“E’ meglio per tutti che io vada via”. Una frase da fine matrimonio, una frase pesante quella pronunciata da Wesley Sneijder a un giornale olandese, il Telegraaf. E’ il cruccio tecnico di Andrea Stramaccioni ancora da prima che il campionato cominciasse, poi lo è diventato anche per la società nerazzurra. Stiamo ovviamente parlando di Wesley Sneijder, uno dei protagonisti più importanti nell’anno del Triplete. Il dibattito su cosa si debba fare di Sneijder ha tenuto banco per tutto il girone d’andata, e alla pausa natalizia, dove evidentemente non siamo tutti più buoni, ci si è arrivati con rapporti piuttosto logori e la finestra di mercato alle porte. L’Inter vuole fortissimamente ridimensionare i bilanci senza ridimensionare le ambizioni. Sono state fatte per questo sforbiciate più o meno dolorose, ma anche investimenti importanti per ritoccare il monte ingaggi senza diminuire la qualità della rosa. Un esempio su tutti è l’affare Handanovic, che è significato un investimento per il cartellino, ma un risparmio notevole sull’ingaggio, e l’acchiappasogni Julio Cesar è volato in Inghilterra al QPR. Certo, l’Inter si è ridimensionata ma non negli obiettivi e nonostante la dieta dimagrante rimane competitiva in campionato. Certo, una campagna rafforzamenti a Gennaio potrebbe dare la spinta finale per giocarsela fino all’ultima giornata e Andrea Stramaccioni si augurava che – a parte qualche pedina nuova di zecca – un primo rinforzo potesse essere proprio il recupero di Wesley Sneijder dopo la lunga traversata nel deserto di questi mesi. E così proprio oggi su tutti i giornali sportivi campeggiano dichiarazioni dell’allenatore dell’Inter che a SportMediaset ha parlato proprio della situazione Sneijder. “Io da un giocatore pretendo tutto, se me lo dà gli dò tutto anche io. E’ così che un allenatore deve comportarsi, so che Wes mi farà ricredere, nel momento in cui lo farà per lui c’è la maglia da titolare”. Insomma, ancora una volta la scelta tecnica di Stramaccioni nell’esclusione dell’attaccante olandese su cui molti avevano parlato di mobbing, pare ferma, ma reversibile. Dipende tutto dal giocatore e – forse – dal suo contratto, spalmato il quale, secondo l’allenatore romano, potrebbe tornare ad allenarsi serenamente e ritrovare quel posto da titolare ormai perduto. Invece è arrivata la doccia fredda, con un’intervista al Telegraaf, in quella lingua un po’ arcigna che è l’olandese e che sembra più adatta a complicare le frasi che a dispensare messaggi distensivi. Insomma, Sneijder un passo indietro non lo fa, né pretende che lo faccia l’Inter: “Credo che sia meglio per tutti che io vada via – dice l’olandese – ma se dovessi restare onorerò il mio contratto fino al 2015”. Frase che – sarà l’olandese – ma suona davvero come una minaccia. Con uno stipendio da sei milioni di euro netti all’anno (quindi dodici lordi, Mario Monti permettendo) questo condannerebbe i nerazzurri a sostenere un costo a perdere di trentasei milioni in tre anni. A perdere perché se il braccio di ferro continuerà, si dovrà pagare Sneijder per guardare le partite dalla tribuna e sgambettare in coda al gruppo (per non ingrassare, fondamentalmente) durante gli allenamenti con i compagni. Sarebbe davvero un epilogo sconveniente per tutti e che rischierebbe di perdere un tesoretto (e che tesoretto) costituito dal valore del cartellino dell’olandese che andrebbe consumandosi sempre più nel tempo. Insomma, altro segnale che per l’Inter sta diventando imperativo vendere subito, per poter risparmiare e comprare un giocatore in grado di contribuire alla causa nerazzurra. 



Sneijder vuole giocare, ma non vuole cedere sul suo ingaggio, anche per tornare a brillare ad altissimi livelli, e non vuole perdere l’occasione di Gennaio per farlo, anche se la telenovela potrebbe arricchirsi di un altro capitolo, perché l’Inter deve arrivare a trovare un compratore in grado di garantire lo stesso stipendio all’olandese. Ci sono pochissimi team in grado di sostenerlo, ma passare la mano potrebbe a questo punto – per tutti – essere molto pericoloso e attivare una spirale negativa da cui poi sarebbe difficile uscire.

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