Qual è l’Inter vera? Quella che vince con autorità sul campo del Pescara, quella che soffre ma prende i tre punti a Torino o quella che arranca in casa fino a perdere contro il Siena? La batosta di ieri (clicca qui per le pagelle di Inter-Siena) ha nuovamente sprofondato i nerazzurri in un baratro di incertezze e punti di domanda: il centrocampo fatica a costruire, la fascia sinistra non funziona, là davanti se Milito non toglie le castagne dal fuoco sono dolori. Parte del pubblico (non la curva) ha fischiato la squadra, Sneijder non l’ha presa bene e Stramaccioni ha parlato di delusione legittima. Già, Stramaccioni: dopo gli entusiasmi della scorsa stagione e la vittoria nel derby, l’ex allenatore della Primavera forse per la prima volta sperimenta le difficoltà che derivano dall’allenare una grande. Saprà reggere le pressioni? Abbiamo chiesto un parere sul delicato momento dei nerazzurri a Gianni Visnadi, direttore di Telenova. Ecco le sue parole, nell’intervista esclusiva rilasciata a Ilsussidiario.net.



Inizio da questo dato: l’Inter – così come il Milan – non ha ancora vinto a San Siro quest’anno: crede possa esserci un problema legato al terreno? Io non sono superstizioso, ma l’anno scorso le due squadre che hanno giocato sul sintetico, Cesena e Novara, sono retrocesse. Detto questo, non credo che dipenda dal campo, perché il Milan sta giocando regolarmente male anche in trasferta, mentre l’Inter ha ottenuto risultati migliori fuori casa perché non ha giocato contro grandi squadre. Mi sembra più una curiosità statistica, certamente un fatto singolare.



L’Inter però in Europa League non è riuscita a battere Hajduk Spalato, Vaslui e Rubin Kazan: un fatto mentale? Penso anch’io che sia stato perché la qualificazione era già stata ottenuta contro squadre mediocri, tant’è che l’Inter in trasferta ha passeggiato e si presumeva dovesse passeggiare anche a San Siro. Le partite preoccupanti per l’Inter sono altre due.

Quali? La lezione di calcio presa dalla Roma e la bambola contro il Siena. Qui non si può dire che l’Inter abbia sottovalutato l’evento nè che sia stata distratta, perché una volta ha preso una lezione di calcio, e la seconda anche di più, perché ha perso contro una squadra che deve essere infinitamente inferiore a te.



Lei vede un problema specifico in queste sconfitte, o in generale l’Inter va a corrente alternata? Mi sembra che la squadra sia stata probabilmente sopravvalutata; non solo la squadra, tutto il progetto. I giocatori acquistati per esempio: non è che Pereira potesse improvvisamente essere un altro Maicon, chi l’ha seguito doveva sapere quanto valesse. Però tutto il progetto è stato sopravvalutato, e intendo anche l’allenatore.

Stramaccioni non è l’uomo giusto? Certamente è un giovane che sa di calcio e ne parla bene, però ha ancora bisogno di maturare esperienza. Mi sembra prematuro bocciarlo e dire che non è un grande allenatore; può diventarlo, ma non è già pronto. Invece, Moratti doveva credere e far credere che lo fosse, e parte della critica e i tifosi hanno pensato.

C’è stato un problema di “illusione” quindi?

Beh, io penso che Stramaccioni dovrà ancora mangiarne di pagnotte. Magari poi diventa bravo, ma il progetto è stato dato come vincente. Mi spiego: l’Inter ha fatto la squadra, la società ha preso i giocatori che voleva l’allenatore, e tutti hanno detto che Stramaccioni è stato fortunato. Io credo però che Moratti sapesse che tenendo l’allenatore della Primavera e prendendo giocatori di medio cabotaggio non stava costruendo la squadra con cui andare a infastidire la Juventus.

Qual era allora l’alternativa per vincere subito? Moratti avrebbe dovuto acquistare giocatori già formati, e prendere un allenatore già pronto, cosa che del resto ha sempre fatto: il presidente dell’Inter con gli allenatori non ha mai fatto scommesse, parla la sua storia. 

Perché non è stata scelta questa strada? Perché qualsiasi allenatore di un certo peso avrebbe preteso degli acquisti che Moratti, a torto o a ragione, aveva deciso di non fare. E’ chiaro che poi, quando fai delle scelte, ne paghi le conseguenze. Quello che è stato costruito quindi era probabilmente meno di quello che a un certo punto, dopo la vittoria di Pescara, si era pensato. L’entusiamo nasce qui, ma stiamo parlando della vittoria di Pescara. 

Lei ritiene che comunque valga la pena continuare con Stramaccioni? Oggi sì. Non so dove arriverà, ma è giusto che prosegua. Non penso che Moratti, dentro di sè, pretendesse lo scudetto da Stramaccioni; voleva la valorizzazione della squadra, la crescita di qualche giovane e un’idea di Inter. Tutto questo non c’è ancora, ma su Stramaccioni sarei un po’ cauto, gli va dato tempo.

 

(Claudio Franceschin