Forse non è una persona come tutte le altre, in una recente intervista torna a parlare di se e Michael Schumacher. Nel 2001 un tragico incidente durante una corsa in Germania gli portò via le gambe (di fatto, il bolognese sopravvisse per miracolo); ma lui non ha mai mollato, contraddistinto anche da quell’ironia tutta emiliana che oggi gli fa dire “Forse era destino: il responsabile dell’incidente si chiama Alex Tagliani…”. Ha iniziato a gareggiare con gli atleti diversamente abili, e a Londra ha vinto due medaglie d’oro alle Paralimpiadi. Nel corso di un’intervista rilasciata al programma Lucignolo 2.0, su Italia 1, Zanardi ha parlato anche di Michael Schumacher, che come lui 13 anni fa si trova ad affrontare una situazione in bilico.“A tutti quelli che mi chiedevano perchè avevo deciso di tornare a correre ho sempre risposto che nella vita, alla fine, le cose possono accadere”. ha detto Zanardi. “Non ho mai avuto la sensazione di essere andata a cercarmela scegliendo di correre in macchina”. E ha continuato: “Quello che è successo a Schumacher dimostra in pieno questa cosa: lui è stato sfortunato, ha avuto un incidente facendo una cosa che fanno tantissime persone”. Zanardi chiude poi con un messaggio di solidarietà: “Si può solo sperare che Michael recuperi: questa possibilità esiste, e glielo auguro dal più profondo del cuore”



Continuano le indagini sulle cause del grave incidente in cui è occorso Michael Schumacher sulla pista di sci di Meribel. Stando alle ultime ipotesi formulate dalla rete tedesca Rtl e rilanciate dal Telegraph in Inghilterra, ad essere sotto accusa adesso sarebbe la famosa telecamerina montata sul casco del campione tedesco. Anche se contro tutte le ipotesi basterebbe l’esame del filmato (sempre che la telecamera non si fosse distrutta nell’impatto con la roccia portando con se i preziosi frame di quegli istanti) secondo queste nuove teorie sarebbe stata proprio la webcam a causare le gravi lesioni cerebrali che stanno costringendo il campione tedesco in uno stato sospeso tra la vita e la morte. Come? Presto detto. Una incredibile dose di sfortuna potrebbe aver portato Schumi a cadere sulla roccia proprio con la telecamera fissata sul casco trasformando la base che la sosteneva in un punteruolo che avrebbe sfondato il casco e gli avrebbe fracassato il cranio. I caschi infatti, hanno la caratteristica di distribuire l’urto uniformemente sulla maggiore superficie possibile proprio per minimizzarne la portata di perforazione, mentre la base della telecamera avrebbe agito proprio al contrario, come un proiettile. Questa ipotesi, secondo le fonti giornalistiche estere, sarebbe quella che meglio concilia tutti gli elementi del dramma, compresa la bassa velocità di caduta che non avrebbe avuto conseguenze tanto devastanti se attutita da un casco in perfetta efficienza e libero da zone cedevoli, mentre sarebbe potuta essere sufficiente a causare queste lesioni se amplificata da questo improprio “punteruolo”.



La situazione di Michael Schumacher ha impressionato tutti, scatenando una vera e propria gara di solidarietà anche da parte di quelli che erano i suoi grandi rivali in Formula 1. Ecco infatti cosa ha dichiarato il canadese Jacques Villeneuve, che nel 1997 vinse un Mondiale precedendo proprio Schumi, che ora si trova in coma presso l’ospedale di Grenoble, in Francia. Il figlio del mitico Gilles sa cosa significa vivere un dramma in famiglia dovuto ad un incidente, e pesando proprio ai familiari del tedesco ha dichiarato ai microfoni di Sky Sports: “Sono rimasto veramente scioccato quando l’ho saputo. Deve essere veramente difficile per la sua famiglia, perché non possono fare altro che aspettare senza avere idea di cosa potrà succedere. Per loro è terribile. Una cosa del genere può capitare a chiunque di noi. Viviamo tutti al limite, compreso Michael. Ha vinto così i suoi Mondiali, poi ha gareggiato anche in moto. Aveva bisogno di adrenalina nella sua vita”.



Continua ancora l’iniziativa #ForzaMichael! sul sito Internet e sui social network della Ferrari. La scuderia di Maranello manifesta anche in questo modo la propria vicinanza a Michael Schumacher, ormai da oltre un mese e mezzo in coma presso l’ospedale universitario di Grenoble, anche se le ultime notizie e il comunicato ufficiale della portavoce Sabine Kehm sembrano indurre ad un certo ottimismo perché finalmente si parla di miglioramenti ed è stata scongiurata l’ipotesi di una polmonite. Intanto, tifosi e appassionati possono scrivere il proprio messaggio per Schumi tramite Facebook oppure Twitter, mentre ogni giorno la scuderia di Maranello pubblica sul sito un messaggio a cui viene data rilevanza speciale. Ieri, sabato 15 febbraio, la Ferrari ha pubblicato questo messaggio dell’ingegnere Gerald Brussoz: “Michael, ti ho conosciuto nel 2005, dopo aver avuto l’opportunità di lavorare con la maggiore parte dei piloti di Formula 1 dell’epoca. Devo dire che dal primo contatto ho capito che eri un pilota diverso. Diverso nella tua percezione, diverso nella tua capacità di adattarti a tutte le situazioni, diverso perché molto curioso, ma anche e soprattutto nella tua ‘vicinanza’ con i tuoi ingegneri e colleghi di squadra. Hai sempre capito che per diventare un Campione di Formula 1, non bastava sapere guidare. Per te, tutti i piccoli dettagli contavano. La tua Grandezza Umana è quella che ha fatto la differenza e che ti ha aiutato ad essere quello che conosciamo tutti: il Grande Schumi per sempre. Ero presente alla tua ultima gara con la Ferrari a San Paolo nel 2006 (che doveva anche essere l’ultima della tua carriera) e me la ricorderò per tutta la mia vita. Quest’evento riassume molto bene l’uomo che sei: un Combattente! Dopo pochi giri, ti ritrovasti all’ultimo posto dopo aver forato una gomma. Sapevi bene che le tue chance di essere un’altra volta Campione del Mondo di Formula 1 erano veramente piccole. Nonostante questo hai fatto una delle più belle gare della tua carriera, facendo una rimonta incredibile, superando tutti, per finire ad un bellissimo quarto posto. Quando hai spento il motore per l’ultima volta, mi è uscita una lacrima! Sei un combattente sulle piste, ma anche nella vita. Questo ti aiuterà, ne sono convinto, a recuperare dopo questo incidente. Abbiamo molto spesso parlato di sci, essendo io dell’Alta Savoia ed appassionato delle attività di montagna. Lo sappiamo tutti che queste attività sono pericolose ma il piacere che ti portano è cosi alto che solo quelli che le conoscono possono capire… A Grenoble, le montagne, le puoi vedere dalla tua finestra, ti aspettano di nuovo, dai che sei un combattente! Con l’aiuto della tua Famiglia e di quelli che ti amano, puoi regalarci una gara come quella di Sao Paulo 2006? Per favore!!!”. Un ricordo lungo e commosso, ennesima dimostrazione che alla Formula 1 manca anche l’uomo Michael Schumacher, non solo il campione.