Il nostro consueto spazio dedicato all’analisi a freddo del match, nel caso della finalissima di Tim Cup Primavera vinta dall’Inter per 2-1 (dopo l’1-0 nerazzurro allo Stadium di settimana scorso) si trasforma in una serie di considerazioni sull’evidente differenza di stile tra la squadra di Grosso e quella di Vecchi, chiarissima anche a San Siro. Ha colpito un po’ tutti questa Juventus in stile-Barcellona, a livello di tiqui taqua: applausi ai giovani bianconeri per la capacità di gestire il gioco e provare sempre a proporre la propria trama offensiva, fatta di passaggi corti ed eseguiti ad alta frequenza, con precisione. Per questo motivo diventa decisivo il ruolo del centravanti, che deve essere abile a concretizzare una mole di gioco enorme: Favilli, protagonista di un’ottima stagione, non è riuscito stavolta a farsi trovare pronto e punire la difesa nerazzurra. Dall’altra parte, più o meno, siamo agli antipodi: squadra quadrata, quella di Vecchi, ma tutt’altro che trascendentale. Il “prestito” di Manaj dalla Prima Squadra, per questo, è risultato decisivo: suo il gol della svolta, da attaccante vero, da giocatore pronto per il professionismo. L’età è la stessa – ’97 contro ’97 – ma la differenza con il rivale juventino molto marcata. Infine una postilla: il gioco di Grosso ha necessità di un centrale come Romagna, capace di impostare e puntuale in entrambe le fasi; con lui la squadra suona una certa sinfonia, a tratti celestiale. Senza di lui, con il malcapitato Severin, è tutta un’altra musica…
Queste le principali dichiarazioni che arrivano dal campo di San Siro nel post partita. Mister Fabio Grosso ai microfoni di ‘Sportitalia’: “Non ho rimpianti dopo una doppia sfida di questa intensità se non quello legato al risultato. Meritavamo di vincere noi. Complimenti all’Inter ma resto convinto che siamo stati superiori a loro nel complesso. Il finale? Peccato per alcuni atteggiamenti (si riferisce a Vecchi, ndr) che non ci stanno, guardiamo avanti e teniamoci tutto il buono che abbiamo prodotto, come mentalità e gioco espresso“.
Stefano Vecchi invece spiega la sceneggiata successiva al 2-1: “Io ce l’avevo solo con il guardalinee, ha invertito una rimessa sul loro gol ed un calcio d’angolo nel recupero… Poi Grosso mi ha aggredito verbalmente, così come alcuni ragazzi bianconeri. Si vede che lo stile-Juve esiste solo quando vincono. Parlando di noi sono particolarmente contento per i miei, in tanti hanno detto che la squadra non era all’altezza di quella dello scorso anno e invece abbiamo dimostrato il valore caratteriale e la forza del gruppo. E’ vero, forse tecnicamente non siamo a quel livello ma questo trofeo è davvero un premio meritato per la nostra grinta“.