Fra i grandi rivali di Niki Lauda, morto quest’oggi all’età di 70 anni, vi è senza dubbio James Hunt. Il pilota di Formula 1 britannico diede vita ad un duello nel 1976 a dir poco memorabile, uno dei più spettacolari della storia di questo sport, che ispirò poi il film “Rush”, uscito nelle sale cinematografiche nel 2013. Hunt fu una figura molto controversa del circus, praticamente l’esatto opposto rispetto al pilota austriaco, matematico, preciso, calcolatore, ordinato e razionale. L’inglese, invece, era noto oltre che per la sua velocità e il suo enorme talento, per la vita sregolata fatta di donne, alcol e molti altri eccessi. La stagione in cui riuscì ad ottenere il titolo di campione del mondo di Formula 1 fu quella targata 1976 (in mezzo ai due titoli di Lauda su Ferrari, 1975 e 1977). Fu il campionato del famoso incidente al Nurburgring di Lauda in cui il viennese si rifiutò di disputare il Gp sul circuito di Fuji sotto una pioggia battente, rientrando ai box dopo due giri e consegnando di fatto la vittoria all’amico inglese.
JAMES HUNT, STORICO RIVALE DI NIKI LAUDA
La carriera di Hunt durò pochi anni, dal 1973 al 1979, con un titolo del mondo, 93 gran premi disputati, e 10 vittorie con 23 podi e 14 pole position. Si ritirò dopo essere passato dalla McLaren alla Wolf, con un contratto da ottocento milioni di lire, tantissimo all’epoca. La stagione 1979 fu decisamente negativa, complice una monoposto che non riuscì mai a competere seriamente per il titolo. Memorabile il suo addio al mondo delle corse: «Lascio ora e definitivamente perché, nel mondo della F1, l’uomo non conta più!». Il 15 giugno del 1993 venne trovato senza vita nella sua casa di Londra, a seguito di un arresto cardiaco, molto probabilmente per via della sua vita sregolata. «Quando seppi che era morto d’infarto a 45 anni, non ne fui sorpreso – la citazione di Lauda dal film Rush – mi fece solo tristezza. La gente ci ha sempre visti come due rivali, ma lui mi piaceva. Era una delle poche persone che apprezzavo, e una delle pochissime che rispettavo. E ancora oggi rimane l’unico che abbia mai invidiato».