Continua ancora l’iniziativa #ForzaMichael!, con la quale la Ferrari mostra ogni giorno la propria vicinanza a Michael Schumacher, il sette volte campione del Mondo di Formula 1 che con la scuderia di Maranello ha vinto la bellezza di 72 Gran Premi e cinque titoli iridati. Ce n’è bisogno più che mai per l’ex pilota tedesco, che è sempre in coma all’ospedale universitario di Grenoble dopo l’incidente dello scorso 29 dicembre e sul quale ieri si sono addirittura diffuse voci (false) sulla sua morte. Sono comunque giorni difficili, nei quali Schumi e la sua famiglia hanno bisogno di tutto il sostegno possibile. Dunque, la Ferrari pubblica ogni giorni messaggi per lui da parte dei tifosi, che possono scrivere tramite i social network, ma soprattutto da parte delle persone della scuderia di Maranello o altri nomi eccellenti del mondo dell’automobilismo. La frase di venerdì 7 febbraio è affidata non ad un uomo del Cavallino Rampante, bensì a colui che è stato il compagno di squadra del tedesco nella sua prima gara della carriera, cioè il pilota italiano Andrea De Cesaris, che correva per la Jordan nel Mondiale 1991 e per il Gran Premio del Belgio a Spa si vide affiancato dal debuttante Schumacher. Ecco il suo ricordo: “Ciao Michael, ho impresso di te il ricordo di quando esordisti con la Jordan F1 al mio fianco. Il mio ingegnere elettronico mi venne vicino e mi chiese perché non facevo in pieno l’Eau Rouge, una delle curve più difficili di tutto il Mondiale. Io gli chiesi perché mi facesse quella domanda dopo solo una sessione di prove libere, perché volevo prendere più confidenza con quella curva micidiale, e la risposta fu: “Michael la fa piena”! Questo fu il tuo esordio in Formula 1… Oggi devi fare un’altra curva altrettanto difficile, piena, ma conoscendo la tua determinazione e la tua forza d’animo so che ce la puoi fare. Tanti auguri Michael, tieni duro”.
A smentire le ipotesi circa la morte di Michael Schumacher non è stato un comunicato ufficiale dell’ospedale di Grenoble, dove il sette volte campione del Mondo di Formula 1 è ricoverato dal 29 dicembre, ma sarebbe stato un medico dello stesso nosocomio rispondendo alle domande di Serge Pueyo, giornalista di Rtl, una delle maggiori radio francesi. Come riportato dalla gazzetta.it, la situazione resta comunque molto critica: fonti vicine a Schumi parlano sempre di condizioni stabili, ma questa non è una notizia molto positiva ora che si sta tentando di svegliare dal coma l’illustre paziente. Informazioni più precise non ce ne sono, per cui è anche difficile trarre conclusioni su cosa stia succedendo davvero, tuttavia aleggia il rischio dello stato vegetativo. Uno stato del genere può protrarsi più o meno a lungo, anche la medicina non si sbilancia su questo perché ogni paziente si comporta in modo diverso, solo il tempo ci darà risposte.
È morto? Il tam tam si è scatenato – non si sa perché – oggi pomeriggio sul Web. Voci incontrollate e che l’ospedale di Grenoble si è subito premurato di smentire, negando con forza queste tragiche ipotesi. Dunque non ci sono particolari novità da registrare circa le condizioni di salute del sette volte campione del Mondo di Formula 1, che resta sempre ricoverato in coma presso l’ospedale della città francese, dove i medici proprio in questi giorni stanno cercando di risvegliarlo attraverso procedure molto complicate e delicate. I progressi dell’illustre paziente – a quanto riferiscono le indiscrezioni – sarebbero lenti, ma la cosa certa è che Schumi non è morto. I suoi tifosi possono continuare a sperare.
