Calciopoli, la storia infinita. Luciano Moggi annuncia una svolta che potrebbe cambiare la storia del procedimento in corso a Napoli: “Questa notte è stata trovata un’intercettazione che sconvolge il processo”. Moggi ha annunciato che il 27 settembre andrà a deporre, e lo farà con notevole ottimismo. La telefonata incriminata, appena scoperta, potrebbe sparigliare definitivamente le carte in tavola. Ne è convintissimo Lucianone, che ha ribadito la sua nota tesi secondo cui sarebbe stato fatto un processo ad hoc “per togliere la Juve di mezzo e mettere al centro altri”, come ha spiegato oggi ai microfoni di Radio Manà Manà Sport. Moggi si sente assolutamente pulito. Lui dice di non aver mai fatto le cose che gli vengono imputate. Quelle cose, quelle ‘cosacce’, sarebbero cose fatte da altri. Il calcio visto dal suo punto di vista è un ambiente tutto particolare e pieno di ambiguità. Lui stesso sente di non conoscerlo ancora a fondo. Tante cose sarebbero praticamente invisibili. Il processo su Calciopoli, secondo Moggi, era nato già come “un processo sconvolto”. Adesso, alla luce delle ultime rivelazioni, attese da tutti con particolare curiosità, “è un processo chiaro”. Le finalità, a suo dire, sarebbero state anti-juventine e basta. Un chiaro messaggio rivolto all’Inter, al presidente Moratti e chissà a chi altri. Ma non ci sono solo i nerazzurri nel mirino moggiano. I suoi avvocati, Maurilio Prioreschi e Flavia Tortorella (quest’ultima assiste anche l’altro radiato di Calciopoli, Innocenzo Mazzini), vogliono vederci chiaro sulla storia della radiazione di Enrico Preziosi, presidente del Genoa. Anzi, della mancata radiazione. La spiegazione fornita loro dal presidente federale Abete, infatti, non avrebbe chiarito molto, in merito all’intricata vicenda. E oggettivamente, non priva di risvolti ancora tutti da decifrare. In particolare, Prioreschi ha presentato una serie di istanze alla Figc per avere delle risposte chiare sul caso Preziosi. A quanto pare, non esisterebbe alcun atto ufficiale che dimostri la rinuncia federale ad esercitare il potere di radiare. E dunque, perché non si è proceduto con fermezza? Questo è il busillis, questo è il grande interrogativo posto dai legali di Luciano Moggi. La preclusione di Preziosi? “L’abbiamo sistemata in qualche modo…”, avrebbe detto di recente Abete, con malcelato imbarazzo, come riferito polemicamente da Prioreschi.

E tutto questo perché la conciliazione del ‘Prez’ nel gennaio 2006 prevedeva che il patron avrebbe accettato la sentenza di 5 anni, rinunciando nel contempo a ricorrere al Tar. Dunque, sottolinea Prioreschi, l’oggetto di tale procedura non era esattamente la preclusione, che era divenuta irrevocabile, stando ai verbali. Conclusione dei fatti: con Preziosi si è stati troppo, troppo morbidi, mentre con Moggi, in una situazione pressoché identica, si è scelta la mano pesante. Secondo l’avvocato di Moggi, la proposta di preclusione per il presidente rossoblù sarebbe quindi caduta nel dimenticatoio. Dulcis in fundo, il Prez non avrebbe mai “scontato neppure un giorno della sanzione di 5 anni per illecito amministrativo”. Due pesi e due misure, insomma. E i legali di Moggi non ci stanno. La fase 2 della guerra è appena all’inizio.