In questi giorni si è parlato anche di Ezequiel Schelotto. La sua esclusione dalla prima squadra dell’Inter non ha fatto nemmeno troppo rumore a livello mediatico, ma ha suscitato qualche commento a metà tra l’interdetto e l’indignato. Ma come? Liberarsi di un giocatore trattato a lungo e acquistato da sei mesi? Per acquistare Schelotto l’Inter ha dialogato a lungo con l’Atalanta, arrivando a sacrificare la metà di un giovane promettente come Marko Livaja, attaccante croato classe 1993. Dodici partite (e un gol nel derby, mai dimenticarlo) dopo, questa operazione ha il retrogusto del riempitivo in una sessione di mercato come quella dello scorso inverno, nettamente all’insegna del vorrei ma devo accontentarmi, Kovacic a parte. L’Inter era in difficoltà, il tifoso aveva bisogno di acquisti e un minorenne croato, per quanto strapagato e promettente, non poteva colmare l’attesa. In quest’ottica rientra anche l’operazione Kuzmanovic, conveniente perché a basso prezzo ma meno significativa sotto l’aspetto tecnico. Non a caso oggi Schelotto cerca una squadra, mentre per il serbo si parla di West Ham e un improbabile scambio con il Milan. L’errore non è scaricare l’uno o screditare l’altro, quanto l’averli acquistati. I due non sono giocatori da Inter, o perlomeno non titolari da Inter. Schelotto è un ala vecchio stampo con più corsa e meno tecnica: di cross o dribbling si è visto poco dalla sua parte; d’altro canto il tempo è dalla sua, ha solo 24 anni, e potrà sicuramente migliorare. In tal senso l’Inter può guadagnare da questa situazione, parcheggiando il giocatore in prestito ed aspettandone i progressi: nell’Atalanta di turno Schelotto può fare la sua figura e crescere. Kuzmanovic ha due anni e qualche garanzia tecnica in più: ha retto bene in Fiorentina e Stoccarda e si può definire un giocatore da medio-alta serie A. L’impressione però è che per l’Inter serva altro: soprattutto nel gioco “pompato” di Mazzarri i ritmi più compassati del serbo potrebbero essere penalizzati (basti pensare alle panchine di Gokhan Inler a Napoli). In questo senso, forse meglio dare più spazio a Joel Obi o Joseph Duncan, prodotti atletici di un vivaio non ancora valorizzato al massimo. In ogni caso, l’ultima parola spetta sempre al campo: già che ci sono, Schelotto e Kuzmanovic hanno ancora un contratto (entrambi fino al 2017) per smentire gli scettici. (Carlo Necchi)