Una cosa è sicura, anzi stra-sicura. Dopo due settimi posti consecutivi, la Juventus non potrà più sbagliare. La pazienza dei tifosi è esaurita, e la voglia e la necessità di tornare grandi sono impellenti. La società ha scelto Antonio Conte come deus ex machina del nuovo progetto, una scelta dettata dal suo prestigioso passato di bandiera juventina, ma non solo, come avverte il collega Antonio Barillà, apprezzato giornalista del Corriere dello Sport, intervenuto ai microfoni di IlSussidiario.net. “Va chiarito un aspetto, a mio avviso: che Conte non arriva alla guida della Juve per grazia ricevuta. Ci arriva perché, seppure nelle serie minori, ha dimostrato di essere un allenatore molto capace, che cura ogni dettaglio del mestiere, preparazione atletica inclusa”.



Insomma, questo progetto Conte la convince?

Direi proprio di sì. Conte ha vinto due campionati di serie B non a caso ed ha già dimostrato di avere delle qualità molto importanti.

E questo 4-2-4? In un campionato tattico e molto attento alla fase difensiva come il nostro, non rischia di essere un modulo troppo audace?



Il 4-2-4 nasce all’epoca della sua esperienza di Arezzo. E’ lì che si è reso conto che è un modulo che diverte i calciatori ma che porta anche risultati. E i fatti, anche per quanto visto finora nel precampionato Juve, mi pare che gli stiano dando ragione. Poi può darsi che farà qualche aggiustamento in corso d’opera, ma non perchè il 4-2-4 sia troppo azzardato, ma perché in fondo parliamo di un allenatore duttile, che si adatta anche in base all’avversario.

Da più parti, però, hanno fatto notare che con questo schema si rischia di snaturare giocatori come Vidal o Marchisio.

Il rischio di snaturamento c’è, ma credo si tratti di situazioni temporanee. Per me Marchisio e Vidal sono due centrali ma in qualche partita possono anche essere utilizzati altrove. Lo stesso Vucinic, che è stato acquistato come attaccante puro, mi pare che abbia già giocato largo a sinistra; sarà quindi un jolly in più.



Anche quest’anno, comunque, la Juve ha cambiato tantissimo, forse troppo. Sembra un tourbillon senza fine.

E’ stata compiuta l’ennesima rivoluzione, è vero, ma si tratta di una rivoluzione incentrata sulla qualità. Ci vorrà pazienza prima che si trovi la giusta amalgama però io credo che, vista la qualità dei nuovi arrivi, i tempi per raggiungere la necessaria coesione saranno ridotti. Sicuramente arrivare da due settimi posti non aiuta a fare le cose con calma ma confido nel fatto che i tifosi e l’ambiente sapranno aspettare. Vedo la consapevolezza che è stato messo in piedi qualcosa di importante e questo farà ‘sopportare’ meglio ogni difficoltà.

Tra gli acquisti effettuati finora, chi le piace di più?

Due nomi su tutti, Pirlo e Vidal. Forse nel 4-2-4 potevano servire di più due mediani, ma ritengo che l’ex-milanista possa diventare il faro della squadra. E’ un tipo di giocatore che mancava da anni a Torino e può essere un leader aggiunto, al pari di Buffon e Del Piero. E poi mi piace molto il cileno. Credo che sia un ottimo colpo nel rapporto qualità-prezzo. L’importante, però, è che si decida con chiarezza in che ruolo utilizzarlo. Per il resto mi incuriosisce molto Giaccherini, Vucinic mi dà piene garanzie e Pazienza l’ho sempre apprezzato, è uno di sostanza.

Che regali devono attendersi i tifosi da questi ultimi giorni di mercato?

Sono convinto che la società farà di tutto per prendere le ultime due pedine che mancano, vale a dire il difensore centrale e l’ala sinistra titolare. Ci sono buone chances per Elia; l’allenatore dell’Amburgo ha confermato il pressing della Juve. In difesa, invece, arrivi a parte, auspico la conferma di Bonucci. Penso che meriti un’altra chance.

Visto il parziale ridimensionamento dell’Inter, la Juventus può candidarsi al ruolo di anti-Milan?

Sì, può esserlo, però non vedo un’Inter ridimensionata. Credo che farà un paio di colpi importanti entro la fine del mercato. Sicuramente, comunque, la Juve sarà protagonista, e occhio pure a Napoli e Lazio. Il Milan, invece, com’è giusto che sia, partirà davanti a tutte.

 

(Alessandro Basile)