Sognando Mourinho. Parafrasando il film ‘Sognando Beckham’ di qualche anno fa, si può dire che quella legata allo stratega di Setubal sia una vera e propria ossessione per Inter e Chelsea. Entrambe sono a caccia di un nuovo tecnico. I nerazzurri, per far fronte all’improvviso voltafaccia di Leonardo, che ha deciso che no, la carriera di allenatore non fa per lui, ed i Blues che vogliono voltare pagina dopo l’ultima deludente annata con Carletto Ancelotti in sella. Serve tornare a vincere, e a chi hanno pensato i due club? A Mourinho, o meglio, visto che è difficilissimo, se non impossibile strapparlo al Real (almeno per quest’anno), a colui che più gli somiglia. Vale a dire Andrè Villas Boas, giovane (classe 1977) prodigio della panchina a livello mondiale. Ha un’età che è la stessa di molti calciatori, anzi anche più giovane, se pensiamo ai Del Piero, ai Totti o agli Zanetti. Ed è un portento di professionalità, sapere tattico e mentalità vincente. Al Porto ha fatto finora furore. Impressionanti i suoi numeri. Su 58 gare alla guida dei Dragoes ne ha vinte ben 49, perdendone solo 4. Quest’anno, come il suo illustre predecessore Mourinho, che ci ruscì nel 2003, ha fatto la tripletta, conquistando campionato portoghese, coppa di Portogallo ed Europa League. Con i suoi 33 anni e 213 giorni è diventato il più giovane tecnico a vincere una coppa europea, battendo il precedente record di Vialli che, a 33 anni e 308 giorni, vinse la Coppa delle Coppe nel 1998. Personaggio affascinante, colto, ironico, Villas Boas fin da giovane ha una sola ossessione: diventare un grande allenatore. La fortuna fa sì che Bryan Robson, all’epoca allenatore del Porto, vada ad abitare nel suo stesso palazzo. Gli lascia allora una lettera sotto la porta per consigliargli un uso diverso dell’attaccante Domingos Paciencia. Sì, proprio lui, il tecnico del Braga (passato ora allo Sporting Lisbona), sconfitto dallo stesso Boas nella finale di Europa League. Robson capisce che il ragazzo è una mente brillante e lo inserisce nel suo staff, nel quale c’è già un certo Josè Mourinho come interprete. Il trio si ricostituirà a Barcellona nel ’96. Poi, dopo un’esperienza come ct delle Isole Vergini, a soli 23 anni, torna al Porto, dove allena l’Under 19, vincendo 24 partite su 27 disputate. Da qui in poi seguirà come un’ombra Mourinho, con cui condividerà le esperienze al Porto, al Chelsea e all’Inter, in qualità di assistente tecnico. Proprio Chelsea ed Inter, dopo aver vinto con Mou, vogliono ora il suo discepolo. Per chiudere un cerchio di vittorie, dopo un’annata interlocutoria. C’è da chiedersi: Mourinho è diventato un brand? Se non è possibile arrivare a lui, tra l’altro sempre più potente a Madrid dopo l’addio del ‘nemico’ Valdano, mi prendo quello che più gli somiglia, avranno pensato Moratti ed Abramovich. C’è un però; il Porto non vuole liberare Villas Boas e per scoraggiare le pretendenti ha fissato una clausola rescissoria nel contratto del tecnico da ben 15 milioni di euro. Una cifra con cui oggi puoi comprare un ottimo calciatore. Di certo non un top-player ma insomma…



Perché oggi lo Special Two, come viene soprannominato, tanto per ribadire la provenienza dal ceppo ‘mourinhiano’, è uno dei migliori sulla piazza. Tra l’altro, tra il maestro e l’allievo, ci sarebbe al momento una certa freddezza a livello umano. E lo stesso Boas vuole dimostrare di essere molto di più che un clone di Mou. Al Porto lo ha eguagliato in pieno a livello di risultati, e qualcuno dice che la sua squadra gioca meglio di quella di Mourinho. Adesso ci sarebbe da misurarsi con altre realtà. Ci sarebbe. Ma Oporto è la sua città nativa, la sua vita, che ospita la squadra di cui è tifoso da sempre e con cui sta frantumando tutti i record. Difficile schiodarlo da lì. Per farlo servirà un coup de theatre. Uno di quelli che ti puoi aspettare solo da un Moratti o da un Abramovich…



Leggi anche

SPILLO/ Mourinho, De Rossi e Spalletti: che incroci dietro la follia dei Friedkin