Il deludente pareggio casalingo contro la Sampdoria ottenuto ieri pomeriggio sotto gli occhi di Erick Thohir, sommato a quelli ottenuti già altre quattro volte (Cagliari, Torino, Atalanta e Bologna) contro squadre di medio-bassa classifica, accende il dibattito sulla nuova Inter di Walter Mazzarri. Alcuni miglioramenti sono evidenti, come la rinascita di giocatori come Jonathan e Ricky Alvarez che a lungo erano stati considerati bidoni (il brasiliano) o poco più (l’argentino), la “seconda giovinezza” di Esteban Cambiasso e la maggiore solidità della fase difensiva, e non si possono nemmeno sottovalutare importanti alibi come le tante assenze in attacco, a partire da quella di Diego Milito, che hanno costretto agli straordinari Rodrigo Palacio, che per di più non è nemmeno una prima punta di ruolo. Detto questo, il paragone con la scorsa stagione – almeno fin qui – non è così favorevole al nuovo corso. Andrea Stramaccioni è stato sollevato dall’incarico al termine di un girone di ritorno semplicemente disastroso, anche se non interamente per colpa sua (la serie di infortuni che si verificò ha pochi paragoni nella storia), e certamente davanti a queste difficoltà pagò l’inesperienza di un giovane allenatore buttato probabilmente troppo presto su un palcoscenico così prestigioso, ma questo non può far dimenticare che la prima parte della scorsa stagione aveva regalato ai tifosi nerazzurri più soddisfazioni rispetto agli stessi mesi di questa nuova stagione. Quella era infatti l’Inter capace di inanellare due strisce notevoli, e che in parte si sovrapposero: dieci vittorie consecutive in trasferta e poi anche dieci vittorie in partite consecutive. Era l’Inter capace di trionfare in casa di una Juventus che nel suo Stadium non aveva mai perso, e capace di battere con prestazioni convincenti anche Milan, Fiorentina e Napoli, ma soprattutto era un’Inter molto più piacevole dal punto di vista del gioco. Era l’Inter della famosa “spensieratezza” che fece discutere a lungo Strama e Beppe Marotta in quella memorabile notte del 3 novembre 2012: spensieratezza che alla lunga fece male, probabilmente, ma certo oggi abbiamo a che fare con un’Inter che non riesce a giocare “spensierata” nemmeno in casa propria contro la penultima in classifica. Inoltre, il buon Andrea aveva a che fare con il doppio impegno campionato-Europa League, con annesse trasferte decisamente poco simpatiche anche logisticamente come quelle a Baku e Kazan, mentre Mazzarri sta lavorando come più gli piace, con tutta la settimana a disposizione. Anzi, per giustificare la poco convincente vittoria contro il Livorno, il tecnico livornese ha parlato di “settimana corta”: era sabato sera, e l’Inter non giocava dalla domenica pomeriggio precedente… A questo punto, ci sarebbe da preoccuparsi molto dell’impegno infrasettimanale (Coppa Italia, contro il Trapani) che attende il gruppo nerazzurro: giocare in casa contro l’undicesima della serie B sarà un problema per ospitare poi il Parma dell’ex Antonio Cassano? Appare evidente come la squadra nerazzurra abbia problemi soprattutto quando deve fare la partita: contro le piccole quasi mai l’Inter ha saputo giocare bene. Servirebbe più qualità contro queste squadre, e pur con l’alibi delle assenze è anche vero che forse un po’ di fiducia in più si potrebbe concedere a Mateo Kovacic, come insegna appunto la già ricordata partita contro il Livorno. Mazzarri sta lavorando su una squadra che era stata distrutta (anche psicologicamente) dal crollo degli ultimi mesi dello scorso campionato, e certamente gli va dato tempo di farlo, ma al momento il confronto con la passata stagione non è esaltante… (Mauro Mantegazza)