Una presenza molto importante al fianco di Michael Schumacher e della sua famiglia in queste difficili settimane è stata quella di Jean Todt, attuale presidente della Fia (Federazione Internazionale dell’Automobile) e dirigente della Ferrari ai tempi dei cinque titoli iridati consecutivi conquistati da Schumi al volante delle monoposto di Maranello.Nel suo ufficio c’è una sola foto, che ritrae tre persone: il figlio Nicolas, l’attuale moglie Michelle Yeoh e appunto Schumacher. Tante volte Todt è andato a visitare il campione all’ospedale di Grenoble, dove il sette volte campione del Mondo di Formula 1 è ricoverato dal 29 dicembre, data dell’incidente che ne ha messo in serio pericolo la vita. Il presidente della Fia è stato intervistato dal quotidiano tedesco Welt e ha dichiarato: “Michael e la sua famiglia sono molto amici per me. Lui è una parte importante della mia vita e ora è gravemente ferito. In questo momento difficile voglio dare loro ogni possibile assistenza, che spesso è semplicemente essere lì, presente”. Todt fu tra i primi ad accorrere all’ospedale in quella tragica domenica, inizialmente ogni giorno e ancora adesso con buona frequenza, anche se Grenoble dista ben 575 km da Parigi, dove lavora il massimo dirigente dell’automobilismo mondiale: “Penso che lui lo farebbe per me, se avessi un simile incidente. Anzi, sono sicuro che Michael sarebbe stato qui”. L’amicizia non si è incrinata nemmeno quando entrambi hanno lasciato la Ferrari. Nelle scorse settimane, Todt aveva celebrato così Schumacher, al quale era stato assegnato il premio Adac ‘Person of the Year’: “Michael è un combattente, conosco la sua energia, il suo coraggio e perseveranza e sono fermamente convinto che questo fa la differenza in un momento decisivo per il suo destino”. Ora che sono iniziate le procedure per cercare di risvegliare dal coma indotto Schumacher, ce ne sarà bisogno…
è in coma ormai da più di un mese dopo il suo incidente sugli sci. Ora sono iniziate le procedure per cercare di far risvegliare il sette volte campione del Mondo di Formula 1, ma questa sarà una fase molto delicata e con non pochi rischi. Insomma, saranno ancora giorni molto difficili per la famiglia, che già ha dovuto vivere numerosi momenti difficili in questi ultimi 40 giorni circa. La moglie Corinna non è mai mancata un giorno all’ospedale universitario di Grenoble, aiutata anche dalla non eccessiva distanza fra la città francese e la casa della famiglia Schumacher in Svizzera, dove Corinna torna tutti i giorni per dormire e dove vivono anche i figli Gina Maria e Mick, che periodicamente accompagnano la mamma per far visita al padre. Ora i familiari vivono una fase di speranza, in cui il risveglio di Schumi potrebbe essere vicino, ma anche di grande tensione. Secondo diversi esperti, questo processo è difficile da gestire per i parenti del paziente: “Svegliarsi dal coma non è come nei film”, ha detto alla Bbc Luke Griggs, portavoce dell’associazione Headway. “Questo è un processo che può richiedere diversi giorni o addirittura settimane. Per la famiglia, è un periodo stressante e orribile. La paura iniziale sulla vita del proprio caro è sostituita dai pensieri sui possibili effetti futuri della lesione cerebrale, che può essere devastante per un individuo, può completamente rovinare la vita quotidiana, azioni come camminare, parlare, pensare: è un cambiamento di personalità”.
Continua ancora l’iniziativa #ForzaMichael!, con la quale la Ferrari mostra ogni giorno la propria vicinanza a Michael Schumacher, il sette volte campione del Mondo di Formula 1 che con la scuderia di Maranello ha vinto la bellezza di 72 Gran Premi e cinque titoli iridati. Ricordiamo che l’ex pilota tedesco è sempre in coma all’ospedale universitario di Grenoble dopo l’incidente dello scorso 29 dicembre, anche se proprio in questi giorni sono in corso le operazioni necessarie per risvegliare Schumacher. Dunque, la Ferrari pubblica ogni giorni messaggi per lui da parte dei tifosi, che possono scrivere tramite i social network, ma soprattutto da parte delle persone della scuderia di Maranello. La scuderia di Maranello ha affidato il messaggio pubblicato sul proprio sito Internet al meccanico Giuseppe Rizzo, membro di quella squadra che con Schumacher scrisse tante pagine leggendarie per il Cavallino Rampante e tutto l’automobilismo: “Il mio pensiero è rivolto a una persona eccezionale, a un Campione dell’automobilismo ma principalmente a un Signore. Michael, hai vinto molte gare, tanti Mondiali e sei una leggenda in Formula 1, adesso vinci la battaglia più grande! Guarisci presto! Un abbraccio affettuoso, Beppe”. Un messaggio intriso di affetto, ennesima conferma della forza e della compattezza della squadra che aiutò Schumi a vincere quei Mondiali, un gruppo che ora si stringe di nuovo al suo campione nella battaglia più difficile.