L’ufficialità è arrivata nel pomeriggio: Guus Hiddink, 63 anni, è il nuovo allenatore dell’Anzhi Makhachkala. L’olandese ha firmato un contratto della durata di 18 mesi, e guadagnerà 10 milioni di euro all’anno. Per Hiddink si tratta di una sorta di ritorno alla grande madre Russia, che aveva allenato con ottimi risultati nel quadriennio 2006-2010 (semifinale Europei 2008). L’ingaggio del tecnico oranje apre l’effetto domino: anzitutto, cosa ne sarà di Fabio Capello? Il tecnico di Pieris sembrava il candidato numero uno alla panchina più ricca del mondo, e pur non avendo mai rilasciato neanche un’allusione al riguardo, sembrava una possibilità più che plausibile. Ora invece per Don Fabio si aprono nuove strade: la mente corre sempre all’Inter, ma stavolta anche un po’ più ad Ovest, oltre il Canale della Manica. A quel Chelsea che giusto Hiddink allenò per sei mesi nel 2009, arrivando sino alla finale di Champions persa col Manchester, guarda caso a Mosca. Le incertezze che insidiano Villas Boas avevano riportato il nome di Hiddink dalle parti di Stanford Bridge: ora che l’olandese ha firmato, gli inglesi potrebbero ripiegare proprio su Capello. Che dal canto suo, potrebbe restare in Inghilterra nella squadra di John Terry, pietra dello scandalo che gli è costato il posto di ct. Soluzione al momento poco persuasiva, ma non si sa mai. Sul fronte Inter, è probabile che il nome di Capello venga accostato a quello di Guardiola da qui a Luglio, quando il mercato riaprirà e tutto (forse) sarà chiaro. A proposito: l’avvento di Hiddink sulla panchina dell’Anzhi agita più di un pensiero anche sul fronte Sneijder. Il trequartista nerazzurro avrebbe una sicurezza in più da raggiungere in Daghestan: per adesso, metteteci l’amico Eto’o e prima ancora un contratto da nababbo. Ma il fatto che ad allenare ci sia Hiddink e non l’ultimo dei Krasnozhan (col dovuto rispetto) offrirebbe al connazionale discrete garanzie tecniche. Staremo a vedere. Intanto, aggiungiamo un altro capitolo alla carriera di uno degli allenatori più girovaghi e stimati del pianeta. Dopo il triennio d’esordio sulla panchina del PSV (tre campionati ed una Coppa dei Campioni), Hiddink partì alla conquista del mondo. Fenerbahçe e Valencia per farsi conoscere, poi il ritorno in patria, alla guida della nazionale: l’esperienza culminò nello sfortunato quarto posto di Francia ’98. 



Poi nuovamente in Spagna, con Real Madrid (una Coppa Intercontinentale) e Betis Siviglia, prima della grande avventura in Corea (2001-2002), che non saremo certo noi a ricordare. Dopo il ritorno al PSV (come dimenticare le sfide col Milan di Ancelotti?), altre esplorazioni orientali (Australia, Russia), intervallate dalla sei mesi a Stanford Bridge di cui sopra, che bastò a lasciare a Londra un ottimo ricordo. Sino alla Turchia, che il buon Guus ha allenato sino a ieri. Ora il Daghestan, dove il calcio è bello ma impossibile. Da oggi forse non più.

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