La follia di un ragazzino rischia di compromettere la corsa Ferrari per il Mondiale. Max Verstappen al via chiude la porta a Kimi Raikkonen, la cui monoposto si gira di traverso finendo addosso a quella di Sebastian Vettel, che poi conclude il GP di Singapore qualche metro dopo. Il pilota della Red Bull, che può vantare nella sua breve carriera più incidenti che podi, ha respinto ogni addebito per la collisione al via: sostiene di non avere alcuna colpa nel ritiro delle Ferrari, ma si dice comunque contento di ciò. Una mancanza di eleganza che rispecchia del resto il suo “stile” di guida: «Alla fine sono contento che almeno ci siamo ritirati tutti». E allora ci aveva visto giusto Lewis Hamilton, che al termine delle qualifiche ieri aveva riposto tutte le sue speranze di rimonta nell’olandese, non nella sua Mercedes. «Sebastian ha Max alle spalle, quindi può succedere di tutto allo start». Quasi profetico il britannico, ma del resto serpeggia nel Motorsport – e tra gli appassionati di Formula 1 – la sensazione che avere al proprio fianco sulla griglia di partenza Max Verstappen sia un handicap.
La domanda sorge spontanea: Max Verstappen ci è o ci fa? Scarica le responsabilità del maxi incidente a Sebastian Vettel, il quale – a detta sua – avrebbe dovuto lasciarlo passare anziché coprirgli la traiettoria, ma non dice nulla a proposito della sua andatura. Stando alla sua particolarissima teoria, avrebbe dovuto alzare il piede dal pedale dell’acceleratore per far sfilare Kimi Raikkonen, che era evidentemente partito meglio di lui, così da non compromettere la sua gara. Come al solito, si è lasciato sopraffare da quella voglia di fare che il più delle volte si trasforma in strafare. Sebastian Vettel non è stato sicuramente protagonista di una partenza scattante (e questo resta il suo tallone d’Achille), ma da leader della corsa ha fatto quello che fanno tutti i piloti: difendere la propria posizione. E quando ciò accade i piloti più esperti sanno bene che l’unica opzione plausibile è rimandare il tentativo di sorpasso all’occasione successiva. I piloti esperti, appunto. In fondo è tutto qui il problema, nell'(in)esperienza.
E fino a quando nessuno si fermerà a parlargli, anziché tirare acqua al proprio mulino, le cose non cambieranno. «Max non poteva scomparire. Chi gli attribuisce delle colpe ha problemi di vista», la difesa di Chris Horner, team principal Red Bull. Forse abbiamo problemi di vista, purtroppo non di udito: «Io potevo frenare, ma non potevo togliermi dal sandwich». Ah no?
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— marco asfalto (@marcoasfalto) 17 settembre 2017