Se ne parla in continuazione. Kakà all’Inter sì, no, forse. Ma aldilà delle voci, perché il brasiliano può davvero diventare un giocatore nerazzurro?

È la logica a rispondere di sì. Ci sono diversi fattori che si sposano alla perfezione tra le volontà del club di Corso Vittorio Emanuele e quelle del campione ex Milan.



Cominciamo dal lato economico: Kakà arriverebbe all’Inter in prestito con obbligo di riscatto a giugno. Il perché è semplice, i nerazzurri vogliono tenersi da parte qualche bel milioncino da investire su altre pedine a gennaio, ma fissare comunque il prezzo del giocatore ora che è svalutato dall’infortunio. Se recupererà sarà così un affare. Altrimenti, non sarà comunque un salasso. Un’operazione che sa di rischio calcolato. E che ha un altro enorme motivo che spiega l’investimento: la volontà di fare un altro sgarbo al Milan dopo Leonardo.



Proprio il tecnico è uno dei fattori che spinge Kakà verso Milano. Leonardo-Kakà è un binomio che solo l’esigenza delle casse rossonere ha spezzato la scorsa estate e non con dolore. Leo è colui che ha portato Kakà al Milan e poi se lo è visto portare via proprio mentre si era appena seduto sulla panchina milanista. Ci rimase male, l’allenatore brasiliano, che anche sul finire di stagione rinfacciò la scelta a Berlusconi. Quindi portarlo all’Inter sarebbe una bella rivincita.

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Anche perché Kakà non ha più motivi (e motivazioni) per stare a Madrid. Il suo sogno di giocare nei blancos si è trasformato in un incubo. Poche prestazioni, tanti infortuni e tifoseria freddina nei suoi confronti. Gli idoli da quelle parti sono ormai altri e Kakà non si sente per nulla coccolato. Cambiare aria può dare nuovi stimoli.



 

Ma all’Inter Kakà non si sentirebbe un traditore? No, di certo. Ormai discorsi del genere possono giusto farsi nei bar. Kakà è un professionista e pensa dunque al suo bene, non al cuore dei tifosi. Non ci ha mai pensato, in verità, aldilà delle ipocrisie. E in più c’è la volontà di tornare a Milano (in senso di città). Che Kakà ama sul serio, perché è lì che ha vissuto la parte più bella della sua vita. Con o senza Milan.