Il “toto-allenatore” per la panchina dell’Inter impazzava già settimana scorsa, da Capello a Blanc a Villas Boas, Pea, Zeman, Simeone ed altri ancora. Il clamoroso 0-3 interno contro il Bologna non fa altro – evidentemente – che peggiorare la situazione. Le statistiche sono impietose: solo per citare le principali, dieci sconfitte in ventiquattro giornate non si vedevano dal lontanissimo campionato 1946-’47, e le sconfitte al Meazza sono già sette. Insomma, meno male che ci sono state le sette vittorie consecutive, se no non osiamo nemmeno immaginare dove sarebbe l’Inter ora in classifica. Sembrano tornati i tempi bui e lontani in cui l’Inter era la barzelletta d’Italia, mentre ora è il Triplete che sembra lontanissimo. Le responsabilità sono di tutti, a partire da una società che negli ultimi due anni ha sbagliato moltissime cose: su quattro campagne acquisti – due estive e due invernali – solo una è stata positiva, quella del gennaio 2011 che ha portato Pazzini, Ranocchia e Nagatomo, gli unici acquisti davvero di valore di questi ultimi due anni (oltre a Forlan, se non fosse per i continui infortuni, che a 32 anni pesano parecchio), anche se ora i due italiani sono tra i più in difficoltà in questo momento difficile. In compenso le cessioni hanno avuto grandi effetti, a partire da quella di Mario Balotelli – non si può cedere un fenomeno di 20 anni -, e poi ovviamente quella di Eto’o per una cifra nemmeno particolarmente alta, per finire con quella di Thiago Motta, che non è certo paragonabile ai primi due ma nel centrocampo nerazzurro era fondamentale. Molti dei giocatori non sono più gli stessi: si salva certamente Milito, quasi sempre sono positivi Zanetti e Cambiasso (ma giocano troppo e nelle ultime partite si è visto), Poli e Faraoni stanno facendo bene e si spera non vengano travolti dal disastro, tutti gli altri vanno troppo a sprazzi. Prendiamo ad esempio Maicon: il suo rientro era stato uno dei motivi della grande rimonta, ma il fenomeno degli anni passati è durato solo un mese; anche Sneijder va troppo a corrente alternata, tra infortuni e dilemmi sulla posizione in campo. In difesa poi solo Samuel dà sicurezza, ma è “vecchio” e logoro, e la crisi ha travolto pure Ranocchia, che dovrebbe essere il futuro. E per finire c’è il capitolo allenatore: ora Ranieri è ovviamente in bilico, ma di allenatori ne sono già stati cambiati quattro in due stagioni, siamo sicuri che cambiare ancora migliori le cose?



A nostro parere, il tecnico romano dovrebbe comunque finire la stagione – anche perchè la squadra sembra seguirlo, in allenamento tutti garantiscono il massimo impegno – e se invece il disastro dovesse proseguire e la situazione diventasse insostenibile, si potrebbe al massimo optare per la soluzione interna Figo-Baresi, anche perchè di grandi allenatori liberi subito non ce ne sono molti e non è detto che accettino di gestire questi tre mesi che si preannunciano difficilissimi. Quel che è fondamentale sarà scegliere bene l’allenatore per la prossima stagione, perchè già per due volte è stato sbagliato il tecnico per iniziare la stagione (Benitez perchè l’opposto di Mourinho, Gasperini perchè si sapeva che il suo modo da giocare non si sarebbe adattato all’Inter): i nerazzurri non sono più quelli del Triplete, a giugno potrebbe esserci una rivoluzione nella rosa, serve che almeno la guida tecnica sia salda ed affidabile e sappia gestire un passaggio difficilissimo. Per tutti questi motivi, il primo nome che può dare garanzie è quello di Fabio Capello, e pazienza se il suo passato è milanista-juventino-romanista: all’Inter i due allenatori che hanno vinto, Mancini e Mourinho, erano figure carismatiche ed autorevoli, quindi chi meglio di Capello? Il friulano è forse l’unico su cui si possa puntare se l’obiettivo è tornare a vincere subito. L’unica alternativa potrebbe essere, da questo punto di vista, Diego Simeone, cui grinta e carisma non mancano ed ha pure un passato nerazzurro importante (e sicuramente costerebbe meglio di Capello), anche se in Italia non ha mai allenato e non si sa come potrebbe gestire una situazione così complicata. Se invece si decidesse di ripartire da zero e costruire un nuovo progetto – a patto di mettere le cose in chiaro e chiarire ai tifosi che ci sarà una transizione – si potrebbe pensare anche ad ipotesi diverse, come Zeman o (più probabilmente) Fulvio Pea, che ha sempre dimostrato grandi qualità e sarebbe anche “protetto” da lontano da Mourinho, come lo Special fece con Leonardo (che è stato il tecnico con i risultati migliori nelle ultime due stagioni). C’è poi Villas Boas, che conosce già l’ambiente e ha fatto grandi cose al Porto, ma che al Chelsea finora non si è dimostrato all’altezza dell’”originale”, quindi potrebbe essere una scelta “intermedia” tra Capello e il progetto a lunga scadenza.



A meno che non sia proprio lui, Josè, a fare il clamoroso ritorno; con una avvertenza, però: i miracoli non può farli nemmeno Mourinho, il suo ritorno da solo non basterebbe. Siamo già a quota sei ipotesi, e qui ci fermiamo: di carne al fuoco ce n’è anche troppa, il pallino torna alla società, che deve dimostrare di saper prendere decisioni giuste. Per anni – diciamo dal 2004 al 2009 – l’ha fatto, e spiace anzi che molti se ne siano già dimenticati, però la cosa fondamentale ora è che torni a farlo.

 

(Mauro Mantegazza)