Domani sera in Champions League si gioca Galatasaray-Chelsea, andata degli ottavi che significa anche la sfida fra Roberto Mancini e José Mourinho, cioè i due allenatori che hanno portato tanti successi all’Inter nel recente passato. La sfida sarà a forti tinte nerazzurre, considerando pure che con Mancini in Turchia gioca Wesley Sneijder, mentre tra i Blues dello Special One spicca la presenza di Samuel Eto’o. Tuttavia, la sfida sarà soprattutto fra i due allenatori, e ad accenderla sono state le dichiarazioni del tecnico jesino relative proprio al comune passato interista. Mancini, nella classica conferenza stampa della vigilia, ha infatti dichiarato quanto segue: “Mourinho ha vinto la Champions League con l’Inter perché aveva ereditato una buona squadra. Una squadra che, come nel caso del Manchester City, ho costruito io. Una squadra che aveva una fortissima mentalità. Quando sono arrivato all’Inter, giocavano un pessimo calcio. Io l’ho cambiato”. Non un vero e proprio attacco, visto che è innegabile il contributo di Mancini alla nascita della Grande Inter di Massimo Moratti, degna erede di quella del padre Angelo, e considerando pure che in realtà Mancini non ha rivendicato meriti diretti sui successi del portoghese (come molti mass media hanno titolato in questi minuti), ma è chiaro che il tema è di quelli che infiammano appassionati e tifosi. A volere entrare nel merito della questione, potremmo dire che il primo scudetto di Mourinho (2008-2009) sia ancora pienamente merito dell’era Mancini, visto che la squadra era di fatto identica a quella delle stagioni appena precedenti e che i primi acquisti di Mou (su tutti Ricardo Quaresma) non hanno lasciato grandi tracce. Il discorso cambia se si passa a considerare l’anno del Triplete: nel 2009-2010 la squadra cambiò molto, con la cessione di Zlatan Ibrahimovic che spalancò le porte agli arrivi di Sneijder ed Eto’o (proprio loro) in una estate che vide arrivare anche Diego Milito, Thiago Motta e Lucio. Qui dunque i cambiamenti sono evidenti, e dunque la squadra del secondo anno di Mourinho era meno direttamente “figlia” di quella di Mancini, pur con tanti protagonisti di entrambe le epoche. Un dibattito che comunque susciterà di certo grande interesse, aspettando magari una eventuale replica del portoghese, e che infiammerà soprattutto i tifosi interisti, che penseranno volentieri a quegli anni, però anche con un pizzico di rimpianto per quello che era e che adesso non è più.



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