In casa Inter questi sono i giorni dell’ormai praticamente certo passaggio di proprietà fra Massimo Moratti ed Erick Thohir. Mancano ormai solo pochi dettagli, e poi si compirà un evento storico non solo per la società nerazzurra ma anche per tutto il calcio italiano e per la città di Milano. Da una famiglia che ha fatto la storia ad un nuovo proprietario che arriva quasi dagli antipodi del nostro pianeta, la lontanissima Indonesia. I tifosi sperano che ciò significhi un rilancio della competitività della Beneamata, che negli ultimi due anni ha ottenuto pessimi risultati, magari già con qualche innesto negli ultimi giorni di questo calciomercato estivo, ma c’è anche preoccupazione per le scelte di una persona per la quale l’Inter non potrà essere un amore come lo è stato per Moratti fin da bambino. Calcio, economia e sentimenti si intrecciano in questi giorni così delicati: abbiamo fatto il punto con Alfredo Mariotti, Cavaliere della Repubblica e Maestro del Lavoro, ma soprattutto milanese ed interista, con un passato in società ai tempi della presidenza Fraizzoli. Ecco la sua opinione in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.



Cosa pensa di questa svolta epocale che ormai sembra imminente? Diciamolo chiaro, è una necessità se si vole essere competitivi. Nel calcio di oggi servono grandi investimenti, che nessuno in Italia in questo momento sarebbe in grado di fare. Dunque, come è già successo in altri Paesi, bisogna aprirsi agli investitori di realtà emergenti come è ad esempio l’Indonesia. L’Inter, per rimanere competitiva, deve dunque passare in mani estere purtroppo…



Che significato avrebbe questa cessione? Quello che dà fastidio è che Milano perde un simbolo della sua borghesia benestante. Infatti l’Inter in questo senso è diversa dal Milan, che nella sua storia ha quasi sempre avuto presidenti, come lo stesso Berlusconi, che sono partiti da zero e si sono arricchiti da soli. L’Inter invece è la squadra della Milano ricca, della migliore borghesia ambrosiana che invece oggi sta sparendo. Un dato impressionante per la capitale economica d’Italia, la grande Milano da cui oltre i Moratti arrivavano i passati presidenti nerazzurri come Masseroni e Fraizzoli.



Dunque è un segnale di cambiamento anche per la città? Sicuramente, purtroppo è un altro pezzo di Milano se ne va, come la Scala che ormai è diretta dagli stranieri, grandi firme delle industrie che seguono la stessa strada. Per me questa è una cosa grave, che mostra una crisi generale dell’Italia e in particolare di Milano. Manca solo che portino via anche la Fiera e il Duomo…

La milanesità perduta porta anche un altro argomento: Thohir saprà metterci lo stesso impegno e la stessa passione di Moratti? Questo forse è meno importante per il tifoso. Se Thohir metterà i soldi e permetterà all’Inter di tornare ai fasti del passato, dopo cinque minuti tutto andrà bene. Però è un simbolo che va a morire: anche uno squadrone non sarebbe più lo squadrone che rappresenterà la Grande Milano. Ai tempi di Fraizzoli, quando io ero in società, si parlava il dialetto anche in ufficio…

Cosa manca per definire ufficialmente l’affare? Credo che ormai sia tutto definito, manca solo l’annuncio e magari qualche dettaglio economico. Ma in linea generale sembra tutto fatto. Ne è un segnale anche la campagna acquisti.

In che senso? All’inizio c’erano stati molti movimenti, come Campagnaro e i due nuovi attaccanti Icardi e Belfodil. Invece da ormai un mese e mezzo è tutto fermo e le trattative principali sono in sospeso, sperando che qualcosa possa muoversi negli ultimi giorni.

Un grande colpo come regalo di Thohir?

Questo è logico, perché altrimenti come si presenta? Serve un grande colpo, non può andare in tribuna e basta… Già altre volte c’erano stati annunci che poi non sono stati seguiti dai fatti, stavolta deve essere diverso.

Chi potrebbe arrivare? Intendiamoci, si tratterà di buoni acquisti e non di fenomeni, ma in una serie A che ha perso il passo dei migliori campionati anche gente come Isla e Nainggolan può aiutare a fare la differenza. Se arrivano, potranno essere considerati ottimi acquisti per tornare protagonisti in campionato, che oggi è l’obiettivo principale delle nostre squadre, che in Champions non vanno più molto lontano.

Cosa cambierà in società con l’arrivo di Thohir? La dirigenza cambierà, come succede in qualsiasi società quando cambia il proprietario. Thohir avrà un programma e giustamente vorrà mettere nei ruoli-chiave persone di sua fiducia, anche perché i risultati dopo il 2010 non penso che gli faranno avere molta fiducia su chi c’è oggi. L’errore principale è stato non rifondare dopo il Triplete: le cessioni sono arrivate tutte con un anno di ritardo, da Maicon a Julio Cesar a Sneijder. Se fossero andati via un anno prima si sarebbe ricavato cinque volte di più…

Quali saranno le nuove prospettive nerazzurre, anche fuori dal campo? Certamente i nuovi proprietari delle squadre di calcio non sono mecenati. Anche i magnati russi o arabi vogliono rientrare dei loro investimenti, e per questo motivo sono importanti gli stadi. Non possono più essere “cattedrali” da usare solo per le partite, ma devono diventare luoghi di aggregazione per tutta la settimana e diventare fonti di reddito. In Italia la Juventus è avanti a tutti su questo. Poi c’è il merchandising, per il quale sarà importante contrastare il mercato nero, e anche in questo senso avere stadi nuovi con i negozi ufficiali è importante. Serve una gestione manageriale.

Quale sarà invece il nuovo ruolo di Moratti? Io credo che lui terrà una quota della società, e certamente avrà un ruolo di rappresentanza e le sue opinioni avranno importanza. Non so se resterà presidente, incarico che potrebbe assumere anche Zanetti, ma queste sono dinamiche che si chiariranno sul lungo periodo, in due o tre anni. (Mauro Mantegazza)