Sabato sera allo Juventus Stadium andrà in scena il derby d’Italia (anche se a qualcuno la definizione non piace). Ogni partita tra Juventus e Inter è speciale, perché la rivalità è tale che sarebbe impossibile viverla come una partita qualsiasi. Quest’anno però la sfida è davvero interessante, e per capirlo basta guardare la classifica. I bianconeri stanno confermando di essere fortissimi, e si trovano – come prevedibile – in testa alla classifica. A inseguirli c’è però l’Inter di Andrea Stramaccioni: diciamolo subito, era difficile prevederlo. Il nuovo mister nerazzurro attirava molte battutine da parte dei tifosi avversari, che già si sfregavano le mani pensando che Moratti si era affidato a un pivellino. Inoltre, anche l’Inter (come il Milan) in estate ha rivoluzionato l’organico: però i nuovi arrivi non stanno facendo rimpiangere chi se ne è andato, compreso un certo Lucio che se ne è andato alla grande rivale per fare tanta panchina ed essere finito persino dietro a Marrone (un giovane centrocampista riadattato a difensore) nelle gerarchie di Conte. Ma torniamo a Juventus-Inter: prima contro seconda, la grande storia di questa rivalità è pronta a vivere un nuovo capitolo. La partita probabilmente non sarà decisiva, ma il risultato sarà comunque importante, senza dimenticare il fatto che se l’Inter dovesse fare il colpaccio farebbe pure cadere la lunghissima imbattibilità in campionato dei bianconeri (il che non guasterebbe). La rivalità affonda le sue radici nella notte dei tempi, probabilmente già dagli anni ’30, quando Juve e Ambrosiana-Inter si spartivano gli scudetti con il Bologna, e certamente fin dal , quando il presidente della Federcalcio decise che Juventus-Inter, che era stata sospesa per invasione di campo e dunque era stata vinta per 2-0 dall’Inter a tavolino, dovesse essere rigiocata. La decisione arrivò a giugno, quando le due squadre stavano lottando per il titolo, e Moratti padre per protesta mandò la Primavera. Piccolo dettaglio: il presidente federale si chiamava Umberto Agnelli… Da allora, la rivalità sportiva ha cominciato ad essere qualcosa in più, come si è potuto vedere nel e nel , altri scudetti finiti a Torino e sui quali pesa l’ombra del dubbio. Poi arrivò Calciopoli, la nemesi storica, la giustizia attesa da un secolo – dal punto di vista nerazzurro. In allegato alle sentenze, arrivò lo scudetto del 2006: assegnato all’Inter perché i nerazzurri furono primi in classifica in quel campionato.
Semplice, troppo semplice da accettare da chi si ritrovò retrocesso in serie B, ma – inutile negarlo – anche molto di più: inevitabilmente il popolo interista lo visse come un risarcimento a tutto quello che era successo in precedenza, da cui nacque la definizione di “scudetto degli onesti”, discutibile quanto volete ma che ben esprimeva lo stato d’animo dei tifosi nerazzurri. Di certo, la supremazia della Juventus, così netta in Italia, finisce ai confini nazionali: giova ricordare che l’Inter ha più Coppe dei Campioni e più Coppe Intercontinentali (per dirla con i loro nomi storici) rispetto alla Vecchia Signora. Come si spiega? Il tifoso interista in cuor suo una spiegazione ce l’ha, e sorride pensando al Triplete, che i bianconeri si sognano. Ora al potere a Torino è tornato un Agnelli, che con il solito stile della famiglia ha annunciato che la giustizia sportiva deve essere cambiata, subito prima di un gol concesso e poi ritirato (Maurizio Ganz, ti ricordi?) e dopo aver celebrato uno scudetto numero 30 che ha evidenziato qualche problema in matematica…
E se il laureato in legge Andrea Stramaccioni andasse al loro tanto celebrato Stadium (meno della metà di San Siro, ricordatelo sempre) a dare qualche ripetizione?
(Dino NapoManzoni)