Sul sito ufficiale della Marussia compare oggi un nuovo bollettino medico sulle condizioni di Jules Bianchi, su richiesta della famiglia del pilota francese unitamente al Mie General Medical Center di Yokkaichi, dove Jules sta lottando da nove giorni per la sua vita. Si legge che questi giorni sono stati particolarmente difficili sia per Bianchi che per la sua famiglia, e che “è stato necessario superare diverse sfide mediche e anche adesso la situazione rimane una sfida a causa del trauma assionale diffuso al cervello”. Le condizioni dunque restano “critiche ma stabili”. La famiglia è costantemente supportata dai pensieri e preghiere dei molti fans di Jules e dalla comunità automobilistica”. Infine, la notizia che un prossimo bollettino medico sarà eventualmente diffuso quando la famiglia Bianchi lo riterrà appropriato.



C’è sempre grande apprensione per le condizioni di salute di Jules Bianchi, sempre ricoverato all’ospedale di Yokkaichi; nel frattempo anche Alain Prost, quattro volte campione del Mondo di Formula 1, è tornato sull’incidente occorso a Suzuka, nel corso del Gran Premio del Giappone. Il francese è decisamente contrariato per quanto successo e se la prende con la FIA, come riporta la Gazzetta dello Sport: “Pur avendo rispetto per quanto fatto in termini di sicurezza negli ultii vent’anni, pur affermando che auto e circuiti sono stati migliorati, a Suzuka c’era solo una cosa fuori posto: quel c… di trattore sulla pista”. Insomma, nemmeno Prost ha accettato il fatto che per i commissari di gara fosse necessario esporre la doppia bandiera gialla per segnalare il pericolo; di fatto, si è visto, non è bastato. 



Sono passati nove giorni da quando Jules Bianchi è andato a sbattere contro la gru in pista durante il Gran Premio del Giappone. Nove giorni di ricovero all’ospedale di Yokkaichi; le condizioni del pilota francese restano disperate ma la speranza resta. Papà Philippe aveva già rilasciato qualche dichiarazioni ottimista, facendo sapere che il figlio sta lottando come un leone; ed è tornato a parlare, come riporta la Gazzetta dello Sport, toccando gli stessi tasti. “Jules vincerà la qualifica della vita” ha detto. “La situazione è disperata e ogni telefonata mi fa sussultare, penso sempre che sia dell’ospedale. Ma lui non si arrende, e già questo è un miracolo: i medici ci hanno detto che nessuno è mai sopravvissuto a un incidente così grave”. Naturalmente ci sono anche parole amare, quasi di sfogo: “La vita della nostra famiglia è stata distrutta in una settimana. Cosa faremo lontani da tutti? Stiamo vivendo un incubo, quando Jules starà meglio potremo forse trasferirlo a Tokyo e darci il cambio, e allora sarà un po’ più facile… Ma non abbiamo certezze e adesso possiamo solo aspettare”. Ribadisce ancora che “diventerei matto se guardassi il video dell’incidente, invece ho bisogno di dare, insieme alla mia famiglia, tutte le energie a Jules, per fargli sentire che siamo qui e vogliamo riportarlo a casa”; e poi traccia un parallelo con l’incidente occorso a Michael Schumacher lo scorso 29 dicembre. “Quando è caduto dagli sci sono stato male, e come tutti mi chiedevo perchè non ci dicessero come stava. Adesso ho capito: tutti mi chiedono come sta Jules, ma io non sono in grado di rispondere. E’ gravissimo ma stabile; un giorno sembra stare meglio, il giorno dopo peggio. I medici non si pronunciano, non sanno come evolverà”. Ma poi torna la speranza: “Con Schumacher ci sono voluti mesi prima che uscisse dal coma, eppure ho letto che Jean Todt spera che possa avere una vita quasi normale. E’ questo che io spero di poter dire un giorno”.



Ieri, domenica 12 ottobre 2014, si è corso il Gran Premio di Formula 1 in Russia e, prima di iniziare la gara, c’è stato un minuto di silenzio in segno di incoraggiamento verso il pilota francese Jules Bianchi. Otto giorni fa il pilota della Marussia ha subito un gravissimo incidente sulla pista di Suzuka in Giappone, riportando un danno assonale diffuso a causa della violenta decelerazione a cui è stato sottoposto. I piloti, pronti a partire, si sono raggruppati in cerchio nei pressi del traguardo, attorniando una scritta che recitava “Jules we are all supporting you”, fatta dipingere sull’asfalto per l’occasione, in un’altra delle moltissime dimostrazione d’affetto, sostegno e rispetto che questo giovanissimo pilota sta ricevendo, nella speranza che si riprenda e torni a gareggiare insieme ai suoi compagni.

Sono ormai passati otto giorni dal gravissimo incidente occorso a Jules Bianchi domenica 5 ottobre a Suzuka. La situazione resta molto critica a causa del grave danno assonale diffuso di cui ha parlato il comunicato ufficiale diffuso qualche giorno fa dalla Marussia, ma un minimo di ottimismo inizia ad esserci: infatti i primi giorni sono i più critici per la sopravvivenza del paziente in casi come questo, ed essere sopravvissuto per oltre una settimana è sicuramente un segnale positivo per il pilota cresciuto nel vivaio della Ferrari. Resta naturalmente una situazione delicatissima: il pericolo di morte non è ancora del tutto scongiurato e in ogni caso è presumibile che lo sfortunatissimo Jules possa avere riportato danni molto gravi, che potrebbero anche essere permanenti. Eppure, se non altro si può dire che si comincia a vedere una piccola luce in fondo al tunnel. Ricordiamo che Bianchi è ancora ricoverato in coma nel reparto di terapia intensiva del Mie General Hospital di Yokkaichi. Fin da subito sono arrivati in Giappone papà Philippe e mamma Christine, affiancati poi anche dagli altri due figli, Tom e Melanie, fratello e sorella di Jules, che si alternano con i genitori al capezzale del pilota francese. Resta in Giappone anche Alessandro Alunni Bravi, l’assistente di Nicolas Todt che è il manager del driver di origine italiane, che è stato in Giappone fino a sabato insieme a Gerard Saillant, il professore che già era stato al fianco di Michael Schumacher. Intanto non si placano le polemiche sulla sicurezza: a molti non piace il fatto che l’inchiesta sull’operato della direzione di gara sia stato affidato a Charlie Whiting, che è appunto il direttore di gara della Fia. Una indagine condotta da terzi sarebbe presumibilmente stata più convincente…