È in fase di recupero dal coma indotto ormai da ben sette settimane.Questo lungo periodo di tempo può indicare un grave tipo di lesione come una sindrome del lobo frontale del cervello, sottolinea la versione on-line del giornale tedesco Focus. Il sonno artificiale ha aiutato il cervello di Schumacher a recuperare. Tuttavia, rimanere in coma per lungo tempo comporta anche rischi per i pazienti. “Più a lungo il coma dura, maggiore è il rischio di complicazioni e peggiore è la prognosi per il paziente”, spiega Andreas Zieger, medico capo della Neuroriabilitazione all’ ospedale di Oldenburg. Per questo è da sperare che Schumacher si svegli presto. “Una possibile spiegazione per una così lunga fase di recupero di un paziente in coma potrebbe essere un grave infortunio al lobo frontale”, dice lo specialista in neurochirurgia, che ha già affrontato molti casi simili. Il trauma cranico è una delle lesioni più complicate che possa colpire un essere umano, e per recuperare è fondamentale la vicinanza di persone care, che parlino al paziente, lo tocchino e gli facciano sentire musica e suoni graditi.



Pensa a Michael Schumacher, e dedica al tedesco parole speciali in una intervista concessa al quotidiano britannico ‘The Guardian’. Non indulge in banalità retoriche sullo sfortunato presente di Schumi, che è sempre ricoverato in coma presso l’ospedale di Grenoble, ma ricorda il vecchio avversario con cui in pista ha avuto contrasti anche molto duri: tutto sommato, il modo giusto per celebrare un sette volte campione del Mondo di Formula 1. Il britannico ricorda duelli spettacolari, che si sono spesso conclusi nella ghiaia o con ritiri di cui si discute ancora, come ad Adelaide nel 1994, nel Gran Premio che consegnò al tedesco – allora alla Benetton – il primo titolo iridato, mentre Hill dovette aspettare il 1996 per vincere il suo unico Mondiale. Schumacher “aveva una grande fiducia in sé stesso. Ha lavorato a stretto contatto con la sua squadra e sul suo talento per migliorare”. Proprio in quegli anni Schumacher disse che la classe di Hill non era da Mondiale, e a distanza di tanti anni Hill ammette con onestà: “Mi fa male ancora. Ma una parte di me pensa che forse aveva ragione”.



A pochi giorni di distanza dal comunicato in cui parlava di “segnali incoraggianti”, è tornata a parlare Sabine Kehm, la manager di Michael Schumacher: “Michael è ancora in fase di recupero, non si è ancora svegliato. Siamo ovviamente in attesa, ma abbiamo imparato ad accettare che ci potrebbe volere ancora molto tempo”. Insomma, ci vorranno ancora pazienza e tempo, ma un certo ottimismo sembra ormai essere consolidato, e pure il fatto che la Kehm abbia parlato per la seconda volta in quattro giorni, dopo pause precedenti anche molto lunghe tra una informazione e l’altra, può certamente essere interpretato come un segno di maggiore fiducia sulle condizioni di Schumi da parte della famiglia e dei più stretti collaboratori del sette volte campione del Mondo di Formula 1, che continua ad essere ricoverato in coma presso l’ospedale di Grenoble dopo l’incidente subito il 29 dicembre scorso.



Un’altra giornata di speranza e preghiere per Michael Schumacher, ancora ricoverato all’ospedale di Grenoble dopo l’incidente sciistico dello scorso 29 dicembre. Le condizioni di salute dell’ex-pilota tedesco sembrano in lieve miglioramento, a confermarlo è stata la portavoce della famiglia qualche settimana fa parlando di piccoli passi avanti, ma regna comunque un cauto ottimismo. La Ferrari dal canto suo continua a raccogliere i messaggi di vicinanza verso il pilota tedesco, che si possono inviare tramite Facebook o Twitter all’hastag #ForzaMichael!. Ieri in particolare è stato pubblicato quello del pilota Michael Brundle. Ecco le sue parole indirizzate a Schumi: “Ciao Michael, pensiamo a te e alla tua famiglia ogni giorno, aspettando con ansia buone notizie su quella che oggi è la tua sfida più grande. Hai tutto il nostro supporto e i nostri più cari auguri in questi giorni tristi. Confidiamo con tutto il cuore in tempi migliori. Famiglia Brundle