Oggi alla Juventus è il giorno di Mirko Vucinic (e forse uno degli ultimi per Fabio Quagliarella) che ieri ha salutato a Trigoria i suoi ex compagni della Roma ed è giunto in serata a Torino. Breve colloquio con paratici e stamattina le visite mediche e la firma che lo legherà ai bianconeri per i prossimi quattro anni con un contratto da quasi 4 milioni netti a stagione. Una operazione lampo, almeno in apparenza, che ha sorpreso un po’ tutti gli operatori di calciomercato, e che è valsa i complimenti al duo Marotta-Paratici. Ma in realtà la Juventus ha fatto molto poco per “guadagnarsi” l’attaccante montenegrino, se non sganciare i soldi richiesti dalla Roma, 18 milioni, secondo le proprie modalità di pagamento. Ma l’affare Vucinic comincia da lontano, tra novembre e dicembre dello scorso anno. L’attaccante era in rotta con l’ambiente della Roma: era ormai diventato il bersaglio preferito della tifoseria che non gli risparmiava più nessun errore sotto porta, nessuna giocata sbagliata, ma soprattutto nessuna indolenza. Sì, perché come ha spiegato bene Walter Sabatini, ci sono giocatori alla Vucinic che con un atteggiamento svogliato, con le mani sui fianchi, in campo, durante la partita, possono irritare una tifoseria appassionata come quella della Roma che vorrebbe in campo sempre undici guerrieri con il coltello tra i denti. E allora l’attaccante, stanco delle critiche, fuori dall’undici titolare di Claudio Ranieri fece sapere all’allora presidente della Roma, Rosella Sensi, che voleva andarsene. E subito, durante la sessione di calciomercato invernale. Ma la Sensi, coadiuvata da Bruno Conti e da Daniele Pradè (l’ex diesse), convinse Vucinic a restare fino a giugno con la promessa che a campionato finito si sarebbe potuto sentire libero e avrebbe potuto guardarsi in giro per cercare un’altra sistemazione. Pensate con che stato d’animo ha giocato il ragazzo le ultime partite di campionato: controvoglia (perche sarebbe voluto andare via) e distratto-lusingato dalla corte di  altre squadre. Con questo non vogliamo dire che Vucinic abbia mancato volutamente di professionalità e di attaccamento alla maglia. E’ una evidenza che un giocatore in certe condizioni ambientali e contrattuali non riesca a rendere al meglio, e forse i dirigenti (vecchi) della Roma non sono stati all’altezza di certe situazioni come anche i casi Menez e Mexes. Ritornando a Vucinic, possiamo pensare che tra febbraio e marzo siano iniziate le telefonate di qualche dirigente interessato. Sicuramente il telefono è squillato dall’Inghilterra, sponda Tottenham, e dall’Italia. Due le società di serie A interessate: l’Inter e la Juventus. Entrambe consapevoli, al pari del Tottenham che il giocatore voleva “scappare” da Roma e che quindi il potere contrattuale della società giallorossa era limitatissimo e il prezzo a buon mercato. Nessuna squadra ha mai offerto più di 13-14 milioni fino a due settimane fa. Tutte le squadre hanno provato a inserire delle contropartite tecniche che il diesse Sabatini ha sempre rifiutato. Vucinic era un pallino di Sabatini stesso, ma soprattutto del presidente, Thomas Dibenedetto, che se ne innamorò nella sua prima all’Olimpico, durante Roma-Inter quando il numero 9 giallorosso siglò la rete della vittoria a due minuti dal termine. La Juventus si è mossa prima di tutte le altre, direttamente col giocatore, promettendogli un contratto da top player. Ma soprattutto a differenza dell’Inter, la Juventus ha garantito a Vucinic un ruolo da protagonista e un posto da titolare nel nuovo attacco di Antonio Conte. Ma allora perché l’affare si è sbloccato solo ora? Perché la Roma ha tentato fino all’ultimo di trattenere il giocatore, di convincerlo a sposare il progetto di Luis Enrique. Ma Vucinic aveva già sposato il progetto della Juventus, la stretta di mano tra il suo agente, Lucci, e Marotta valeva più di un contratto firmato. Ma il ritardo nella chiusura dell’affare è dipeso soprattutto dai dirigenti della Juventus. Marotta aveva una mission ben precisa: comprare solo top players, ma questi tipi di giocatori sono pochi e costano tanto, forse troppo per il budget reale della Juventus. Ed ecco allora i tentativi per Aguero e Giuseppe Rossi, falliti sul più bello, ovvero quando i bianconeri dovevano formalizzare la loro offerta: 45 milioni nel primo caso (i soldi spesi poi dal City per l’argentino) e 30 milioni per l’attaccante italiano. Viene il dubbio che queste trattative siano state imbastite giusto per dare nuova credibilità al calciomercato della Juventus dopo le ultime due annate disastrose. In realtà, i dirigenti bianconeri avevano in mano Vucinic a un prezzo consono al loro budget, 20 milioni circa. Questo atteggiamento però non è passato inosservato a Vucinic e al suo entourage che sono rimasti molto infastiditi da questa “melina” e per un momento hanno creduto che l’affare potesse saltare. E’ da collocarsi in questa chiave di lettura il viaggio di Lucci a Manchester: nei fatti non più che una visita di cortesia a Ferguson, che è servita però a stanare la Juventus che “in 3 minuti” (per citare Sabatini) ha chiuso un accordo che era già stato fatto. Da molto tempo. Ora l’arrivo di Vucinic cambia le strategie di mercato per l’attacco della Juventus.



Il reparto avanzato registra problemi gravi di sovrabbondanza. Da mesi Iaquinta e Amauri sono sul mercato, ma la Juventus non riesce a piazzarli alle sue condizioni e più passa il tempo più il prezzo scende. E allora l’ultima idea buona che sembra prendere quota è quella di una cessione di Fabio Quagliarella alla Fiorentina in cambio di Manuel Vargas, che sarebbe la pedina perfetta per la fascia sinistra dell’attacco. I due club si stanno parlando ma stavolta a decidere sarà la volontà dell’attaccante napoletano. E non è detto che voglia lasciare una Juventus vincente come quella che gli uomini mercato di Andrea Agnelli stanno costruendo.

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