Ayrton Senna prima di morire. A vent’anni dalla scomparsa del grande pilota brasiliano riemergono le parole delle persone a lui vicine, che negli anni dopo il decesso hanno ricostruito le sue ultime ore di vita. La compagna Adriana Galisteu ad esempio dichiarò tre anni dopo l’incidente di Imola che alla vigilia del gran premio, nel giorno della morte di Roland Ratzenberger, aveva ricevuto una telefonata preoccupata in cui Ayrton le disse: “Imola mi dà i brividi, sono molto scosso, mi sta passando la voglia di correre”. Anche Celso Fratini, amico e collaboratore di Senna, aveva notato qualcosa di insolito e strano nel comportamento del pilota: “Prima della partenza, era strano, diverso. Di solito, lui scherza con i meccanici, parla, ride. Ieri no. Se c’è una cosa che mi ha colpito è questa immagine che io ho davanti agli occhi. Lui che se ne stava fermo, con le mani appoggiate sull’alettone posteriore, lo sguardo perso sulla macchina, come se l’accarezzasse, senza dire una parola, per tre, quattro minuti. È arrivato uno, gli ha chiesto un autografo, e lui ha fatto un cenno per dire di no. Sembrava che sentisse qualcosa, che temesse qualcosa”. 



Anche Valentino Rossi ha voluto ricordare Ayrton Senna nel ventesimo anniversario della morte. Lo ha fatto a margine di alcune dichiarazioni sul Gran Premio di Jerez de la Frontera, che lo vedrà protagonista nel weekend (domani le prove libere); il Dottore ha rivelato che “ricordo bene quel giorno, purtroppo. Seguivo molto la Formula 1, anche se devo dire che non ero un grande fan di Senna”. Rossi ha ammesso che il suo pilota preferito era un altro: “Tifavo per Nigel Mansell, ma Senna era un eroe: con la sua macchina ha fatto qualcosa che è rimasto nella storia di quello sport, come il primo giro sotto la pioggia a Donington”. Gran Premio d’Europa 1993: Senna parte dalla seconda fila (quarto), viene superato anche da Wendlinger ma in una sola tornata salta Michael Schumacher, poi l’austriaco e le due Williams di Damon Hill e Alain Prost. Vincerà con 1 minuto e 23 secondi di vantaggio su Hill, doppiando anche il storico rivale. “E’ stato fonte di ispirazione per tanti piloti” ha concluso Valentino Rossi. 



A vent’anni dalla morte di Ayrton Senna il mondo sembra fermarsi nel ricordo della tragedia. Non solo a Imola, dove all’autodromo intitolato a Enzo e Dino Ferrari si terranno quattro giorni di celebrazioni per ricordare il pilota scomparso nello schianto alla curva del Tamburello; anche gli aerei ricordano un personaggio che per un intero popolo, e non solo, è stato un mito. Come? Adornando il muso con i colori che riproducono il celeberrimo casco di Ayrton, quello che ha indossato per tutta una carriera. Quello che era stato portato come in processione nel giorno dei funerali, e quello che oggi è stato ricordato anche da Fernando Alonso, in una commossa dichiarazioni sull’eroe che Senna era quando l’asturiano era un bambino. 



A vent’anni dalla morte di Ayrton Senna, avvenuta a Imola il primo maggio del 1994, la sorella Viviane ha ricordato come il tragico incidente, e quello che il giorno precedente era costato la vita a Roland Ratzenberger, fossero stati necessari per introdurre misure di sicurezza nei Gran Premi di Formula 1 che, a dire il vero, sarebbero già dovute entrare in vigore. Effettivamente fu così: già dalla gara successiva a quella di Montecarlo (avvenuta due settimane dopo Imola) e cioè in Spagna, si videro cambiamenti all’aerodinamica delle monoposto, con la riduzione dell’alettone anteriore. Dal 1995 invece vennero ridisegnati i telai e sui circuiti del Mondiale comparirono le prime varianti temporanee con gomme e birilli che creavano chicane dove in precedenza c’erano lunghi rettilinei che aumentavano la velocità di punta e di conseguenza la pericolosità delle curve successive. Dal 1997 invece fu introdotto l’Euro Ncap, ovvero il grado di sicurezza passiva di un’auto, e con l’ausilio dei crash test sono stati creati abitacoli che di fatto sono indistruttibili. Una delle introduzioni più sostanziali riguarda invece il sistema Hans, ovvero Head And Neck Support: una protezione che si posiziona dietro il collo per evitare fratture alla colonna vertebrale; obbligatorio dal 2001, si deve al lavoro svolto dal medico della FIA Sid Watkins, ovvero l’uomo che soccorse Senna sulla pista di Imola in quel giorno di maggio di vent’anni fa. Per quanto riguarda invece il Gran Premio di San Marino, dal 2006 non si corre più; un po’ per l’introduzione di queste norme di sicurezza, un po’ perchè l’espansione del circus Formula 1 ha sempre più spostato l’attenzione verso mercati extraeuropei come Bahrain, Corea, India, Abu Dhabi e via dicendo.

