Non poteva finire così: lo sapevano tutti. Infatti, oggi è arrivata l’ufficialità: Javier Zanetti ha rinnovato il contratto con l’Inter per un’altra stagione. Quella che inizierà il prossimo agosto sarà la diciannovesima con la maglia nerazzurra; parlando di altre bandiere, le stesse che ha giocato Alessandro Del Piero nella Juventus, mentre Francesco Totti ha già superato i 20 anni con la Roma (senza contare le giovanili). Un amore lungo, lunghissimo quello dell’argentino per l’Inter, che si rinnova ancora una volta: arrivato alla soglia dei 40 anni (li compirà il prossimo 10 agosto) è difficile pensare che possa ancora essere un titolare inamovibile della squadra; eppure, anche quest’anno il capitano ha dato tutto, ha messo il cuore e l’anima in campo, soprattutto le sue gambe e i suoi polmoni e la voglia di non mollare mai. Dall’undici di partenza non è mai uscito: lui che avrebbe l’età per la pensione ha dato lezioni di impegno, umiltà e professionalità a tanti ragazzi che potrebbero quasi essere suoi figli. La favola continua: Mazzarri sa bene quanto conti avere nella rosa un calciatore simile, anche e soprattutto per l’impatto che può avere nello spogliatoio, perchè se i nuovi arrivati vedono il quarantenne Zanetti correre e impegnarsi come se fosse al primo anno in Italia agiranno di conseguenza. 



Era il 5 giugno del 1995 quando Javier Zanetti veniva presentato a stampa e tifosi. Al suo fianco, Sebastian Rambert; sulla carta, l’acquisto grosso sarebbe dovuto essere il secondo, di cui invece si sono perse le tracce. Per intenderci: Massimo Moratti era presidente dell’Inter da nemmeno quattro mesi, e l’idea del prestito, non essendo in vigore l’attuale legge Bosman, era più che un’opzione. E’ finita invece che Ottavio Bianchi diede fiducia a questo sconosciuto argentino, e non se ne è pentito: tanti gli allenatori passati da Zanetti nel corso dei diciotto anni in nerazzurro: nessuno di loro ha mai dubitato delle qualità del calciatore. A renderlo capitano fu Marcello Lippi, proprio l’allenatore meno amato dai tifosi: agevolato, va detto, dal ritiro di Bergomi e dalla cessione di Gianluca Pagliuca. In quasi un ventennio l’albo parla chiaro: 606 presenze in serie A (record assoluto per uno straniero e un calciatore in attività), più presenze da capitano in Champions League, 1101 partite in carriera, e poi i primati con l’Inter: per presenze (), marcatore più anziano in Champions League e nel Mondiale per Club, stagioni da capitano (sono 14). Cinque scudetti (uno a tavolino), quattro Coppe Italia, quattro Supercoppe Italiane, una Champions League, una Coppa UEFA, un Mondiale per Club. Serve altro? Sì: alcuni di questi record possono ancora essere ritoccati, quando rientrerà dall’infortunio al tendine d’Achille. Non poteva finire così, con una barella in un anonimo pomeriggio di Palermo; non finirà così.



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