Chiusa una porta si apre un portone, tante volte lo abbiamo sentito dire, ma dalla porta che l’Inter chiuderà dopo la gara contro la Juventus sono passate gioie e dolori indimenticabili, non sarà facile lasciarsela alle spalle così facilmente. Sta per chiudersi l’era di Massimo Moratti, iniziata nell’ormai lontano e prosecuzione ideale di quel cammino percorso dal padre Angelo per ben 13 anni dal 1955 al 1968. Un cognome che rimarrà per sempre legato a quello della società, un marchio impresso sui più prestiosi trofei della storia nerazzurra. Siamo al capitolo conclusivo del passaggio alle mani di Erick Thohir del pacchetto di maggioranza, trattativa in fase finale, un accordo da 100 pagine che verrà ratificato dopo il derby d’Italia. Inizia una nuova era dunque, quella del magnate indonesiano; i tifosi sperano che oltre ai 300 milioni di euro spesi per acquisire il delle azioni ne vengano utilizzati altri per rinforzare la squadra. Prima di pensare al futuro però c’è ancora tempo per un pizzico di nostalgia: Massimo Moratti lascia la sua Inter e lo fa affrontando la Juventus, squadra che più di ogni altra è stata l’acerrima rivale durante la sua presidenza, in particolare negli anni seguenti a Calciopoli quando quello che è stato nominato il derby d’Italia è diventato qualcosa di più, una rivalsa per i bianconeri e un modo per affermare l’allora supremazia nerazzurra in Italia. Una vittoria alla terza giornata di campionato sarebbe il modo più bello per mettere la parola fine a questa storia. 



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