Il primo anticipo della dodicesima giornata vede l’Inter tornare al successo battendo il Cagliari per 2-1. Dall’uovo partita escono le sorprese che non t’aspetti. E che forse non s’aspettava nemmeno Ranieri, che il giro di ricognizione pre-gara ha privato di Sneijder, regista illuminato nella sua Inter ancor pagana. Effetto domino last minute: con l’olandese accomodato in tribuna, Coutinho titolare dietro Zarate-Pazzini e Ricky Alvarez che corre a cambiare l’abito da sera con la tuta da panchinaro. Strano ma vero, il disegno vincente apparirà unendo i puntini di questi sciagurati eventi. La partita, specie nel primo tempo, conferma il recente andazzo della truppa nerazzurra: buona volontà sfogata in un’apprezzabile mole di gioco tuttavia mancante di risolutezza al momento del dunque. Tra gli sfarfallii di uno Zarate molto mobile e il lavoro di sponda di Pazzini l’attacco milanese si limita ad agitare le acque; per la verità la dea bendata non aiuta, dirottando sulla traversa gli affondi più significativi con la mediazione di Spider-Agazzi.
Attenzione però: sia la traversa di Pazzini (improvvisa botta da fuori) che quella di Zarate (brioches su punizione) testimoniano lo scarso feeling dell’Inter con l’area di rigore. Il Cagliari per la verità si limita ad aspettare alla ricerca di contropiedi succulenti; la partita che ne scaturisce si sviluppa per gran parte nel pic-nic tra la metacampo e l’area rossoblù. Spingendo verso il vantaggio l’Inter gioca più palloni (617 contro 512) stringendo progressivamente la morsa verso la porta avversaria; i sardi contenendo arretrano il baricentro allontanandosi dalle coste di Julio Cesar: il vento di pericolosità soffia verso la Sardegna (61,5% l’indice interista contro il 33% del Cagliari). Statistica che prende forma soprattutto nella ripresa, quando la mossa a sorpresa di Ranieri (Alvarez per Zarate), ricompone l’assetto in un 4-3-2-1, con l’argentino e Coutinho a sostegno di Pazzini.
L’intuizione è buona: con un uomo in più nel limbo decisivo del campo, l’Inter allarga le maglie centrali avversarie creando più spazi nella trequarti. Più scommesse, più possibilità, più occasioni, diceva uno spot: raddoppiano i tiri mentre i sardi stanno a guardare (sarà 15 a 6 il bilancio delle conclusioni), ed arriva anche il gol, al 54’. Stavolta la dea compensa, distraendo il guardalinee De Pinto che non coglie il fuorigioco di Thiago Motta: sulla punizione da sinistra di Alvarez, la spizzata del Pazzo trova al di là di tutti l’italo carioca, lesto a controllare e superare l’uscita di Agazzi d’interno sinistro. Dopo il gol liberatorio l’Inter vive la fase migliore: la vivacità di Coutinho ed Alvarez distende il fraseggio dando respiro ai centrocampisti, che godendo di maggiore libertà offrono più sostegno all’offensiva. Il raddoppio arriva conseguente 6’ dopo: la progressione di Alvarez trascina la sfera in zona Coutinho (sì, sempre loro!), che dopo un paio di finte alla panna scarica in rete una stecca di cioccolato a pelo d’erba su cui Agazzi nulla può.
La mezz’ora finale ripropone il canovaccio iniziale, con Ballardini che prova a scostumarsi inserendo Ibarbo e Larrivey. Il Cagliari recupera fettine di campo e possesso palla, ma senza creare grossi grattacapi alla difesa nerazzurra. Il gol arriverà solo nel finale (88’) e in circostanze un po’ casuali: Nainggolan abusa dell’inesperienza di Faraoni arrivando al tiro da sinistra, caffè normale corretto dalla zampata di Larrivey (tenuto in gioco da Zanetti) che ingozza Julio Cesar. È prematuro, e senza Cossu ancor più difficile, cercare di capire quali innovazioni apporterà Ballardini; l’impressione (già figlia della gestione Ficcadenti) è quella di una squadra che non ha grossi problemi nel gestire il pallone: 45% di possesso, 65% di giocate riuscite, 10 minuti di supremazia territoriale a fronte dei 12 nerazzurri sono numeri che lo confermano. Il problema semmai risiede nell’ottimizzazione delle giocate, e la suddetta scarsa pericolosità lo dimostra. Del resto è per questo che Cossu è così importante per il destino dei fratelli isolani.



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