Amarcord. E’ l’8 maggio 2013: l’Inter gioca in casa contro la Lazio, a stagione già ampiamente compromessa. Perderà 3-1, ma il risultato non conta. Prima della partita, in curva Nord compaiono alcuni striscioni, ognuno di essi recante una domanda al presidente Moratti. Toccano vari argomenti, ma tutti riconducibili a un macro “settore”: un progetto inesistente, più volte annunciato ma mai concretizzatosi. Una protesta pacifica, tanto da far dire al diretto interessato che “fossi un tifoso, anch’io avrei esposto quegli striscioni”. Era, quella protesta, una preoccupazione più che concreta per il futuro: sono passati più di sette mesi da quel giorno, in mezzo ci sono stati un ritiro estivo, 16 giornate di campionato e l’avvento di Erick Thohir. L’Inter è quinta, a 15 punti dalla Juventus capolista, a 7 dal terzo posto del Napoli. Il tanto bistrattato Andrea Stramaccioni ne aveva centrati 6 in più (pur se va detto che fare peggio da marzo in poi risulta francamente difficile). Insomma, alcune di queste domande restano oggi più attuali che mai. Da non rivolgere più a Moratti, bensì al tycoon indonesiano. Ravvolgiamo il nastro e torniamo a quella sera di Inter-Lazio, torniamo a quelle domande per scoprire che sono, oggi come allora, di stretta attualità.



La svendita dei giocatori: l’ultimo, Guarin. Se sarà venduto, perchè? O meglio: per le cifre di cui si parla, non se ne vede il motivo. Le vie percorribili sono due: avere in mano un’alternativa, oppure inserire nello scambio un giocatore di livello internazionale (da Demba Ba a Mata, passando per David Luiz) al quale i giovani possano guardare, e che alzi il tasso tecnico e di esperienza della squadra; oppure, avere già in mano il sostituto. Difficile da trovare e comprare: davvero vogliamo accettare che Nainggolan, potendo giocarsi scudetto ed Europa League con la Juventus, scelga i nerazzurri?



L’allontanamento di Oriali: nota dolente, più che altro perchè, andato via lui, sul mercato le scelte giuste e che hanno pagato sono sostanzialmente diminuite. Si prendano gli ultimi anni: gli acquisti dell’Inter giocano a Livorno (Ruben Botta, comunque infortunato, e i promossi dalla Primavera) o fanno tanta panchina (Belfodil, e qui apriremo un capitolo a parte; Mudingayi, Kuzmanovic che peraltro è in vendita, Alvaro Pereira). Ovvero: programmazione scarsa, con giocatori poco funzionali alle idee del tecnico (altro spunto sul quale bisognerà tornare). E ancora: troppa attenzione rivolta al Sudamerica per poi farsi scappare talenti di casa nostra che costano meno e potrebbero fruttare di più una volta venduti. 



L’uomo “forte”: serve, per vari motivi, e non c’è ancora. Thohir ha parlato bene: 

Risanamento del bilancio e attenzione allo stesso, rilancio del marketing… ma è chiaro che una società come l’Inter, con troppi “galli nel pollaio” (Branca, Ausilio) non possa essere gestita da Giacarta, e che ci voglia una figura esperta di calcio che sistemi le cose. L’esempio? La Roma: il progetto americano ha iniziato a girare quando a Walter Sabatini sono stati dati, sostanzialmente, pieni poteri esecutivi. 

Il progetto: per l’appunto. Qual è l’idea che governa in questo momento l’Inter? Quali sono le strategie? Lo scorso gennaio è stato acquistato un giovane di grandi speranze come Kovacic, forse l’unico capace di prendere palla e far salire la squadra di 40 metri: oggi il croato gioca poco o niente, schiacciato dall’insostituibile Cambiasso (parole di Mazzarri). E ancora: come mai Belfodil non è mai stato provato da centravanti titolare nemmeno in assenza di Milito e Icardi, costringendo Palacio a fare reparto da solo per tutto questo tempo? Perchè relegarlo a manciate di minuti sulla fascia? Si parla di bilancio: perchè allora non rescindere il contratto di Chivu, fermo ormai da tempo immemore, e non salutare con mille, centomila ringraziamenti, Samuel

Insomma: il tifoso non perde mai la fiducia, ma alcune risposte questa dirigenza ce le deve. E qualche rassicurazione. A cominciare da Walter Mazzarri: che paghi sempre l’allenatore, o qualche giocatore, non è più accettabile: il tecnico deve essere confermato senza se e senza ma, perchè con questa rosa che necessita di almeno tre tasselli (un centrale di difesa, un esterno, un attaccante degno di questo nome) va già bene che sia quinto in classifica. Mettere in discussione anche lui, al termine della stagione – o peggio, prima – significherebbe solo aver sprecato un altro anno. Cosa che oggi l’Inter non si può permettere. 

(Paolo Bellingreri)