L’Inter sta inseguendo l’Europa League come una frontiera obbligata. Eppure c’è chi, come il giornalista Carlo Nesti, ritiene che la Coppa “minore”, come viene chiamata e considerata rispetto alla Champions, possa solo fare più male alla squadra nerazzurra. Tolti i vantaggi economici, la qualificazione europea impedirebbe all’Inter di concentrarsi sul vero obiettivo: quello di ripartire da capo, armati di santa pazienza. Il Borussia Dormtund ha tracciato la strada: oggi le sue stelle brillano in un collettivo sfarzoso, ma basta riavvolgere il nastro di tre stagioni per ricordare il sesto posto 2009-2010, che “sgravato” da impegni europei aprì il periodo Klopp, oggi giunto alla sua fase più fulgida. Non che l’Inter debba giocare a perdere, come certe squadre NBA: ma la rinascita dev’essere programmata passo per passo, e il primo passo per l’Inter è riprendersi l’Italia (Antonio Conte docet). Sarebbe sbagliato pensare che la qualificazione europea possa salvare una stagione troppo anomala per essere giudicata al meglio, ed un progetto che ancora non può dirsi decollato. In questo senso, per inserire gente come Laxalt, Botta, Icardi e i Primavera di rientro, basta e avanza il prossimo campionato. Se poi Europa League sarà ben venga, a patto che ci si creda. Europa vuol dire soldi, ma anche investimenti maggiori per restarci: siamo sicuri che l’Inter se li possa permettere?



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