Violazione dell’articolo 1 e dell’articolo 6. Lo stesso capo d’accusa che ha portato la Juventus in serie B è – secondo Palazzi (lo stesso del 2006) – imputabile anche all’Inter. Punto e a capo. La prescrizione non conta, perché l’etica non va in archivio. La tesi che il processo nell’estate 2006 fosse stato fatto in fretta e furia adesso trova molti estimatori, peccato che sia tardi. Anche alcuni giornali (determinanti nella prima parte dell’indagine) hanno cambiato improvvisamente linea. Sarà interessante, ora, vedere come si muove la Federazione con il Comitato dei saggi: Abete non vorrebbe revocare lo scudetto 2006, ma le pagine scritte da Palazzi non ammettono repliche. Il mondo del calcio è consapevole che una revoca dello scudetto vorrebbe dire innescare un fuoco incrociato di polemiche che non gioverebbe a un movimento in difficoltà. La soluzione migliore è quella di azzerare il processo e di far ripartire l’istruttoria, anche se tecnicamente significherebbe assistere a un’altra stagione di veleni. Nello stesso tempo non si possono zittire le legittime richieste della società Juventus, l’unica che ha pagato in maniera pesante un malcostume diffuso.



 

A un anno di distanza dall’esposto la Vecchia Signora incomincia ad avere le prime risposte, ma non ha intenzione di fermarsi qui: un anno di purgatorio e quattro di inferno richiedono un risarcimento cospicuo soprattutto per un club quotato in Borsa. Si riapre – per la giustizia sportiva – anche la posizione di Luciano Moggi: l’ex direttore generale ha sempre chiamato in causa – senza essere ascoltato – la banda degli onesti. La speranza è quella che l’esito di calciopoli possa essere almeno un precedente importante per il processo legato alle scommesse. Per non ripetere gli errori del passato caro Abete non occorre avere fretta di formulare i calendari. L’abbiamo già detto e lo ripeteremo.



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