Notizia per i tifosi dell’Inter: Javier Zanetti non ha intenzione di smettere, almeno non per ora. Il capitano nerazzurro, intervistato da omnisport.it, ha parlato di passato e futuro, srotolando il nastro della sua lunga carriera nerazzurra. Uno sguardo all’indietro per Zanetti, che ha elencato i tre migliori compagni di squadra e il miglior allenatore del suo percorso interista, aggiungendo qualche particolare in più su quello che sarà il suo futuro una volta appese le scarpette al chiodo. Il capitano ha allontanato una carriera da allenatore (a quello potrebbe pensare Esteban Cambiasso), rivelando però l’ambizione ad un posto nei quadri dirigenziali (dell’Inter, ovviamente). Zanetti è arrivato a quota 806 partite con la maglia dell’Inter: chi l’avrebbe mai datti quel giorno d’agosto, quando ad Appiano i nerazzurri presentarono il colpo di mercato Sebastian Rambert, presunto craque dal Sudamerica, accompagnato da un altro ragazzo ventunenne e perfettamente pettinato. Diciotto anni dopo quell’oggetto misterioso è diventato il giocatore con più presenze all’attivo nella storia dell’Inter, sia in serie A che nelle coppe internazionali, superando leggende della squadra milanese come Sandro Mazzola, Giacinto Facchetti e Giuseppe Bergomi. Zanetti sbarcò in Italia come ala destra talentuosa e dribblomane: negli anni ha rivelato una duttilità storica giocando in tutti i ruoli della difesa e del centrocampo, spostandosi in favore dei compagni più disparati. Emblematica in tal senso l’evoluzione tattica vissuta nella gestione Cuper. Nell’estate 2001 il tecnico argentino richiese ali per volare col suo 4-4-2 e fu “accontentato” con Sergio Conceiçao e Guglielminpietro. In particolare l’ingaggio del portoghese forzò l’arretramento di Zanetti che da allora viene considerato un terzino coi fiocchi. In diciotto stagioni si ricorda un solo diverbio con l’allenatore di turno: quello con Roy Hodgson, famoso proprio perchè unico, nella finale di coppa UEFA 1996-97. Il resto sono diligenza, sacrificio e le inimitabili sgroppate che ancora lo contraddistinguono, alla bella età di trentanove anni. E’ difficile parlare male di Javier Zanetti: l’obiezione di capitano coraggioso ma sfortunato ha retto sino al 2006, quando l’Inter è tornata a vincere e da lì non si è più fermata, sino alla conquista del mondo nell’anno di grazie 2010. Un atleta esemplare e un uomo stimato di cui i nerazzurri non possono ancora fare a meno: anche a pochi mesi dai quarant’anni è difficile pensare ad un’Inter senza il suo numero 4.



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