Walter Zenga, si sa, è un tipo ambizioso. L’ex Uomo Ragno, dopo un lungo peregrinare tra le panchine di mezzo mondo, allena attualmente l’Al Nasr, squadra battuta duramente dalla Fiorentina nell’amichevole di qualche giorno fa. Il club di Dubai, per lui, rappresenta una sorta di trampolino di lancio. Il calcio arabo, a dire la verità, non garantisce un’ampia visibilità, ma Zenga è sereno, e aspetta con calma la sua occasione. “Ho 52 anni anagraficamente, ma al livello di allanatore è come se ne avessi 42”, ha detto oggi l’ex portiere della Nazionale e dell’Inter, in una intervista che ha concesso a ‘RaiSport’. Zenga ha una certezza: “Un giorno allenerò l’Inter, baso la certezza sulla mia personalità, sulla mia forza e sulla mia capacità di arrivare dove voglio”. Niente male come proclama. Chissà cosa ne penserà Massimo Moratti, o a maggior ragione l’attuale allenatore interista Andrea Stramaccioni. Fino ad ora, ha raccontato l’ambizioso Walter, non si è presentata l’occasione giusta, ma prima o poi, ha aggiunto, “arriverà il mio momento”. Il momento di arrivare sulla panchina dell’Inter, naturalmente, dato che è questo l’obiettivo della seconda carriera di Walter Zenga. La carriera che l’ex portiere sta facendo da allenatore non lo ha portato su panchine chissà quanto prestigiose finora, ma a suo avviso si può definire comunque “importante”. Il giro del mondo delle panchine è iniziato nel 1998, negli Stati Uniti, alla guida dei New England Revolution. Dopo, è arrivata la volta dell’Est Europa: prima National e Steaua Bucarest, poi Stella Rossa e Gaziantepspor. Con la Steaua vinse un campionato rumeno, mentre con la Stella Rossa fece la doppietta campionato-Coppa nell’allora Serbia-Montenegro. Il primo assaggio di calcio arabo è datato 2006: Al Ain, ma il Nostro resiste poco e torna nell’amata Romania, dove allena stavolta la Dinamo Bucarest. E’ tempo di tornare anche in Italia, ma la fortuna non gli sorride nè a Catania nè a Palermo. Meglio rifugiarsi nell’esilio dorato di Dubai, dove allena tuttora. “I numeri dimostrano che il mio lavoro è continuativo, che ho avuto una sequenza in quello che ho cominciato a fare negli Usa”, spiega un orgoglioso Zenga, che non soffre, evidentemente, la mancanza di big (nostrane o quantomeno occidentali) nel suo curriculum da tecnico.
Ma cosa gli manca in questo momento dell’Italia? E’ presto detto: “La quotidianità dello spogliatoio, le chiacchierate con i miei dirigenti, i confronti, ma anche i conflitti”. C’è tempo per dare anche uno sguardo al campionato di casa nostra, in cui sogna di tornare, naturalmente alla guida dell’amata Inter. Buffon, dice, rimane il miglior portiere, mentre il suo podio tricolore è il seguente: Juve, Napoli ed Inter. Magari, per tornare a vincere, i nerazzurri dovranno affidarsi a lui ed al suo orgoglio.