazie ad una tattica di gara che ha sparigliato le carte rispetto agli altri piloti, ha strappato un quarto posto, condito dal giro più veloce, che avrebbe addirittura potuto essere qualcosa di più. E poi il mio pupillo Romain Grosjean, protagonista nel bene e nel male, e che si gioca il podio con una leggerezza – il taglio della chicane dopo il contatto con la ruota di Button in fase di sorpasso – dovuta però alla troppa generosità. Suo il sorpasso più bello della giornata, quello all’esterno su Felipe Massa alla curva 3 con una manovra di forza e di coraggio. Bravo, nei limiti del possibile, anche Jenson Button che fa quello che può con una McLaren in prolungata crisi tecnica accentuata in una pista dove la deportanza, il punto debole della vettura di Woking, ha una importanza notevole. Prima di passare ai “cattivi”, una parola di speranza la spendiamo anche per la Williams che conquista con Pastor Maldonado il primo sospirato punto di questa travagliatissima stagione: era dal 1974, quando l’ancora giovane Frank aveva da pochissimo assemblato la sua FW01, la sua prima Formula Uno che non si chiamava ancora Williams ma Iso-Marlboro in ossequio ai suoi sponsor, che la prestigiosa marca britannica non andava incontro ad un inizio di stagione così disastroso. Dietro la lavagna Felipe Massa, mai in corsa e apparso addirittura remissivo e Nico Rosberg, che si conferma pilota dai due volti: fortissimo e velocissimo se le cose vanno bene, incapace di reagire di fronte alle difficoltà da cui si fa influenzare. Il suo ritiro quando era nono mentre il suo compagno volava verso il trionfo è abbastanza eloquente. Appuntamento adesso, il 25 agosto, sul quello che è senza dubbio il più bel tracciato di tutto il Mondiale, la storica ed affascinante pista di Spa-Francorchamps. Dove i campioni torneranno ancora a sfidarsi.



Leggi anche

Hamilton: "Coming out di Schumacher? Avrà cambiato idea sui diritti"/ "Sono felice per lui"Toto Wolff "Hamilton alla Ferrari mi ha fatto male"/ Formula 1, "Verstappen in Mercedes? Tutto può succedere"