Sono passati vent’anni da quel primo maggio 1994, quando Ayrton Senna perse la vita sul circuito di Imola. Un weekend sciagurato, già segnato dal gravissimo incidente occorso a Rubens Barrichello nel corso delle prove libere e dalla morte di Roland Razenberger nelle qualifiche del sabato. Quella domenica Senna, che avrebbe corso con la bandiera austriaca in tasca per eventualmente omaggiare il collega (lo avrebbero scoperto le infermiere dell’Ospedale Maggiore di Bologna), aveva centrato la pole position pur con una Williams che a differenza degli anni precedenti non era troppo competitiva; al via della gara ci fu subito un incidente tra la Benetton di J.J Letho (rimasta ferma sulla pista) e la Lotus di Pedro Lamy. Alcuni rottami arrivarono fino in tribuna e ferirono nove spettatori. Al secondo giro dopo l’uscita della Safety Car, il settimo in totale, Senna – che era rimasto in testa davanti a Michael Schumacher – andò fuori pista alla curva del Tamburello, per il cedimento del piantone dello sterzo. Un pauroso segno del destino: la notte precedente, volendo migliorare la visibilità della strumentazione, il pilota brasiliano aveva chiesto e ottenuto di modificarlo allungandolo. La saldatura manuale non si dimostrò all’altezza: Senna perse il controllo della Williams, la telemetria avrebbe successivamente dimostrato che provò a frenare scalando le marce e ridusse la velocità fino a poco più di 200 chilometri orari. Non fu sufficiente, anche perchè un gradino d’asfalto posto sulla via di fuga costò un sobbalzo alla monoposto: l’impatto fu tremendo, il puntone della sospensione destra si spezzò e penetrò nella visiera del casco. Le lesioni fatali si devono a quella ferita, e alla perdita di più di tre litri di sangue. Il medico FIA Sid Watkins accorse subito, ma non andò con l’elicottero al Maggiore di Bologna: segno che aveva già capito come non ci fosse più nulla da fare. Altra ironia: lo avrebbe raccontato anni dopo Gerhard Berger. Nel 1989 il pilota austriaco, compagno di Senna in McLaren e diventato negli anni un amico, aveva avuto un brutto incidente in quella stessa curva. I due avevano deciso di fare qualcosa per migliorare la sicurezza di quel punto ma, andati a verificare la situazione, avevano trovato un fiume proprio dietro il muro del Tamburello. “Ayrton è morto proprio nel punto in cui ci affacciammo a guardare”. 

Sono in molti a ricordare il pilota brasiliano Ayrton Senna a vent’anni esatti dalla sua scomparsa. Le iniziative si stanno moltiplicando in tutto il mondo e naturalmente non può esentarsi il Brasile, patria del compianto corridore. A riguardo va segnalato il tributo del Corinthians, nota squadra dello stato di Sao Paulo per la quale Ayrton faceva il tifo, che ieri sera, in occasione della sfida contro il Nacional-AM, ha deciso di indossare il famoso casco giallo, reso celebre proprio da Senna. I calciatori del Timao sono entrati in campo con il casco sottobraccio che poi hanno indossato al momento dello schieramento per le foto di rito e i saluti. Un tributo che ha decisamente portato fortuna visto che la squadra di San Paolo ha trionfato con il rotondo risultato di 3 a 0. Senna è sempre stato un grande tifoso di calcio, sia di club quanto della Seleçao. Memorabile a riguardo la vittoria del Brasile nei Mondiali del 1994, che decise di dedicare la vittoria proprio al pilota di Formula 1, scomparso pochi mesi prima dopo il tragico incidente a Imola.

Anche la Ferrari sarà presente all’Ayrton Senna 1994-2014: all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola, da oggi fino a domenica 4 maggio, Fernando Alonso e Kimi Raikkonen, accompagnati da Pedro De La Rosa, Luca Baoder (che è stato collaudatore della rossa di Maranello) e Jules Bianchi oggi alla Marussia ma rappresentante della Driver Academy, renderanno omaggio al pilota brasiliano tragicamente scomparso vent’anni fa nel corso del Gran Premio di San Marino. Il pilota spagnolo della Ferrari ha così ricordato Senna, come riportato da La Gazzetta dello Sport: “Quando andavo a scuola non avevo la foto di una ragazza sul diario; ero troppo piccolo. Ma avevo Ayrton, di cui tenevo anche un grande poster in camera. La sua morte fu un evento tristissimo, e io voglio esserci a Imola, vicino e presente in un giorno che evoca quel ricordo”.

Vent’anni fa, l’1 maggio 1994, morì Ayrton Senna. Pilota brasiliano nato a San Paolo il 21 marzo 1990, fu tre volte campione del mondo in Formula 1 ed è considerato uno dei migliori di tutti i tempi. Senna vinse il campionato mondiale di Formula 1 nel 1988, nel 1990 e nel 1991 sempre con la McLaren. Morì durante il Gran Premio di Imola nel 1994, per un incidente occorsogli alla curva denominata Tamburello dove successivamente (nel 1997) è stato eretto un monumento in bronzo in suo onore. E’ il terzo pilota per numero di gran premi vinti nella storia della Formula 1, con 41 successi: meglio di lui solo (per adesso) Michael Schumacher con 91 e il grande rivale Alain Prost con 51. Proprio il francese iniziò a collaborare attivamente con l’Instituto benefico Ayrton Senna, voluto dalla famiglia del brasiliano, dopo la morte del collega ad Imola. La sorella di Ayrton, Viviane, è tornata all’1 maggio 1994 dichiarando in un’intervista: “Tutti sono colpevoli per la morte di Ayrton e Ratzenberger, è stata necessaria la loro morte perché si prendessero in Formula Uno le misure di sicurezza che ci sarebbero dovute essere anche prima“. Roland Ratzenberger era un pilota austriaco deceduto a sua volta in quel week-end di Imola, nella sessione di qualifiche. Aveva 33 anni.