Dan Gurney è morto: una delle leggende dell’automobilismo americano si è spento all’età di 86 anni in seguito alle complicazioni di una polmonite. Lo ha annunciato ieri la famiglia: «Con un ultimo sorriso sul suo bel volto, Dan è partito verso l’ignoto oggi appena prima di mezzogiorno». Sono tantissimi i successi che ha collazionato nella sua carriera di pilota, prima che di manager e costruttore. Tante le specialità alle quali ha preso parte: Formula 1, Stock Cars, Indycars e prototipi. E così i piloti che ha ingaggiato. Gurney ha corso anche con la Ferrari, poi con Brabham, Porsche, BRM e McLaren, arrivando alla monoposto di sua costruzione, Eagle, con la quale al Gran Premio del Belgio del 1967 conquistò la sua quarta e ultima vittoria nel Mondiale, sigillando una carriera grandiosa. In totale sono 87 i Gran Premi che Dan Gurney ha disputato in Formula 1 tra il 1959 e il 1970. Indimenticabile anche il successo alla 24 Ore di Le Mans del 1967 alla guida della Ford GT40 Mk IV divisa con AJ Foyt.
DAN GURNEY, ADDIO AD UNA LEGGENDA DELL’AUTOMOBILISMO
Dan Gurney è il pilota che ha inaugurato quella che è diventata ormai una consuetudine: spruzzare lo champagne sul podio. Sul podio inaffiò di bollicine Herny Ford II, Carrol Shelby e il co-pilota AJ Foyt, un altro mito del motorsport Usa. Oltre che campione al volante e imprenditore delle corse, è stato anche un innovatore. Con la sua “White Letter” inviata agli altri team manager della Formula Indy li convinse a ribellarsi allo strapotere della USAC forzando lo strappo da cui nacque la CART. Fu anche uno dei primi piloti ad usare il casco integrale in Formula 1 e a introdurre il “Gurney Flap”, una piccola appendice aerodinamica. Enzo Ferrari lo chiamava il “Marine”: da Maranello andò via con una lettera di ringraziamenti pubblicata poi sull’autobiografia del Drake. Mario Andretti lo ha ricordato con un messaggio su Twitter: «È stato il primo a ispirare la mia carriera, sognavo di essere come lui». Anche la Ferrari ha voluto rendergli omaggio sui social.