, come anticipato, ha ufficialmente presentato il nuovo team principal della Ferrari nel corso del pranzo di Natale tenutosi ovviamente a Maranello. Maurizio Arrivabene si insedia in quello che è stato il posto di Marco Mattiacci, liquidato dopo soli sette mesi e pubblicamente ringraziato dal neo presidente (intanto però la sua posizione è stata la prima a essere messa in discussione con tanto di ribaltone). La rivoluzione della Rossa è partita e Marchionne non le ha mandate a dire; il commento su quanto attende nel 2015 è stato fin troppo realista, senza troppi voli pindarici e false illusioni che in questo momento farebbero solo male ai tifosi. “Siamo in ritardo sul progetto della macchina” ha spiegato. “Questo sarà l’anno della ricostruzione: la scuderia sarà messa alla prova e dico fin da ora che se dovessimo vincere due Gran Premi sarebbe un successo, con tre sarebbe un trionfo mentre con quattro andremmo in paradiso”. Può non essere vista come un’esagerazione: la Ferrari nel 2014 ha raccolto la miseria di due podi (entrambi con Fernando Alonso, un secondo e un terzo posto) e per la prima volta dal 1993 ha chiuso senza pole position e vittorie. Curioso: 21 anni come il periodo che era intercorso tra il titolo piloti di Jody Scheckter e il primo di Michael Schumacher. Ecco perchè le parole di Marchionne non suonano come particolarmente funeste; il presidente sa bene quale sia la situazione e che tornare a vincere non sarà affatto semplice. “Siamo partiti tardi per scelte strategiche altrui; nel 2014 sono state spese troppe forze sulla stagione e poche sulla prossima, perciò dobbiamo compensare nello sviluppo”. La definitiva mazzata e presa di distanza dal passato, un passato che non gli appartiene e con il quale Marchionne vuole tagliare i ponti. La speranza di un futuro migliore c’è: “Anche la Mercedes ci ha messo due anni per vincere”. Vero, anche se le Frecce d’Argento nel 2013 si erano comunque portate a casa tre vittorie e otto pole position. Arriva poi il turno di Maurizio Arrivabene, che si è presentato parlando di “fiducia, e dobbiamo ricompattare il gruppo. Io non sono Mago Merlino, nè il mago Oronzo” con tanto di spiegazione della seconda citazione a Marchionne. E poi la conferma che “non arriverà altra gente, i ragazzi che abbiamo sono validi e vogliono distinguersi”. Dunque porte chiuse a Ross Brawn, per il quale non c’è opzione. L’altra cosa che il nuovo team principal ha detto è stata la ripresa di un concetto espresso da Michael Schumacher ai tempi in cui Sebastian Vettel faceva il suo esordio in Formula 1: “Forse sarà l’unico in grado di fare quello che ho fatto io in Ferrari”. Di uno come il sette volte campione del mondo c’è da fidarsi…
(Claudio Franceschini)