Gigi Buffon superstar. Il portierone nonchè capitano della Juventus è intervenuto oggi in videochat per rispondere alle domande di tutti i tifosi iscritti al progetto ‘Juventus Membership’. Tante le curiosità dei sostenitori bianconeri, a cui il portiere bianconero e della Nazionale ha risposto alla sua maniera, schietta e banale, senza nascondersi dietro frasi di circostanza. La ‘lingua lunga’ di Buffon ha colpito soprattutto sul tema Champions League, un nervo scoperto in casa Juventus dopo il terzo pareggio in tre uscite nella fase a gironi. “L’ho detto ai miei compagni: quello che facciamo in Italia, in Europa non basta”, ha sottolineato Buffon, che evidentemente non è contento di quanto prodotto finora dalla squadra in campo europeo. E a chi giudica una rivelazione lo Shakhtar Donetsk di Lucescu, il portiere risponde così: “Avevo detto che erano loro i più forti, adesso ci giocheremo la qualificazione con il Chelsea. In chiave qualificazione, diventa dunque decisivo il prossimo appuntamento con i ‘Blues’, previsto per il 20 novembre allo Juventus Stadium. Un match delicatissimo, in cui non si potranno commettere passi falsi, e questo varrà per entrambe le squadre. Il capitano Buffon ha parlato inoltre della responsabilità che comporta l’avere la fascia sul proprio braccio: “Non devi essere mai attaccabile, cercando di rimanere sempre dalla parte del giusto e di risultare credibile”. Passano poi in rassegna i suoi ricordi più belli, tra cui la Supercoppa conquistata a Pechino: “Il ringraziamento più grande che porto nel cuore è verso i miei compagni, ed è per questo che quando ho alzato la coppa l’ho consegnata subito a loro”. Cuore di capitano, insomma, di un Buffon che sa riconoscere il merito altrui e farsi da parte, quando serve, con molta umiltà. Lo scudetto dell’anno scorso, ricorda il numero 1 bianconero, è stata una gioia intensa, bellissima, ma il bello, a suo avviso, deve ancora venire. Perchè dopo il tricolore Buffon sogna “qualcosina di più importante”: in altre parole, la Champions League, che sarebbe il modo migliore “per chiudere questo mio ciclo con la Juventus”. Il portierone che voleva essere come Thomas N’Kono, suo vecchio idolo giovanile, è arrivato a collezionare dodici anni in bianconero, ma non intende fermarsi, con l’obiettivo di “arrivare almeno a quindici”.



Rimanere in B, ha spiegato, è stato un modo per ripagare l’affetto dei tifosi, ma gli anni più difficili “sono stati quelli del ritorno in serie A”. E’ lì che Buffon diventò vulnerabile, rendendosi vittima di una sorta di “depressione sportiva, tanto che mi chiesi se ne era valsa la pena. Alla fine, però, siamo tornati”. E il futuro, come sarà? Magari dietro una bella scrivania da dirigente? “Non so, so solo che ho bisogno di sfide sempre nuove, anche quando smetterò di giocare”. E’ già una bella risposta, in attesa di una decisione.

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