Si terranno domani a Milano i funerali, in forma privata, di Mario Poltronieri, lo storico telecronista di Formula 1 per la Rai morto all’età di 87 anni. Una generazione di italiani è stata accompagnata nelle gare dallo stile garbato e professionale di Poltronieri. Tutti lo ricordano come un “signore”, mai protagonista di un gesto smisurato, e per la sua grande competenza, del resto in gioventù era stato un pilota e collaudatore Abarth. Indimenticabile la storica telecronaca de magistrale duello (considerato “il duello dei duelli”) tra Renè Arnaux e Gilles Villeneuve al Gran Premio di Digione, in Francia, nel 1979: il ricordo appartiene ad una generazione che può rispolverarlo cliccando qui. Figlio di un violinista, Mario Poltronieri comunque ha avuto anche una parentesi politica, seppur breve: nel 1999 è stato candidato, non eletto, per il parlamento europeo con la lista Rinnovamento Italiano.
Con la morte di Mario Poltronieri si spegne una storica voce della Formula 1 in televisione. Per ricordare qualeèstato il valore di Poltronieri, ci affidiamo al ricordo di un altro giornalista appassionato di motori, Leo Turrini, che ha scritto un commosso articolo per il sito quotidiano.net. Turrini ricorda così l’amico e collega scomparso: “La sua narrazione sempre pacata quasi contrastava con la fragorosa esuberanza delle corse: eppure Marietto, come lo chiamavamo noi amici, aveva creato uno stile. Difficilmente si esaltava, raramente perdeva la pazienza: ma riusciva ad interpretare gli eventi e a spiegarli quando la potenza del mezzo nemmeno era lontana parente della tivù di oggi. Lui non aveva diciotto monitor a disposizione. Gliene bastava uno”. Turrini paragona Poltronieri a un’altra storica voce dello sport, Nando Martellini per il calcio. Gli errori erano probabilmente più frequenti all’epoca, ma Poltronieri “era rispettato per la buona fede che metteva nei commenti”. Anche lo stile era decisamente di altri tempi: “Non urlava, non pretendeva di imporre una opinione. Aveva il dono dell’educazione: entrava nei nostri salotti in diretta e quasi chiedeva permesso. Non mi par poco. Ho avuto la fortuna di conoscerlo bene, ho anche lavorato con lui. Penso abbia insegnato tanto a tanti, sebbene non siano troppi quelli che davvero hanno imparato la sua lezione. Ci mancherà. Meglio ancora, ci mancava già”.
Nella propria casa di Milano a 87 anni. Lutto nel mondo della Formula 1, dal momento che per tanti anni proprio Poltronieri è stato la voce delle telecronache della Rai di Formula 1. Visse anni leggendari, con le imprese di grandi campioni quali ad esempio Niki Lauda, Gilles Villeneuve, Jody Scheckter, Alain Prost, Ayrton Senna, Nelson Piquet e anche gli inizi di Michael Schumacher, visto che la sua ultima stagione fu il 1994, quando raccontò il primo titolo del tedesco ma anche la morte di Senna a Imola, come già aveva dovuto fare per la tragedia di Villeneuve a Zolder 1982. Erano tempi difficili anche per il suo lavoro: non c’erano monitor e replay in quantità come quelli di oggi, con un solo schermo doveva raccontare quello che succedeva in pista e spesso anche interpretarlo, ma Poltronieri ci riusciva con competenza, uno stile lontano dagli urli di oggi ma sempre venato di umorismo. Non solo Formula 1, perché per anni raccontò pure il Motomondiale, quando calendari meno intasati permettevano questa doppietta, dunque tanti successi di Giacomo Agostini furono raccontati dallo stesso Poltronieri, che vanta persino la prima telecronaca Rai di un match di baseball nel 1964. L’automobilismo era comunque la sua grande passione, anche perché da giovane era stato pilota di buon livello: nel corso della sua carriera stabilì 112 record di velocità sulle curve sopraelevate del circuito di Monza. In anni più recenti è stato opinionista per numerose emittenti: ricordiamo l’intervista che concesse a IlSussidiario.net in occasione della prima vittoria in carriera di Nico Rosberg nel 2012 (clicca qui per leggerla), che era anche la prima della Mercedes dal ritorno dei tedeschi come costruttore autonomo. Ci saluta proprio al termine della stagione in cui Rosberg ha scritto la sua storia, ma di certo mancherà a tutti gli appassionati.